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    Le mani della ndrangheta sulle discariche, 24 arresti

     

    Le mani della ndrangheta sulle discariche, 24 arresti. Boss Alampi preso in Costa azzurra, anche 2 legali

    22 lug 14 I Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo in Calabria, Veneto e Francia, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale reggino su richiesta della Dda, nei confronti di 24 persone accusate di associazione mafiosa, turbata liberta' degli incanti, intestazione fittizia di beni e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l'aggravante delle finalità mafiose. Al centro dell'operazione gli interessi della 'ndrangheta nella gestione di alcune discariche in Calabria. Le indagini del Ros hanno consentito di fare luce sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel settore degli appalti ecologici, nel cui ambito, riferiscono i Carabinieri, sono stati accertati gli accordi tra le cosche reggine per la spartizione degli enormi profitti derivanti dalla gestione fraudolenta delle discariche regionali. È stato documentato anche il controllo da parte degli indagati di imprese gia' sequestrate alla cosca, mediante la complicita' di un amministratore giudiziario, anch'egli destinatario di un provvedimento restrittivo.

    Tra arrestati imprenditore ed ex sindaco. Un noto imprenditore veneto del settore dei rifiuti, Sandro Rossato, di 63 anni, l'ex sindaco di Calanna Luigi Catalano (47), un funzionario dello stesso Comune, Salvatore Laboccetta (63) e l'amministratore giudiziario Rosario Giovanni Spinella (55) figurano tra le persone arrestate nell'operazione "Rifiuti spa 2" condotta contro la cosca Alampi. L'indagine rappresenta la continuazione dell'inchiesta che nel 2006 aveva accertato l'esistenza di un accordo trasversale tra le cosche Libri e Condello finalizzato alla ripartizione dei vantaggi economici ricavabili dalla gestione fraudolenta delle discariche calabresi. In tale contesto, l'imprenditore Matteo Alampi, ritenuto un elemento di spicco dell'omonima cosca e titolare della società Edilprimavera, era riuscito ad avviare diversi impianti per lo smaltimento dei rifiuti grazie all'unione societaria con Sandro Rossato, costituendo numerose società tra le quali la Rossato Sud. L'imprenditore era stato poi assolto, mentre Alampi era stato condannato a 10 anni di reclusione. Dopo l'assoluzione e il dissequestro della società, Rossato, secondo l'accusa, avrebbe ripreso gli affari con Alampi. La nuova indagine, tra l'altro, a conferma degli stretti legami tra Alampi e le cosche Condello e Libri, ha documentato le assunzioni fittizie alla Rossato Sud, di Francesco Domenico Condello, figlio di Pasquale Condello, detto "Il supremo", e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio (61). L'inchiesta Rifiuti Spa 2 ha anche portato alla luce gli interventi illeciti per l'aggiudicazione dei lavori per la bonifica e la successiva riapertura della discarica di Calanna, ottenute, secondo l'accusa, grazie alla compiacenza dell'ex sindaco Catalano e di Laboccetta che avrebbero fatto redigere un bando di gara con parametri concordati con i vertici dell'impresa mafiosa. Spinella, infine, avrebbe consentito il progressivo svuotamento di beni della società Edilprimavera a vantaggio della Rossato Sud.

    Sequestrati beni per 18 mln. E' la cosca Alampi di Reggio Calabria il gruppo criminale al centro dell'operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale reggino che ha portato all'esecuzione di 24 ordinanze di custodia cautelare. Gli Alampi, federati con il gruppo dei Libri, rappresentano da sempre una cosca "imprenditrice", con forti interessi economici in tutta Italia e all'estero, soprattutto nel settore dei rifiuti, ma anche in altri contesti. Nell'ambito della stessa operazione, i carabinieri hanno sequestrato beni aziendali e quote societarie per un valore complessivo di 18 milioni di euro.

