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    Al porto di Gioia Tauro le armi chimiche siriane, già in Italia; mobilitazione

     

    Al porto di Gioia le armi chimiche siriane, già in Italia; mobilitazione. Scopellti: Rischio guerra civile

    16 gen 14 Non ci eravamo sbagliati ieri ad annunciare che e' il porto di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo della nave danese Arc Futura. Le armi chimiche si trovano attualmente depositate in circa 1.500 container sulla nave danese che farà scalo a Gioia Tauro e poi saranno trasbordate sulla nave Cape Ray. La conferma dai ministri Lupi e Bonino che hanno innescato la mobilitazione nella Piana con il Presidente Scopelliti in testa che parla di un rischio guerra civile. I sindaci sono sul piede di guerra.

    Monta la protesta nella Piana. Alla fine la scelta è caduta su Gioia Tauro. Sarà lo scalo calabrese ad ospitare, entro metà febbraio, le fasi di trasbordo delle armi chimiche siriane dal cargo danese, che sta aspettando di caricarle al largo di Latakia, alla nave Usa Cape Ray che poi le distruggerà in mare aperto. E mentre tirano un sospiro di sollievo tutte le altre località indicate finora da indiscrezioni di stampa, monta la protesta della Piana: "Stiamo valutando di emettere un'ordinanza per chiudere il porto", minaccia il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, mentre quello di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, teme per la sua vita: "Se succede qualcosa mi vengono a prendere con i forconi...". E il presidente della Calabria lancia l'allarme: "Così facendo si rischia di portare alla guerra civile un territorio". "Letta e Bonino hanno grandi responsabilità su quanto sta accadendo oggi nella nostra terra: prima di qualsiasi assenso - denuncia - avrebbero dovuto coinvolgere le istituzioni locali". Il governo dal canto suo sottolinea l'importanza dell'operazione e tenta di rassicurare le amministrazioni e la popolazione locale: "L'operazione sarà svolta secondo i più alti standard di sicurezza e di tutela dell'ambiente", si legge in una nota di Palazzo Chigi, che rimarca come si tratti di "un contributo concreto e imprescindibile a garanzia della stabilità e della sicurezza nella regione mediterranea e mediorientale" e che risponde a una risoluzione dell'Onu. La scelta del porto e le fasi dell'operazione ("la più importante operazione di disarmo degli ultimi dieci anni", l'ha definita il ministro degli Esteri Emma Bonino) sono stati spiegati oggi in Parlamento in un'audizione del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e della stessa titolare della Farnesina, e del direttore generale dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Ahmet Uzumcu, venuto di persona per "ringraziare l'Italia del generoso contributo" e fornire dettagli tecnici in grado di far superare i timori. Gioia Tauro è stata scelta perché è "un'eccellenza italiana", un porto "specializzato in questo tipo di attività", ha detto Lupi, sottolineando che nel 2012-2013 lo scalo calabrese ha trattato 3000 container di sostanze chimiche, pari a 60 mila tonnellate, mentre quelle che arriveranno dalla Siria saranno solo 570 tonnellate in 60 container, "imballati e sigillati secondo standard internazionali di sicurezza". I due ministri hanno quindi ribadito che il carico di armi chimiche non toccherà suolo italiano: il trasbordo avverrà "da nave a nave" e senza bisogno di stoccare i container a terra. Sarà "un'operazione singola" che "non si ripeterà", ha assicurato dal canto suo Uzumcu. Nessuna sostanza tossica sarà gettata in mare, ha inoltre spiegato ai parlamentari che chiedevano di "voci" in tal senso: "E' proibito dalla Convenzione sulle armi chimiche e ispettori Opac saranno a bordo della Cape Ray per tutto il tempo delle operazioni" di distruzione che dureranno "due mesi". Per rispondere alle accuse di aver preso una decisione "calata dall'alto", Bonino ha chiarito che la scelta di Gioia Tauro è stata fatta consultando i ministri di Difesa, Interni, Infrastrutture, oltre all'Istituto per la protezione dell'ambiente, la Guardia costiera e le Dogane. "Il porto non chiuderà", ha quindi replicato Lupi al sindaco di San Ferdinando, invitandolo ad essere "orgoglioso" della scelta fatta, perché Gioia Tauro svolge "operazioni analoghe tutto l'anno" con agenti chimici dello stesso tipo di quelli in arrivo. "Ognuno fa il suo mestiere. Domani prenderemo contatti con esperti in Diritto della navigazione e vedremo", ha risposto ancora Madafferi. Rassicurazioni sono arrivate intanto anche dalla Contship, società concessionaria del terminal container di Gioia Tauro: "Non conosciamo ancora i dettagli dell'operazione, ma possiamo garantire che sarà svolta sulla base dei massimi requisiti di sicurezza", riferisce la società invitando "tutti alla calma". Ma i lavoratori portuali minacciano: "Quei container noi non li tocchiamo. Chiamassero i militari". Sul piano politico, il Pd plaude al contributo che l'Italia fornisce alla pace, facendo la sua parte nel piano Onu-Opac. Per Lega e M5S però le rassicurazioni non bastano: i Cinquestelle chiedono che Bonino e Lupi vadano a Gioia Tauro a riferire alle autorità locali.

