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    Strage Cassano, vittime attese al ritorno a casa

     

    Strage Cassano, vittime attese al ritorno a casa

    21 gen 14 Potrebbero essere stati attesi al loro rientro a casa le vittime del triplice omicidio di Cassano allo Jonio. Il particolare spiegherebbe, secondo gli inquirenti, la presenza del bambino di tre anni, nipote di Giuseppe Iannicelli, e della compagna marocchina di quest'ultimo. Il luogo dove è stata trovata la Fiat Punto con a bordo i tre corpi carbonizzati, infatti, si trova a poca distanza dall'abitazione di Iannicelli. Alcuni degli inquirenti hanno avanzato una prima ipotetica ricostruzione del delitto che però, al momento, non è ancora suffragata da riscontri. Iannicelli, la compagna ed il bimbo sono stati visti l'ultima volta in vita giovedì sera nella pizza centrale di Cassano allo Jonio. Non si esclude che i tre stessero rientrando a casa e, giunti proprio nei pressi del casolare dove sono stati trovati i corpi carbonizzati, sono rimasti vittime di un agguato. I killer avrebbero poi rinchiuso il corpo di Iannicelli nel bagagliaio dell'automobile e portato il mezzo vicino al casolare per incendiarlo. Poco prima di allontanarsi dal luogo dell'incendio dei corpi gli autori del delitto hanno lasciato sul cofano dell'automobile una moneta da 50 centesimi che, nel linguaggio della criminalità organizzata, significa che la vittima aveva uno "scarso valore". Al vaglio degli investigatori c'è anche l'ipotesi che Iannicelli sia stato ucciso al termine di una discussione degenerata. Al momento, secondo quanto si è appreso in ambienti investigativi, non è stato possibile accertare se le vittime fossero già morte nel momento dell'incendio e se siano stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco perchè i corpi sono stati completamente consumati dalle fiamme.

    La mamma di Cocò "Hanno ucciso un angelo". "Perché lo hanno fatto? Perché hanno ucciso il mio Cocò che era angelo?". Sono queste le parole che continua a gridare nel carcere di Castrovillari Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Nicola Campolongo jr ucciso e bruciato a Cassano insieme con il nonno, Giuseppe Iannicelli, e alla compagna di quest'ultimo. La donna e il marito Nicola Campolongo hanno incontrato i loro familiari e le altre due figlie. A raccontare quanto successo in carcere è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.

    In carcere il dolore dei genitori del bimbo. E' un dolore straziante quello di Antonia Iannicelli e di Nicola Campolongo, i genitori del piccolo Nicola jr di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli, ed alla compagna di quest'ultimo. A raccontare le scene strazianti che si consumano in carcere è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. Nel carcere di Castrovillari, da giorni, ci sono scene di profondo doloro e di pianti continui. "E' una tragedia immane, un dolore infinito, che non si potrà - afferma Corbelli - mai dimenticare e cancellare. Bastava vedere oggi il padre del piccolo Nicola, la sua maschera di sofferenza, un ragazzo invecchiato di colpo che non riesce più a parlare. La giovanissima mamma del piccolo Cocò invece continua a piangere, a disperarsi, a chiedere perché gli hanno ucciso il suo bambino".

    Corbelli: "Madre bimbo torni libera". "Chiedo ai giudici della Corte d'appello di Catanzaro di accogliere l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Antonia Iannicelli". Lo afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da tempo si sta occupando della vicenda della madre del bambino di tre anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio insieme al nonno ed alla convivente di quest'ultimo. "L'istanza è stata presentata il 9 gennaio scorso - ha aggiunto - e non capisco come mai i giudici non si sono ancora pronunciati. Antonia piange e chiede di poter ritornare subito a casa dalle sue altre due bambine. Ha detto che vuole andare via da Cassano, lontano da quella terra violenta, da quel luogo d'inferno che le ha distrutto la vita. Chiedo, per un fatto di giustizia e umanità, che la madre del piccolo Cocò venga mandata a casa, dove l'aspettano le altre due figlie di 4 e 5 anni. Chiedo che venga emesso quel provvedimento di scarcerazione che avrebbe dovuto già esserci quando per molti mesi Diritti Civili e gli avvocati della giovane donna hanno più volte chiesto".

    Riunioni continue degli inquirenti. Si susseguono le riunioni operative tra i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza ed i magistrati di Catanzaro e Castrovillari per fare il punto sulle indagini sul triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, di 52 anni, della compagna marocchina Ibtissam Touss, di 27, e del nipotino dell'uomo, Nicola, di soli tre anni. I tre sono stati uccisi ed i corpi sono stati bruciati a Cassano allo Jonio. Nelle scorse ore i carabinieri di Cosenza e quelli di Cassano allo Jonio hanno fatto il punto sulle indagini svolte e sugli elementi raccolti. Successivamente i carabinieri hanno incontrati i magistrati per riferire delle attività svolte e degli esiti ottenuti. I magistrati della Dda di Catanzaro, che hanno aperto un fascicolo sul triplice delitto, hanno incontrato i colleghi della Procura di Castrovillari per fare il punto sulle iniziative investigative da intraprendere per giungere all'individuazione dei responsabili. Dopo le attività urgenti che sono state svolte dalla Procura di Castrovillari, le indagini successive saranno dirette dalla Dda di Catanzaro. Gli inquirenti sottolineano l'efferatezza del triplice delitto e ritengono che sia riconducibile ad ambienti della criminalità.

