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    Condannati in appello 3 cc che avevano denunciato uomo a Rose

     

     

    Condannati in appello 3 cc che avevano denunciato uomo a Rose

    10 ott 14 E’ stata confermata anche in appello la condanna ai tre carabinieri che avevano indotto, dietro minacce, un uomo ad acquistare una dose di droga, e lo avevano successivamente denunciato per detenzione di sostanza stupefacente. Due marescialli e un appuntato, al tempo dei fatti in servizio alla caserma di Rose (Cosenza) erano stati così condannati in primo grado per violenza privata e abuso d’ufficio, oltre che per detenzione di sostanza stupefacente per uso non personale, a seguito della denuncia della vittima. I fatti risalgono al luglio 2009 quando A. G., pregiudicato di Rose, era stato avvicinato dai rappresentanti dell’Arma che, dietro il ricatto di sequestrargli l’automobile, priva di assicurazione, lo avevano costretto all’acquisto di cocaina con lo scopo di stanare un pusher e sgominare, così, una banda di spacciatori. L’uomo, all’epoca dei fatti sorvegliato di P.S., intimorito dalle minacce, si era così prestato a collaborare come richiesto. Solo successivamente aveva scoperto però che i tre, redigendo dei falsi verbali in cui attestavano di averlo fermato e perquisito, lo avevano a sua volta segnalato per possesso di stupefacenti, provocandogli serie conseguenze giudiziarie. Aveva così deciso di denunciare i tre Carabinieri, raccontando come si erano svolti nella realtà i fatti. Erano così state avviate le indagini della Procura di Cosenza, cui era seguita, per i militari, la richiesta di rinvio a giudizio. Al processo, che gli imputati avevo chiesto di celebrare con il rito abbreviato, l’uomo si era poi anche costituito parte civile per il tramite del suo difensore, l’avvocato Anita Frugiuele, chiedendo la condanna dei tre sottoufficiali anche al risarcimento dei danni subìti. I carabinieri, difesi dall’avvocato Vittoria Bossio e Antonio Ingrosso, erano stati quindi riconosciuti colpevoli dal Gup Salvatore Carpino che aveva condannato, con la riduzione per la scelta del rito, i due marescialli a un anno e sei mesi ciascuno di reclusione e l’appuntato a dieci mesi di reclusione, pena sospesa. Per tutti e tre era stata pronunciata anche la condanna al risarcimento dei danni nei confronti dell’uomo, come richiesto dall’avvocato Frugiuele, oltre al pagamento delle spese processuali. La Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta da Maria Vittoria Marchianò, giudici a latere Giancarlo Bianchi e Anna Maria Saullo, ha confermato quasi in toto la sentenza di primo grado, escludendo solo il capo relativo alla detenzione di sostanza stupefacente, che i carabinieri si erano fatti consegnare dopo l’acquisto, e una circostanza aggravante, e riducendo così di due mesi la pena della reclusione per i soli due marescialli, lasciando impregiudicato il resto delle disposizioni del giudice di prime cure. I tre appellanti sono stati condannati anche alla rifusione delle ulteriori spese processuali sostenute dalla parte civile. I difensori degli imputati avevano invece richiesto l’annullamento della sentenza di primo grado e il proscioglimento dei loro assistiti. Per conoscere le argomentazioni con cui i giudici di secondo grado hanno deciso la conferma della condanna, si attende il deposito della motivazione, che avverrà entro novanta giorni.

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