    Dove lo smaltimento? Escono uno dietro l'altro, a bordo delle loro auto, al termine del turno di lavoro. Ma quando fuori vedono l'assembramento di persone giunte sino alla barriera della dogana, si fermano e scendono dalle loro auto. Nei loro volti si legge un sentimento misto di rabbia e incertezza. Sono i portuali di Gioia Tauro ed il loro stato d'animo è lo specchio di quello delle tre comunità che con il più grande porto di transhipment del Mediterraneo hanno a che fare, Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, sul cui territorio ricade il 75% delle infrastrutture dello scalo. Della decisione del Governo di inviare nel loro porto la nave danese Ark Futura carica di 60 container carichi di 560 tonnellate di armi chimiche siriane nessuno gli ha detto nulla. Così come non sono state informate le autorità locali. E questo provoca la rabbia dei lavoratori. "Siamo sempre gli ultimi a sapere" dice uno di loro, cappello di lana calato sugli occhi per proteggersi dal freddo pungente e dall'umidità. Le grandi gru che movimentano migliaia di container ogni giorno, dalla barriera della dogana neanche si vedono, ma il mare è lì, a poche centinaia di metri, e si fa sentire. Insieme ad altri portuali si ferma a parlare. Fa il gruista. E potrebbe essere proprio uno di quelli chiamati ad effettuare il trasbordo dalla nave danese a quella statunitense Cape Ray. Ma lui, sposato, con un figlio piccolo, non ci sta, così come i suoi colleghi. Ancora con la tuta da lavoro addosso lo dicono chiaro. "Quei container - dice - non li vogliamo lavorare, chiamassero i soldati". Questioni di sicurezza, spiegano, aggiungendo che proprio la sicurezza "non ha prezzo". Una settimana fa, racconta un portuale, il gancio che tiene legato il container ai cavi della gru ha ceduto ed il container è finito sulla banchina. Non è successo niente, ma, si chiedono in coro, cosa poteva succedere se fosse stato colmo di agenti chimici? Ma non è solo questo l'interrogativo che da ore assilla gli abitanti della zona. L'altra è: dove saranno smaltite le armi? La risposta ufficiale giunta dal Governo non sembra tranquillizzarli. "Dicono che saranno smaltiti in mare, ma dove? Non è che ce li scaricano al largo appena usciti dal porto?" è la domanda più ricorrente che si scambiano amministratori e semplici cittadini giunti al porto più per sapere che per protestare. Almeno al momento. Perché è anche questo che fa salire la rabbia di tutti quelli che stasera, sfidando il freddo ed il buio della notte, sono davanti al varco delle dogane, in un panorama desolante. Sullo sfondo, guardando verso l' entroterra, si vedono decine e decine di capannoni. Sono quelli sorti nel retroporto e che avrebbero dovuto portare la ricchezza in questo lembo di Calabria. Ma la stragrande maggioranza è chiusa. O per meglio dire non ha mai aperto, nonostante i cospicui finanziamenti ricevuti dall'Europa e dallo Stato. E adesso, quel porto che avrebbe dovuto dare benessere, è visto più come una minaccia. Alla quale, al momento, nessuno sa bene come opporsi. "Le armi non devono arrivare", dice qualcuno. "Sì - si sente rispondere un altro - ma che si fa, si blocca il mare?". Ed è questo l'interrogativo che nei prossimi giorni arrovellerà la menti degli abitanti di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, decisi a non cedere, ma ancora confusi sul da farsi.

    Conferma da Minstro Lupi. "E' il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo della nave danese Arc Futura". Lo conferma il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Le operazioni nel porto di Gioia Tauro avverranno "secondo standard internazionali in condizioni di assoluta sicurezza". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi alle Commissioni. "Per quanto classificati come pericolosi" si tratta di "classi di prodotti che vengono trasportati ogni giorno in Italia" e saranno "imballati e sigillati secondo procedure internazionali per la totale sicurezza del trasporto", ha aggiunto.
    Gli agenti chimici che transiteranno per il porto italiano di Gioia Tauro rientrano in "classi di prodotti che vengono trasportati ogni giorno in Italia". Lo ha detto il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni Esteri di Senato e Camera. "Sono prodotti pericolosi, ma di una pericolosità normale", ha aggiunto.
    Il porto di Gioia Tauro è "stato scelto perché è un'eccellenza, specializzato in questo tipo di attività": basti pensare che "nel 2012-2013 ha trattato 3000 container di prodotti analoghi" alle armi siriane, "cioè 1500 all'anno, pari a 60 mila tonnellate". L'operazione per le armi chimiche riguarderà invece "560 tonnellate in 60 container". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.

    Garantiti requisiti di sicurezza. "Non conosciamo ancora i dettagli dell'operazione, ma possiamo garantire che sarà svolta sulla base dei massimi requisiti di sicurezza e con tutte le prescrizioni che verranno elaborate dagli organi preposti". Lo dice la Contship, società concessionaria del terminal container di Gioia Tauro. "Invitiamo quindi tutti - afferma ancora la Contship - alla calma. Le attività nel terminal sono svolte sulla base dei più alti standard di qualità e sicurezza disponibili, frutto di un know-how e di una leadership europea nel settore della movimentazione portuale". "Ovviamente - dice la Contship - si lavorerà in stretta sinergia e con il coinvolgimento di tutte le autorità ed i soggetti aventi un ruolo. Questa operazione rientra nelle attività che tutti i porti del mondo sono soggetti a svolgere, quando è necessario".

