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    La cosca Tripodi come una vera e propria holding

     

    Operazione CC e Gdf a Vibo, la cosca Tripodi come una vera e propria holding

    01 lug 14 Era una vera e propria holding la cosca Tripodi di Portosalvo di Vibo Valentia alla quale, stamani, finanzieri e carabinieri dei Comandi provinciali di Vibo hanno sequestrato beni per 45 milioni di euro. Tra questi anche i bar "La dolce vita" e "Sweet and food", situati entrambi a Roma, in via Giulio Cesare, nella zona del Vaticano, oltre ad un altro locale della Dolce vita in piazza Risorgimento. La cosca, colpita lo scorso anno da un'operazione, denominata "Libra", che portò all'arresto di 20 tra presunti capi ed affiliati, secondo le indagini di finanzieri e carabinieri avrebbe esercitato le proprie attività illecite con l'infiltrazione, attraverso società operanti perlopiù nel settore edile direttamente riconducibili ad esponenti della cosca od intestate a prestanome, nei lavori pubblici lungo la costa vibonese e in opere pubbliche realizzate anche in altre zone d'Italia. Inoltre le attività illecite portate avanti riguardano l'usura e le estorsioni ai danni di altri operatori economici attuate anche attraverso l'imposizione del pagamento di fatture per prestazioni in realtà mai eseguite e l'acquisto di beni e prestazioni d'opera dalle ditte riconducibili al sodalizio. La cosca Tripodi, secondo l'accusa, avrebbe pure tentato di acquisire appalti pubblici nel Lazio anche attraverso il promesso sostegno elettorale ad un candidato, poi eletto e non indagato, alle elezioni del Consiglio regionale del 2010. Oltre al sequestro dei beni, per dieci persone è stata chiesta l'applicazione di misure di prevenzione personali. Dagli accertamenti economici-patrimoniali-finanziari, eseguiti congiuntamente dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e del Reparto operativo - Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo Valentia, è emersa la riconducibilità alla cosca di 25 aziende, 42 tra terreni e fabbricati e 16 autoveicoli, tutti sequestrati.

    I provvedimenti. Contestualmente al sequestro di beni per un valore di 45 milioni di euro, il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo ed i pm della Dda Pierpaolo Bruni e Simona Rossi hanno avanzato al Tribunale di Vibo Valentia richieste di misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti di dieci persone. Il provvedimento interessa il presunto boss dell'omonimo clan Nicola Tripodi, 66 anni; Sante Tripodi (41), e Antonio Tripodi (50), fratelli del primo; Salvatore Vita (39), di Vibo Marina; Francesco Comerci (39), di Nicotera, residente a Roma; Massimo Murano (41), di Busto Arsizio (Varese); Orlando Tripodi (28) e Marika Tripodi (29), figli di Nicola Tripodi; Simon Schito (32), di Milano; Francesco La Tesse (29), di Vibo Marina. Tra i beni riconducibili al clan Tripodi e sottoposti a sequestro figurano i bar "Ritrovo La Dolce Vita" e "Effeci Global Services Group srl" a Roma. Sequestrate anche le quote societarie della società "Edil Sud Costruzioni srl" con sede a Roma (attualmente in fallimento) intestate a Francesco Comerci e Filippina Purita; l'intero compendio aziendale della "Edil Sud Costruzioni srl" composto da 2 fabbricati nel Comune di Manziana (Rm) ed uno a Magnago (Mi), un fabbricato a Roma, 4 autovetture Fiat, un autocarro Iveco ed una Chevrolet Captiva. Sequestrate poi le quote societarie e il compendio aziendale (2 immobili a Buscate, nel Milanese, ed uno a Milano) della società "O&S. Costruzioni" con sede a Milano di proprietà del vibonese Francesco La Tesse. Sequestrate anche quote societarie e compendio aziendale della "Cavour 29 di Morello Maria Teresa e Tripodi Orlando" con sede a Cornaredo (Mi); "Atam sas di Iania Alfredo&C"; "Napoleone Costruzioni srl" attiva nel Milanese; "T5 Costruzioni srl"di Sante Tripodi e Teresa Lo Bianco con sede a Porto Salvo (Vv); "Lgr Costruzioni di La Gamba Roberto" con sede a Vibo Marina, la "S.C. Costruzioni di Sicari Cristian" con sede a Limena (Padova).

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