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    Rapporto Cnr su regioni: Al sud pressione fiscale in aumento

     

     

    Rapporto Cnr su regioni: Al sud pressione fiscale in aumento, meno garantito diritto salute

    27 mag 14 Sono le regioni del sud a risentire maggiormente dell'aumento della pressione fiscale: se, infatti, nella provincia autonoma di Bolzano e in Valle d'Aosta è inferiore al 2,5%, va oltre il 4% in Campania e si assesta sul 4,7% nel Lazio. E' quanto emerge da "Il rapporto sulle regioni in Italia 2013" dell'istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie, "Massimo Severo Giannini", del Consiglio Nazionale delle Ricerche che sarà presentato oggi a Roma nell'ambito del convegno, "Dove va lo Stato generale?", al quale, tra gli altri, parteciperà il ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta. "Dal punto di vista delle regioni - afferma il direttore dell'Issirfa-Cnr, Stelio Mangiameli - potremmo definire il 2012 un'annata contraddittoria, in cui ai tagli non è corrisposto un effettivo miglioramento della situazione economico-finanziaria. Lo spaccato - precisa Mangiameli - mostra le regioni del nord agganciate agli standard europei e quelle del sud scivolare verso livelli di inefficienza insostenibili". Un cittadino con redditi inferiori a 15 mila euro, se a Bolzano è esentato dall'addizionale Irpef, in Basilicata versa un'aliquota dell'1,25%, oltre il 2% in Calabria, Molise e Campania. Le aliquote dell'Irap vanno dal 3% di Bolzano, al 3,45% di Trento, a quasi il 5% di Calabria, Molise e Campania.

    Meno garantito diritto salute. "Nel 2012 le politiche sanitarie sono state mirate al contenimento della spesa e tra tagli lineari, innovazioni procedurali, responsabilizzazione finanziaria e miglioramento dell'efficienza, in alcune regioni, l'erogazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute, sono meno garantiti". Lo afferma il direttore il Issirfa-Cnr, Stelio Mangiameli, che commenta il rapporto che sarà presentato nel pomeriggio a Roma sullo stato delle regioni in Italia. Dal rapporto è emerso che la spesa sanitaria corrente si è mediamente ridotta ed è rimasta stabile in rapporto al Pil (7%); è però aumentata tra 1% e il 2% il Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sardegna, Trento e Bolzano, mentre è calata in Liguria (3,2%), Basilicata, Piemonte, Toscana, Marche, Molise, Campania, Puglia. Il disavanzo è sceso di oltre 500 milioni (-20%) passando, in rapporto al finanziamento effettivo, dal 6,5% del 2006 al 2% nel 2012, ma questa riduzione - è scritto nel rapporto - è pesata per più di tre quarti sulle regioni con piano di rientro (Piemonte, Veneto e Lazio), mentre si è verificato un aumento in quelle a statuto speciale e nelle province autonome. La spesa farmaceutica convenzionata è diminuita di quasi del 9%, quella per il personale dell'1,4%.

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