    Lupi: "Porto non chiude". "Il porto di Gioia Tauro non chiude", altrimenti "occorre farlo per le operazioni analoghe che vi si svolgono tutto l'anno. Anche in questo preciso momento si sta lavorando" a materiali chimici nello scalo calabrese. Così il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi replica al sindaco di San Ferdinando che ha minacciato la chiusura del porto.
    "Ognuno fa il proprio mestiere. Lui rappresenta lo Stato, io la mia comunità. E lo dico con rispetto istituzionale". Lo ha detto il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, replicando, davanti al porto di Gioia Tauro, al ministro Lupi sulla possibile chiusura dello scalo. "Anche il sindaco di una piccola comunità - ha aggiunto - ha la sua dignità. Domani prenderemo contatti con esperti in Diritto della navigazione e vedremo".

    Ministro Bonino: Decisione da Ministeri Difesa, Interni, Trasporti. "Nella decisione di quale porto italiano scegliere per il trasbordo delle armi chimiche siriane sono stati consultati anche l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, il ministro dell'Interno e della Difesa oltre a quello dei Trasporti". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri e Difesa riunite di Senato e Camera.
    "Non ci sarà né stoccaggio né passaggio a terra se non da banchina a banchina" delle armi chimiche siriane. Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino rispondendo alle Commissioni Esteri di Camera e Senato ricordando di averlo già precisato lo scorso 12 dicembre annunciando la decisione del governo di fornire la diposnibilità di un porto italiano.
    "Si tratta della più importante operazione di disarmo negli ultimi dieci anni". Lo dice il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato parlando delle operazioni per la distruzione dell'arsenale chimico siriano. L'Operazione di disarmo dell'arsenale chimico siriano è la più importante degli ultimi dieci anni, ha detto Bonino. "Più importante di quella che sta avvenendo in Libia", ha aggiunto la titolare della Farnesina parlando alle Commissioni di Camera e Senato.

    Trasbordo da nave a nave. Il trasbordo delle armi chimiche siriane da un cargo alla nave Usa Cape Ray avverrà "da nave a nave, mediante la movimentazione di 60 container con appositi rotabili e quindi "senza lo stoccaggio" dei container a terra. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi alle Commissioni congiunte Esteri e Difesa.

    Veolia distruggerà le armi. L'azienda francese Veolia Environnement, specialista nel trattamento di rifiuti pericolosi, è stata scelta dal governo britannico per "procedere alla distruzione di 150 tonnellate di prodotti" provenienti dell'arsenale di armi chimiche della Siria. Lo riferisce la società in una nota. Veolia, precisa ancora il comunicato, si occuperà in particolare della distruzione dei 'precursori B', prodotti "correntemente utilizzati nell'industria farmaceutica", che sono però usati anche nelle miscele alla base dei gas neurotossici. Il trattamento, precisa il comunicato, avverrà "nell'impianto inceneritore di Veolia a Ellesmere Port", in Gran Bretagna, nel quadro di un contratto sul trattamento dei rifiuti pericolosi siglato con il ministero della Difesa britannico, "nel rispetto delle regole di sicurezza in vigore".

    Opac "Grazie Italia". "Voglio ringraziare l'Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano" per le operazioni di distruzione di armi chimiche siriane". Lo ha detto il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.
    "Gettare in mare le sostanze chimiche è espressamente proibito dalla nostra convenzione sulle armi chimiche". Lo ha detto Ahmet Uzumcu, direttore generale dell'Opac, alle Commissioni riunite di Camera e Senato in un'audizione sull'arrivo delle armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro.
    "L'offerta dell'Italia è un tassello importante di un puzzle complicato". Lo ha detto Ahmet Uzumcu, direttore generale dell'Opac, alle Commissioni riunite di Camera e Senato in un'audizione sull'arrivo delle armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro.
    "Ispettori dell'Opac saranno a bordo della nave americana Cape Ray", che dovrà distruggere in acque internazionali gli agenti chimici dell'arsenale di Damasco. Lo ha detto Ahmet Uzumcu, direttore generale dell'Opac, alle Commissioni riunite di Camera e Senato.
    Il trasbordo di armi chimiche a Gioia Tauro avverrà "speriamo all'inizio di febbraio, in ogni caso entro la prima metà del mese. E la distruzione nei successivi due mesi". Lo ha detto il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.
    L'operazione di trasbordo delle armi chimiche siriane in Italia è "singola, non si ripeterà". Lo ha detto il direttore generale dell'Opac Ahmet Uzumcu alle Commissioni di Camera e Senato.
    "Siamo soddisfatti della collaborazione di Damasco, sono stati costruttivi e aperti", ha aggiunto il direttore generale dell'Opac precisando che gli ispettori hanno potuto visitare in un mese tutti i siti e verificare che le dichiarazioni "del governo di Damasco corrispondevano alle stime fatte prima che iniziasse la collaborazione" con la Siria.