    Verifica beni confiscati. "L'operazione odierna ripropone urgentemente le modalità di gestione e di affidamento dei beni sequestrati o confiscati alla 'ndrangheta e che il nuovo modello di gestione informatico messo a punto dall'Agenzia nazionale dei beni confiscati contenga anche l'elenco dei custodi giudiziari, il numero degli incarichi ricevuti, molto spesso 'intuitu personae', e non a seguito di un'analisi delle specializzazioni e dell'efficienza dei curatori medesimi". A dirlo è stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho commentando l'operazione che stamani ha portato all'arresto di 24 persone nell'ambito di un'inchiesta sulle infiltrazioni delle cosche nel settore della gestione delle discariche. "La ndrangheta - ha aggiunto - dimostra la facilità di infiltrazione anche in imprese sane, come nel caso della 'Rossato Sud', condizionandone la guida mettendovi a capo persone di propria fiducia. In questo caso, abbiamo assistito a un travaso di beni materiali e immateriali nella parte sana della Rossato da parte del gruppo Alampi, fino a condizionarne le energie. Tutto ciò, con operazioni di sovrafatturazione per creare capitali in 'nero' e soddisfare così anche le esigenze di cosche della 'ndrangheta come gli Alvaro, i Gallico, i Libri, i Condello, intimidendo e blandendo, a seconda i casi". "Altro elemento grave emerso dal lavoro investigativo dei carabinieri del Ros - ha proseguito De Raho - è il ruolo assunto dai due penalisti, gli avvocati Putortì e Dieni, che si erano assunti l'onere di trasferire all'esterno del circuito carcerario i programmi e i desiderata del loro assistito, Matteo Alampi, che anche dal carcere continuava a governare il suo gruppo impartendo ordini e direttive ai famigliari". Il comandante del Ros, generale Mario Parente, nel suo intervento, ha sottolineato "l'atteggiamento di basso profilo rispetto al complesso delle dinamiche criminali a Reggio Calabria, assunto da Matteo Alampi, che è riuscito a coinvolgere nelle sue strategie criminali professionisti apparentemente estranei a logiche criminali".

    Boss Alampi preso in Costa Azzurra. Matteo Alampi, definito dagli investigatori "imprenditore 'ndranghetista" è stato arrestato, insieme alla moglie, mentre si trovava in Francia, in Costa Azzurra, dal servizio regionale della polizia giudiziaria di Nizza e dal Ros dei carabinieri, grazie al servizio di cooperazione interpol. Alampi, dopo la scarcerazione, avvenuta nel marzo scorso, al termine di un periodo di detenzione per associazione mafiosa, si era trasferito a Villefranche Sur Mer, per sottrarsi alla notifica della sorveglianza speciale. La polizia giudiziaria di Nizza e il Ros hanno rintracciato Matteo Alampi, notificandogli il mandato di arresto europeo emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Alampi e' ritenuto la mente imprenditoriale dell'organizzazione criminale, già capeggiata dal padre Giovanni Alampi, quest'ultimo arrestato nel 2010 nel corso dell'operazione "Il Crimine", che ne aveva delineato il ruolo di capo del "locale" di Trunca, attivo nell'omonima frazione del capoluogo reggino.

    Anche 2 legali. Ci sono anche due noti avvocati penalisti reggini, Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, tra le persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria per le infiltrazioni della cosca Alampi nel settore della gestione delle discariche. I due legali sono accusati di associazione mafiosa. Secondo l'accusa, avrebbero portato all'esterno del carcere gli ordini dei boss ai propri affiliati.

    Legambiente: avevamo ragione. "Le nostre denunce puntuali fatte negli anni con i nostri rapporti ecomafia trovano ulteriore conferma nella notizia che 'ndranghetisti continuavano a gestire in maniera diretta le aziende che erano state sequestrate". E' quanto si afferma in una nota di Legambiente Calabria in merito all'operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale reggino che ha portato all'esecuzione di 24 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di appartenenti alla cosca Alampi. "Secondo l'inchiesta che porta la firma del Procuratore Federico Cafiero de Raho e dei pm Giuseppe Lombardo e Sara Ombra, a cui va il nostro plauso ed il nostro sostegno civile - prosegue la nota - gli Alampi di fatto gestivano le aziende che gli erano state sottratte dallo Stato e a far soldi grazie alla complicità dell'amministratore giudiziario scelto dal Tribunale per guidare le imprese del settore dei rifiuti 'Edil Primavera' e 'Rosato Sud' in seguito all'operazione 'Rifiuti spa' del 2007. Aziende controllate dallo Stato che gravemente, per le ipotizzate complicità, hanno permesso di continuare a far prosperare la 'ndrangheta in un settore delicato come quello della gestione delle discariche e del sistema dei rifiuti". "L'ecomafia è sempre lo stesso mostro - afferma ancora Legambiente - che continua a mordere il Paese e a ucciderne la bellezza. Troppo pericolosamente, come raccontiamo da più di 20 anni. E mentre comincia a mostrare qualche segno di cedimento, per merito di un'attività repressiva costante, nonostante i limiti di personale e risorse, e un'opinione pubblica oggi più attenta e consapevole dei rischi, la classe politica di casa nostra rimane pericolosamente immobile. Lasciando il nostro paese con una legislazione penale a tutela dell'ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale, basata sulla vecchia impostazione che ha sempre riconosciuto le ragioni dell'economia tralasciando completamente i costi ambientali, sociali e sanitari. Dando indirettamente appoggio alle aziende più spregiudicate, se non quando criminali. Un'Italia orfana di buone leggi penali ambientali, che finisce per lasciare campo aperto agli ecocriminali".

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