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    Truffa falsi braccianti a Catanzaro: 2 arresti, 460 denunce

     

     

    Truffa falsi braccianti scoperta dalla Gdf a Catanzaro: 2 arresti, 460 denunce

    30 gen 14 Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dalla Guardia di finanza di Catanzaro per una truffa ai danni dell'Inps. I finanzieri hanno anche denunciato 460 falsi braccianti che percepivano illegalmente le indennità di disoccupazione, malattia e maternità. Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Carlo Villani, hanno portato a scoprire una vera e propria organizzazione che gestiva l'attività illecita. La truffa ammonterebbe ad oltre 3 milioni di euro.

    In manette imprenditore e commercialista. Le due persone arrestate e poste ai domiciliari dalla Guardia di finanza di Catanzaro per la truffa dei falsi braccianti sono l'imprenditore Annibale Notaris, di 50 anni, ed il commercialista Antonino Porcaro, di 45 anni. Ai due è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Carlo Villani. Annibale Notaris era stato già coinvolti negli anni scorsi in una truffa ai danni dell'Inps e dell'Inail relativa sempre a falsi braccianti agricoli.

    Tra i beni una Porsche intestata ad un bimbo. Beni per tre milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza nell'inchiesta sui falsi braccianti che ha portato all'arresto ai domiciliari di un imprenditore agricolo, Annibale Notaris, e del commercialista Antonino Porcaro. Tra i beni sequestrati c'è anche una Porsche intestata ad un bambino di 11 anni imparentato con Notaris. L'automobile era comunque in uso all'imprenditore agricolo. Sono stati sequestrati anche a 13 fabbricati, un frantoio, terreni, 15 autoveicoli e conti correnti.

    Truffa a gestione familiare. Era una truffa a "gestione familiare" quella scoperta dalla Guardia di finanza di Catanzaro, che ha arrestato e posto ai domiciliari l'imprenditore agricolo Annibale Notaris ed il commercialista Antonio Porcaro. Nell'inchiesta sui falsi braccianti sono indagate anche la moglie e le due figlie di Notaris per le quali la Procura aveva chiesto l'arresto, non concesso dal giudice per le indagini preliminari. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Carlo Villani, ha portato ad individuare un'associazione per delinquere composta dall'imprenditore, dalla moglie, dalle due figlie e dal commercialista. Per le tre donne il gip, Abigail Mellace, ha deciso di non concedere l'arresto perchè avrebbero avuto un ruolo non organizzativo, ma solo esecutivo Da febbraio dell'anno scorso Notaris ha acquisito, con la complicità di Porcaro, una serie di terreni attraverso la stipula di contratti di comodo, spesso sottoscritti anche con persone decedute, in modo da giustificare il fabbisogno di centinaia di braccianti agricoli. Attraverso questo sistema è stata portata a termine un truffa da due milioni e 300 mila euro ai danni dell'Inps, relativamente alle indennità per i falsi braccianti, e di 660 mila euro ai danni dell'Agea per i relativi finanziamenti comunitari. Il ruolo della moglie e delle figlie di Notaris sarebbe stato, secondo gli investigatori, quello di individuare e coinvolgere i falsi i braccianti. Le indennità pagate dall'Inps, inoltre, secondo l'accusa, venivano intascate dalla società di Notaris, mentre ai finti braccianti era destinata la posizione contributiva ai fini pensionistici I particolari delle indagini sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, gen. Antonio De Nisi, ed il comandante del nucleo di polizia tributaria, col. Mario Palumbo. "E' importante - ha detto Bombardieri - che il giudice abbia riconosciuto l'esistenza di un'associazione per delinquere i cui componenti erano Notaris ed i suoi familiari. E proprio Notaris, in passato, era stato già coinvolto in una vicenda simile e non ha esitato a ingrandire la sua attività illecita". Il gen. De Nisi ha evidenziato che "sono state adottate misure molto incisive. Questa truffa toglieva ossigeno alle aziende che ne avevano effettivamente bisogno".

    Le indagini: Le indagini hanno impegnato i militari in una complessa attività che si è sviluppata intorno a due aziende agricole del lametino, di fatto gestite dallo stesso gruppo familiare, costituite con lo scopo di conseguire indebitamente contributi pubblici e comunitari. In particolare, le fiamme gialle catanzaresi hanno individuato una serie di artifici con i quali era prevista l’acquisizione di terreni mediante la stipula di contratti di comodo (anche con persone ignare o addirittura decedute) al fine di giustificare il notevole fabbisogno di manodopera operato attraverso la falsa assunzione di centinaia di braccianti agricoli. Questi ultimi, poi, facevano risultare migliaia di giornate lavorative necessarie all’ottenimento di vari trattamenti previdenziali ed assistenziali (indennità di disoccupazione agricola, maternità, malattia, ecc). Con tale sistema, i falsi braccianti si sarebbero assicurati anche una fittizia posizione contributiva che, al raggiungimento dei limiti di età, gli avrebbe consentito di percepire anche un indebito trattamento pensionistico. le somme percepite, peraltro, venivano divise tra i falsi braccianti e gli organizzatori della truffa o, talvolta, addirittura pretese per intero ed in contanti dagli stessi artefici del sistema fraudolento quale contropartita per la fittizia posizione pensionistica garantita. È anche emerso, nel corso degli approfondimenti, che le ditte riconducibili all’organizzazione spesso intascavano le quote di contributi, che i braccianti anticipavano loro, senza poi versarle all’INPS, con ciò ingannando anche gli stessi falsi dipendenti. Nel frattempo, l’ente di previdenza, pur non ricevendo le somme previste, è stata costretta, in forza della normativa vigente, a versare ai lavoratori richiedenti i dovuti trattamenti indennitari, duplicando di fatto il danno alle casse dello stato. Inoltre, non paghi della truffa perpetrata, i componenti dell’associazione criminale avrebbero anche richiesto e fraudolentemente percepito aiuti comunitari nel settore agricolo per oltre 660.000 euro. A porre fine al collaudato sistema fraudolento descritto, tuttavia, sono intervenuti i provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria catanzarese ed eseguiti in mattinata dal nucleo di polizia tributaria della G.di f. del capoluogo che hanno permesso la notifica di nr. 2 provvedimenti di custodia cautelare domiciliare avverso altrettanti soggetti e il sequestro per equivalente dei beni a loro riconducibili e dell’azienda agricola incriminate. Tra i beni cautelati, ammontanti ad un valore stimabile in circa 3 milioni di euro, figurano anche una Porsche, 13 fabbricati di cui un capannone adibito a frantoio, 35 appezzamenti di terreno, 15 veicoli (autovetture, autocarri e veicoli speciali), diversi mezzi agricoli, nonché disponibilità finanziarie rinvenute presso istituti di credito, il cui valore complessivo è in corso di stima. Su delega del p.m. dott. Carlo Villani della Procura della Repubblica di Catanzaro, la complessa attività investigativa conferma ulteriormente l’impegno della guardia di finanza nel contrasto delle frodi nel settore della spesa pubblica, che si concretizzano a danno del bilancio comunitario e nazionale determinando la dispersione di risorse che dovrebbero effettivamente essere messe a disposizione, ancor di più in questo momento di grave crisi, per il sostegno delle imprese agricole realmente operative.

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