    Scopelliti "Gravi responabilità di Letta e Bonino, rischio guerra civile". Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti - informa una nota dell'ufficio stampa - ha rilasciato la seguente dichiarazione. “E’ vero che la Calabria può offrire un contributo contro le armi chimiche e per la pace nel mondo – afferma Scopelliti - ma è anche vero che così facendo si rischia di portare alla guerra civile un territorio. Credo che il Presidente Letta e il Ministro Bonino abbiano delle grandi responsabilità su quanto sta accadendo oggi nella nostra terra in quanto prima di qualsiasi assenso avrebbero dovuto avvertire il bisogno di coinvolgere le istituzioni locali, a iniziare dall’ente Regione, fornendo tutte le garanzie necessarie rispetto a una operazione così delicata. Oggi, anche a seguito dell’annuncio del direttore generale dell’OPAC (l’ Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) Ahmet Uzumcu, al presidente Letta non rimane altro che convocare immediatamente una riunione tecnica con esperti internazionali e con i vertici istituzionali per dimostrare, di avere elementi di valutazione concreti contro ogni rischio, al fine di evitare ogni sorta di strumentalizzazione. Il governo sappia – conclude il Presidente Scopelliti - che la Calabria non accetterà che questa operazione possa mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente”.

    Retecivica nazionale: Deboli Governo e Giunta Calabria. ''Se confermate, le parole del ministro Lupi sono, da parte del Governo e della stessa Giunta calabrese, un segno di debolezza non solo verso l'Unione Europea ma nei confronti del popolo italiano e calabrese in particolare. La Calabria non e' la pattumiera del Mediterraneo''. Lo ha detto a Crotone Angelo Todaro, presidente di Rete Civica Nazionale, commentando la decisione del governo italiano relativa al trasbordo delle armi chimiche provenienti dalla Siria nel porto di Gioia Tauro. ''Accettare cosi' supinamente che questo carico micidiale di morte arrivi a Gioia Tauro - prosegue - vuol dire che qualcuno supinamente gia' mesi orsono ha deciso di accettare il trasferimento nel nostro Paese. La Farnesina? Palazzo Chigi?". "E' un grave precedente - conclude Todaro - uno schiaffo all'Italia, alla Calabria ed ai cittadini di Gioia Tauro per i rischi che comporta per l'ambiente''.

    Sindaco Gioia: a repentaglio la mia vita. "Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone". Lo afferma il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore in merito al trasbordo delle armi chimiche della Siria. ''E' gravissimo - aggiunge -. Forse il ministro Bonino non sa cos'è la democrazia". E' gravissimo - ha aggiunto il sindaco Bellofiore -. La solita scelta calata dall'alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l'altro, qui non c'è un'ospedale attrezzato.
    Ministro Bonino venga qui. ''Adesso, come minimo, il ministro Bonino dovrebbe venire qui a parlare con le istituzioni e poi essere presente alle operazioni. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni". Lo ha detto il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore interpellato dalle genzie. "E, tra l'altro, qui - ha aggiunto - c'è un sindaco del Pd che non viene informato da un governo di centrosinistra. Contrasteremo questa scelta con tutti i mezzi legali. Oggi era in programma il Consiglio comunale su altro ma parleremo di questo" . "Le multinazionali portano i rifiuti in Africa - ha detto ancora il sindaco di Gioia Tauro - e noi siamo la pattumiera d'Italia dopo che ci hanno già imposto inceneritore, rigassificatore e una centrale turbogas. Non siamo preparati e non conosciamo i rischi". "Dovremmo avere notizie ufficiali - ha aggiunto Bellofiore - anche per un eventuale piano di evacuazione in caso di incidenti. Sicuramente ci diranno che i problemi sono improbabili, ma di sicuro non sono impossibili. Nella piana di Gioia Tauro, tra l'altro, non c'è un'ospedale attrezzato in caso di emergenza, ma solo mezzi ospedali. Sarebbe stato opportuno concordare una scelta del genere, informare il sindaco che è eletto democraticamente, e chiedere se eravamo d'accordo''.

    Sindaco San Ferdinando: Valutiamo chiudere porto. 'Stiamo valutando di emettere un'ordinanza per chiudere il porto''. Lo ha detto all'Ansa Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine. ''Vedrò - ha aggiunto - con i colleghi di Gioia e Rosarno cosa si può fare con molta calma. Voci danno arrivo nave domani''. ''Sarà una lotta - ha aggiunto Madaffari - molto dura. Non possiamo venire a sapere certe notizie dalla stampa. Tra l'altro ho chiesto informazioni all'autorità portuale e mi è stato detto che non sanno niente anche perché oggi gli manca la corrente e non possono neanche vedere eventuali comunicazioni via mail. Siamo intenzionati a mobilitare tutta la popolazione''

    Portuali: se certezze su sicurezza i può fare. ''Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare''. A dirlo è stato il segretario nazionale del Sul, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì. ''Abbiamo saputo della decisione di mandare le armi chimiche della Siria a Gioia Tauro dai media", ha aggiunto. "Già abbiamo chiesto - ha aggiunto Pronestì - all'Autorità portuale, alla Capitaneria di porto ed al terminalista Mct di darci informazioni dettagliate e cosa vogliono fare per la sicurezza. Ancora, però, non sappiamo niente". "Non diciamo di no a prescindere - ha detto ancora Pronestì - ma vogliamo avere certezze sulla sicurezza per i lavoratori''.