    M5S: Problema affidamento minori. "Il terribile triplice omicidio di Cassano allo Jonio ci mette di fronte a due diverse questioni che s'impongono - nostro malgrado - al nostro sguardo". Lo affermano in una nota congiunta i parlamentari del Movimento 5 Stelle, Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti. "La prima - aggiungono - riguarda l'efferatezza di un crimine che genera orrore nella coscienza collettiva : tre persone uccise, tra cui un bambino di soli tre anni, e poi bruciate per ripagare - forse - l'onta di un'offesa, di uno "sgarro". Un ragionamento così contorto e distante dal nostro essere civili che neanche l'aiuto di un criminologo potrà mai farci arrivare a comprendere fino in fondo i presunti motivi di tale efferato delitto. La seconda si riferisce, invece, ad un aspetto riguardante un tema assai delicato, tra quelli dei quali si occupa il nostro Stato - quello del diritto all'infanzia e della tutela dei minori : il piccolo Nicola Campolongo - detto Cocò - di appena tre anni, infatti, era stato affidato temporaneamente al nonno, un sorvegliato speciale i cui precedenti annoverano il sequestro di persona, la violenza sessuale e l'associazione per delinquere di stampo mafioso. E lo stesso bambino aveva già vissuto l'esperienza del carcere - entrambi i genitori sono attualmente privi della loro libertà per reati legati al traffico di droga - per l'opportunità offerta dal nostro ordinamento di non staccare la madre dal proprio figlio anche in tale degradante frangente". "Ora, senza voler entrare in questa sede - proseguono Barbanti e Molinari - nelle norme che regolano l'affidamento dei minori, ci sentiamo in dovere di sollevare alcuni legittimi interrogativi : dov'erano i servizi sociali? Dov'era il garante dell'infanzia quando un incolpevole cucciolo d'uomo è stato affidato da un magistrato che - forse - ha trattato la sua vicenda in modo troppo burocratico? Quali motivazioni possono aver condotto ad una simile decisione? Non possiamo non osservare una certa perdita di umanità anche in aspetti fondanti del carattere solidaristico del nostro stato di diritto, nel voler ridurre ad una pratica la necessaria protezione di una vita innocente, e non dobbiamo evitare di trattare questo delicato argomento solo per non aprire la strada tortuosa delle responsabilità, che - allo scopo che interessa - qui non gioca. La storia di Cocò è la storia di molti, troppi bambini che - pur senza questo orribile esito - vivono sulla propria pelle l'assenza di uno stato sociale attento e presente, forse più debole di quanto occorrerebbe. E di questo ognuno di noi deve prendersi, fino in fondo, innanzitutto le proprie responsabilità civili, ad evitare che una considerazione meno che scrupolosa di tali vicende umane possa portare a tali barbare conseguenze".

    "Il clima nel quale si è svolto ieri il Consiglio comunale straordinario di Cassano allo Jonio dopo la tragedia che ha colpito anche una donna ed un bambino di tre anni è iniziato con un lungo silenzio, gelido. Si è percepita con mano la solitudine delle istituzioni, delle forze politiche e sociali, dei cittadini, il senso di impotenza nel non essere riusciti a proteggere un bambino è stato ritenuto un fallimento di tutti". E' quanto si afferma in una lettera aperta indirizzata dalla Cgil regionale e comprensoriale al Presidente del Consiglio, ai ministri dell'Interno e della Difesa ed ai parlamentari calabresi. "Il clima di paura che serpeggia nel territorio, nella città di Cassano - prosegue il testo - è di quelli che portano alla progressiva rassegnazione, e quando i fari del clamore mediatico del tragico evento si spengono il rischio è che i cittadini avvertano lo sconforto e l'abbandono delle Stato e delle istituzioni. Siamo in presenza di una guerra di 'ndrangheta, ma vi è anche un salto che la criminalità ha effettuato decidendo di uccidere con il fuoco, simbolo di distruzione totale, una donna e bambino di tre anni, una vittima innocente, un orrore mai avvenuto in terra di Calabria. Chiediamo al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Interni e della Difesa, ai Parlamentari calabresi di attivare una offensiva di fronte al crudele assassinio di un bambino che, come segnala anche il rapporto della Dia, è sintomo di una potenza militare, finanziaria e di controllo delle cosche criminali dell'area. Non basta più l'indignazione, pur importante, né le misure per ridurre l'allarme e le preoccupazioni dell'opinione pubblica. Lo Stato intervenga duramente inviando l'esercito, potenziando le forze dell'ordine e 'l'area investigativa' e colpendo mandanti ed esecutori di questo atroce delitto ma anche gli "affari e gli interessi economici" criminali". "Tutto ciò - conclude la nota - è premessa indispensabile per dare forza e coraggio alla società civile per sviluppare anche le politiche sociali e del lavoro. E' ora di dire basta. Il Governo raccolga quest'allarme"

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