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    Procuratore Cafiero De Raho "Agenzia beni confiscati è solo sulla carta"

     

     

    Procuratore Cafiero De Raho "Agenzia beni confiscati è solo sulla carta"

    25 lug 14 ''L'inefficiente gestione dei beni confiscati dipende purtroppo dalla debolezza dell'Agenzia che esiste solo sulla carta ma in effetti funziona poco''. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho parlando a Castel Volturno all'interno di un bene confiscato alla camorra divenuto sede dell'Associazione Antiracket e intitolato a Domenico Noviello, l'imprenditore ucciso proprio dal gruppo di fuoco di Setola il 16 maggio 2008 perché aveva fatto condannare anni prima alcuni estorsori del clan davanti a numerosi ragazzi impegnati nei campi organizzati dalla cooperative sociali del Casertano sui beni sottratti ai clan. ''L'Agenzia - prosegue De Raho - va rafforzata in termini di uomini e mezzi; i funzionari sono pochi e spesso poco competenti ed ancora oggi è difficile sapere esattamente quanti sono i beni confiscati. Lo Stato deve necessariamente e senza perder tempo rendere l'Agenzia un ente davvero efficace''. Cafiero ha parlato anche del territorio casertano: ''Oggi è lontanissimo da quello che era fino a poco tempo fa, quando si aveva paura di pronunciare persino il termine 'Casalesi'". "Lo Stato - ha proseguito De Raho - dopo i sei mesi di terrore scatenati da Setola, ha reagito arrestando tutti i responsabili di quegli omicidi e condannandoli con pene alte. Ma non si può ancora affermare con certezza che il clan è sconfitto". Dal capo della procura reggina anche un richiamo alla politica: 'La classe politica - ha detto - deve essere in grado di selezionarsi e allontanare coloro che ancora fanno affari con la camorra. Di certo negli anni scorsi questo non è avvenuto anche perché il clan era molto forte''. ''Credo però - ha proseguito l'ex procuratore aggiunto di Napoli - che la battaglia contro il clan, che ha portato a centinaia di arresti e condanne e al pentimento di boss di grosso calibro, abbia aperto una breccia che potrebbe spingere gli stessi sindaci e politici ad evitare collusioni. Credo che il deterrente più importante sia proprio la certezza della pena; condannare quei politici che sbagliano spingerà gli altri ad adeguarsi e a non ricorrere più a scorciatoie rivolgendosi al clan per essere votati. Ciò vale anche per gli imprenditori; in molti hanno capito con il tempo che aggirare le regole della concorrenza facendosi sostenere dai clan non paga''.

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