    Quei container non li voglimo lavorare. "Quei container non li vogliamo lavorare, possono chiamare i militari se vogliono". E' uno dei tanti pareri espressi dai lavoratori portuali di Gioia Tauro dopo la notizia dell'arrivo nello scalo della nave carica di armi chimiche. "Siamo sempre gli ultimi a sapere - dice un gruista trentenne uscendo dal porto a conclusione del turno - e ancora non sappiamo niente. La sicurezza non ha un prezzo. Ancora non sappiamo niente, staremo a vedere".

    M5S: Bonino e Lupi vadano a Gioia a dar garanzie. "E' opportuno che i ministri Bonino e Lupi si rechino a Gioia Tauro per incontrare il consiglio comunale della città e riferire alle autorità locali". E' quanto sollecita, in una nota, il gruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle. "Un gesto forte di vicinanza delle istituzioni, alla comunità gioiese e della costa tirrenica interessata - prosegue la nota - sarebbe la migliore risposta alle legittime preoccupazioni della popolazione. I ministri si facciano garanti del fatto che la neutralizzazione non avvenga nel mar Mediterraneo. Il direttore generale dell'Opac ha dato oggi rassicurazioni che il trasbordo dalla nave cargo danese Ark Futura alla nave laboratorio della marina militare statunitense Cape Ray avverrà rapidamente e in massima sicurezza. La nostra preoccupazione, che è quella della popolazione di Gioia Tauro, nel cui porto avverranno queste operazioni, è rivolta a chiedere che queste misure di sicurezza siano le più rigide possibili e che si eviti, come ci è stato assicurato, lo stoccaggio di queste armi a terra". "Da parte nostra - scrive ancora gruppo di M5S alla Camera - vigileremo su ogni passaggio, dalle operazioni di sbarco alle operazione di distruzione per idrolisi fatte in acque internazionali sulla Cape Ray. In particolare chiediamo all'Opac di monitorare costantemente la situazione e di certificare fino all'ultima scoria che lo smaltimento finale non finisca in mano ai trafficanti di rifiuti. Il disarmo chimico della Siria è un fatto molto positivo e va nella direzione da noi auspicata di un Mediterraneo mare di pace in cui siano bandite le armi di stermino di massa. In questa ottica la cooperazione dell'intera comunità internazionale rappresenta un fatto inedito e importante. Saremo una sentinella vigile affinché tutti i procedimenti per il trasbordo vengano svolti secondo la procedura prevista. Il nostro ruolo sarà questo a tutela dei cittadini del territorio, che vanno protetti nel modo più sicuro possibile".

    Legambiente "Garantire piano anti-rischio". "Necessario garantire massima sicurezza e trasparenza delle operazioni". Lo afferma Legambiente a proposito del trasferimento nel porto di Gioia Tauro delle armi chimiche siriane. Per l'associazione "nessun 'top secret' può e deve essere posto su questa operazione". Allo stesso tempo chiede "la diffusione e la sperimentazione di un Piano di sicurezza e di Protezione civile per le popolazioni potenzialmente esposte al rischio di un incidente, e l'adeguamento delle strutture sanitarie e di sicurezza". L'associazione "non può che guardare con favore alle operazioni di disarmo e di smaltimento delle armi chimiche siriane". E allora "ben venga il contributo dell'Italia per portare a termine una missione i cui scopi coincidono con l'interesse dell'intera umanità e a cui nessun paese responsabile può sottrarsi - dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza - ma è indispensabile che il governo italiano e tutte le parti interessate assicurino la massima sicurezza e l'assoluta trasparenza dell'operazione, escludendo categoricamente ogni rischio di sversamento in mare". Per evitare "allarmismi, polemiche e opacità", Legambiente ritiene "indispensabile che il governo e tutte le parti interessate forniscano completa informazione sul progredire delle varie fasi, quali, per esempio, il costante aggiornamento sul quantitativo delle armi caricate sulle navi da trasporto e sulla posizione della 'Ark Futura' e della 'Taiko', sul trasferimento dei mustard gas da sottoporre ad idrolisi sulla nave Usa 'Cape Ray', sullo sbarco e lo smaltimento a terra dei residui del trattamento e su tutte le azioni connesse". "Chiediamo a tutte le parti interessate di non trascurare queste sollecitazioni - conclude Cogliati Dezza - c'è tempo a sufficienza per metterle in pratica. Evitiamo di trasformare un'operazione di pacificazione da condividere in un'altra occasione di conflittualità tra cittadini e istituzioni".

    Magorno "Grave non consultare sindaci". "E' grave che sulla questione del passaggio delle armi chimiche siriane dal Porto di Gioia Tauro il Governo non abbia consultato i sindaci e le istituzioni del territorio interessato trattandosi di una questione di estrema delicatezza e, senza intenzione di voler creare allarmismi, di potenziale ed estrema pericolosità". Lo dice il deputato del Pd Ernesto Magorno. "Il Partito Democratico calabrese, di fonte a tale vicenda - dice ancora Magorno - si assuma la responsabilità di attuare con la massima urgenza un confronto tra i sindaci e le altre rappresentanze del territorio e dell'Esecutivo. Mi farò carico io stesso, nelle prossime ore, di favorire tale confronto che dovrà svolgersi al più presto e, lo ripeto, con il pieno coinvolgimento delle istituzioni calabresi"

    Un presidio di Idv. Armi chimiche già in Itlia. "Oggi arriveranno in Italia 1200 tonnellate di armi chimiche dalla Siria ed il ministro Bonino si presenterà in Parlamento solo per comunicare la scelta dello scalo che ospiterà l'arsenale". Così Ignazio Messina, segretario nazionale dell'Idv, preannunciando "presidi del partito presso i porti interessati". "Dovrebbe essere uno tra Brindisi, Gioia Tauro, Augusta e La Maddalena - aggiunge - L'Italia non concedere i suoi porti, mettendo a rischio la salute dei cittadini. A livello internazionale non abbiamo peso". L'Idv allestirà un presidio a Gioia Tauro contro l'arrivo della nave con le armi chimiche provenienti dalla Siria. Lo afferma il segretario dell'Idv Ignazio Messina che è appena partito per raggiungere il porto calabrese con un gruppo di dirigenti del partito.

    Presidente Regione Sardegna soddisfatto. "Abbiamo sventato quello che sarebbe stato un vero e proprio delitto contro la nostra isola". Così il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, commenta la notizia sulla destinazione delle armi chimiche siriane, che arriveranno al porto di Gioia Tauro. "La Sardegna non vuole e non può essere destinataria di tutti i carichi indesiderati dello Stato centrale - ribadisce il governatore - Al contrario, per il pregio del suo paesaggio, del suo ambiente e delle sue tradizioni merita un'attenzione di segno opposto. Il transito delle armi chimiche nei nostri porti avrebbe anche causato un danno all'immagine di una terra che vuole rialzarsi dalle macerie della crisi puntando sulle sue eccellenze turistiche ed agroalimentari - argomenta Cappellacci - É da sottolineare come questo risultato sia figlio di una ribellione della popolazione e di tutte le istituzioni al di là delle fazioni politiche e dei campanili. Uniti - conclude - siamo più forti".

    "Per la comunità di Gioia Tauro, il cui porto è stato scelto proprio in base a caratteristiche prestabilite, non ci sono rischi. Per cui non facciamo allarmismi perché, altrimenti, a forza di allarmismi in questo Paese non si riesce mai a realizzare nemmeno le grandi operazioni di successo come questa". E' quanto ha sottolineato il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini a margine dell'audizione del Ministro degli Esteri, Emma Bonino, del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, e del Direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'operazione di disarmo chimico in Siria. "E' fondamentale quello che l'Italia ha fatto e sta facendo insieme alla comunità internazionale. Oggi dal direttore generale dell'Opac sono state date tutte le rassicurazioni possibili sulla sicurezza dell'operazione", ha spiegato Casini ricordando come si tratti della "più grande operazione di distruzione di armi chimiche degli ultimi dieci anni e dunque, grazie a questa grande operazione di disarmo, si risparmia la vita di migliaia e migliaia di esseri umani".

    "E' una vergogna che il porto di Gioia Tauro diventi la pattumiera delle armi chimiche siriane". Lo afferma il consigliere regionale Giuseppe Giordano. "La notizia secondo la quale sarà probabilmente il porto di Gioia Tauro ad ospitare le 570 tonnellate di armi chimiche (iprite, gas nervini, sarin, tabun e VX) provenienti dalla Siria rappresenta un ulteriore schiaffo per la nostra martoriata regione". "Si tratta - aggiunge Giordano - di un'operazione pericolosissima che vedrà coinvolto il porto di Gioia Tauro nell'ospitare, sia pur per un periodo temporaneo, armi di distruzione di massa. E' una vergogna che l'Italia si sia resa disponibile a tale operazione, ma è ancor più inaccettabile che sia stata scelta l'area portuale di Gioia Tauro sulla quale si dovranno applicare misure straordinarie per accogliere ben 1500 contenitori dall'elevatissima pericolosità. Ci si domanda su quali criteri si è ritenuto il porto di Gioia Tauro l'unico scalo idoneo a permettere l'operazione di trasbordo dalla nave danese Arc Futura alla nave Cape Ray, e, ancora, se si sia valutato attentamente il rischio per la salute dei cittadini e dei lavoratori dell'area portuale, nonché le possibile ripercussioni, anche economiche, sull'attività complessiva del porto". "Auspico - conclude Giordano - che le altre forze politiche e sindacali regionali, la stessa Regione, le istituzioni locali, l'autorità portuale reagiscano fortemente ad un atto irresponsabile attraverso una forte opposizione ad una decisione che condanna la nostra regione ad un ruolo servile e inconsistente".

    "Il trasbordo di armi chimiche nel Porto di Gioia Tauro deve essere effettuato nel rispetto delle più rigorose norme di sicurezza". E' quanto afferma in una nota Sandro Principe, capogruppo del Pd alla Regione "Ciò si rende necessario - prosegue Principe - sia per salvaguardare la salute e l'incolumità delle popolazioni dell'area, sia per evitare rischi di sottrazione di materiale estremamente sensibile sotto il profilo della sicurezza. Chiediamo al Governo di convocare i sindaci dell'area per ascoltarne il responsabile pensiero e di dare, comunque, le più ampie e concrete assicurazioni affinché le operazioni portuali riguardanti il trasferimento di queste sostanze si svolgano nel rispetto di tutte le regole di massima sicurezza". "Risultano assordanti - conclude - il silenzio del presidente della Giunta regionale e la totale assenza di confronto della Regione con il Governo su questa delicatissima questione".

    "Preoccupa e sconcerta - afferma il consigliere provinciale di Reggio, Giuseppe Longo - la notizia del trasbordo di ben 570 tonnellate di armi chimiche siriane previsto per i prossimi giorni nel porto commerciale di Gioia Tauro. Quello che doveva diventare il fiore all'occhiello dell'Italia, uno dei più importanti porti europei, nonché un volano per il rilancio della Calabria, è invece ancora una volta sfruttato per il 'lavoro sporco'". "Pur non volendo essere inutilmente allarmisti e confidando nelle competenze e professionalità operanti al porto di Gioia Tauro - prosegue Longo - siamo costretti ad appellarci ai parlamentari calabresi affinché chieda urgentemente ai ministri competenti di trovare una valida alternativa al porto di Gioia Tauro o, nella malaugurata ipotesi il governo non voglia fare passi indietro,di predisporre un piano straordinario per garantire condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione. Allo stesso modo sollecitiamo il presidente della Provincia Giuseppe Raffa affinché si faccia carico di chiedere la convocazione di una riunione urgente del comitato dell'Autorità portuale, per mettere in atto, insieme ai sindaci del territorio, ogni tipo di iniziativa utile a impedire questo ennesimo smacco per la Calabria. Siamo molto dispiaciuti nel vedere come, per l'ennesima volta, il Porto di Gioia Tauro e la nostra regione meritino le attenzioni dei nostri ministri soltanto in condizioni di emergenza e per operazioni scomode o discutibili".

    "Apprendiamo che lo scalo italiano dove avverranno le operazioni di trasbordo delle armi chimiche provenienti dalla Siria sarà Gioia Tauro. La notizia suscita preoccupazione e perplessità". Così Diego Tommasi, di Forza Italia, esperto di tematiche ambientali. "Innanzitutto per le modalità attraverso le quali prendiamo contezza di questo trasporto - prosegue Tommasi - decisamente inusuale. Come è possibile venirne a conoscenza da un'anticipazione giornalistica e non da una comunicazione ufficiale del Governo all'ente Regione e di conseguenza al suo Governatore? Un'operazione questa, definita dai responsabili internazionali senza precedenti e che, per chi non lo sapesse riguarderà, pare, 1500 container contenenti armi chimiche consegnate dai militari di Damasco, la cui pericolosità, è quasi superfluo ricordare, è drammaticamente incombente. Siamo ovviamente contrari a tale ipotesi e, di concerto col Presidente dei consiglieri regionali di Forza Italia, Ennio Morrone, chiediamo di vederci chiaro. Il Porto di Gioia Tauro, d'altra parte, è uno dei pochi scali attivi nel bacino del Mediterraneo che non può consentirsi il lusso di interrompere le proprie attività mettendo a rischio il trend positivo degli ultimi anni. Pertanto, aspettiamo di conoscere immediatamente le misure di sicurezza adottate e se il Governo Letta intenda predisporre una task force di concerto col Presidente Scopelliti per risolvere l'emergenza".

    "La decisione di far transitare nel porto di Gioia Tauro imbarcazioni, tra l'altro prive di doppio scafo, cariche di armi chimiche siriane è di una scelleratezza unica e conferma la superficialità di chi ci governa come il disprezzo nutrito verso i governati, ed i meridionali in particolare". Lo afferma, in una dichiarazione, il senatore di M5S, Francesco Molinari. "È da irresponsabili - prosegue Molinari - mettere a disposizione i nostri porti civili per movimentare pericolosissime sostanze chimiche tossiche potenzialmente idonee a causare un disastro ambientale, in caso di incidenti. Ma ancora più vergognosa è la scelta del porto calabrese, del tutto impreparato e inadeguato a trattare questo materiale micidiale. Le pietose bugie del ministro Lupi, poi, rispecchiano la considerazione che si ha dei cittadini calabresi, trattati alla stregua di poveri selvaggi ed ignoranti con anello al naso e sveglia al collo: trattamento già riservato ai cittadini della Piana in ordine alla pretesa di realizzare un rigassificatore su una pericolosissima zona sismica. E' evidente che il ministro ha un diverso concetto di pericolosità: le navi che arriveranno sono vecchie, poco sicure e non attrezzate per trasportare sostanze come l'iprite, il sarin e il gas nervino VX, vere e proprie armi di distruzioni di massa. Secondo Molinari, "ciò che più ripugna è l'assordante silenzio della politica calabrese, pronta a vendere, come sempre ha fatto, i suoi cittadini per qualche privilegio da spendere in qualche tavolo di concertazione; ma forse gli attuali vertici della politica calabrese (davvero Scopelliti non sapeva niente?) stanno leccandosi le ferite derivanti degli ultimi scandali che hanno bruciato per sempre la loro infima credibilità o forse stanno solo pensando a quale utile ricavare dall'attuale messa in pericolo dei cittadini calabresi. Che diversità di comportamento rispetto al Governatore della Sardegna"

    "E' una vergogna che le armi chimiche siriane siano stoccate a Gioia Tauro e che l'Italia abbia messo a disposizione dell'operazione il proprio territorio, cosa che non ha fatto nessun altro Paese". Lo ha detto il segretario nazionale di Italia dei Valori, Ignazio Messina, giunto in serata davanti all'ingresso del porto di Gioia Tauro. "La cosa ancora più grave - ha aggiunto - è che il ministro Lupi abbia detto che in due anni tremila container con sostanze della stessa pericolosità siano già stati trattati nel porto di Gioia Tauro. Invece di tranquillizzare quella di Lupi è una denuncia forte. Invitiamo il Governo ad impedire questo sbarco e se vuole collaborare a farlo in altro modo. Tutti gli amministratori devono intervenire, con messi leciti, per impedire che l'operazione sia conclusa". Insieme a Messina ha partecipato al presidio davanti allo scalo il consigliere regionale di Idv Giuseppe Giordano, secondo il quale il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti "sapeva tutto dal 9 gennaio scorso. E questo è ancora più grave del suo silenzio".

    "La scelta, comunicata solo oggi dal Governo, di far transitare le armi chimiche della Siria presso il porto di Gioia Tauro, lascia interdetti". Lo afferma, in una dichiarazione, il deputato di Forza Italia Giuseppe Galati. "Non solo per la notizia in sé - prosegue Galati - ma per l'assenza totale di informazioni e di indicazioni innanzitutto in merito alla sicurezza. Ci si trova davanti a un fatto compiuto, a subire una azione su un'area i cui amministratori non sono stati avvisati. Rammaricano le modalità della vicenda, il disinteresse verso la popolazione coinvolta e il fatto che il governo, in particolare il ministro Bonino, non abbia ritenuto opportuno pianificare un intervento del genere con le istituzioni locali direttamente interessate, fornendo invece rassicurazioni sull'impresa a pochi giorni dal passaggio della nave". "Dispiace inoltre - sostiene ancora il parlamentare - che come sempre, pur trattandosi di una importante e sicuramente nobile iniziativa internazionale, venga utilizzato e scelto il sud, in questo caso la Calabria, per operazioni pericolose e dunque negative in termini di ripercussioni, di danni all'immagine stessa della regione, e che mai accada il contrario, che cioè siano attivate iniziative che abbiano un ritorno positivo, che attirino investimenti, decisioni volte a favorire lo sviluppo e la crescita di questa parte del Paese che è già in grandissima difficoltà".

    Il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, esprime "forte preoccupazione sulla decisione di fare approdare nel porto di Gioia Tauro la nave che trasporta le armi chimiche siriane. Mi auguro - prosegue Raffa - che tale scelta sia stata valutata attentamente sotto il profilo ambientale e sugli eventuali problemi che potrebbe causare al territorio. L'auspicio è che la movimentazione di questo materiale altamente nocivo non rappresenti un rischio per la salute pubblica". "Di fronte a tale decisione - prosegue Raffa - c'è da chiedersi se l'Arpacal sia stata coinvolta nella valutazione del rischio legato ad eventuali fughe di sostanze tossiche nocive per l'uomo e l'ambiente. Ed ancora: i vertici della Regione e le istituzioni locali sono stati preventivamente avvisati della decisione governativa? A questo punto, nell'interesse dei cittadini, si rende urgente un chiarimento da parte degli organi competenti. Se così non fosse si creerebbe anche un problema di ordine politico - istituzionale sul quale bisogna riflettere".

    Anche il vice presidente del Consiglio provinciale di Reggio, Giovanni Nucera, interviene sulla vicenda. "Mentre il Governo italiano invita al decoro dei comportamenti politici - afferma Nucera - compie le solite scelte coloniali ed indecorose sulla pelle dei calabresi. Cosi ci troveremo improvvisamente proiettati in uno scenario da fantapolitica che potrebbe trasformarsi in apocalittico, se qualcosa dovesse non andare per il verso giusto o per come preventivato, e non sono eventualità tanto remote quando si trattano materiali ad elevatissimo rischio per la salute umana come le armi chimiche e i vari tipi di gas ad uso militare.Mentre tutte le nazioni europee rifiutano la logica di diventare le pattumiere dei vari regimi militari, in una logica di triste continuità con il passato, si continua a pensare alla Calabria come una terra da discarica. Certo questa volta i residui chimici e batteriologici non ce li lasceranno in regalo, come in passato è stato fatto con ogni tipo di scorie e residui, né dobbiamo essere 'contenti' perché c'è chi dice che questo 'è il più importante disarmo degli ultimi anni' e i calabresi faranno la loro parte entrando nella …..storia, ma la Provincia di Reggio Calabria non ha scelto di entrare per questa triste strada nella storia e non vuole assolutamente farne parte. Ma a fare queste scelte sono sempre i soliti padroni romani, che vivono un una logica antimeridionalista continua, nel silenzio e nella connivenza dei principini e faccendieri politici locali, mentre nessun parere è stato chiesto a nessuna istituzione, neanche a quelle deputate alla salvaguardia della salute, che sicuramente dovranno pronunciarsi su questo inquietante atto messo in scena dal Governo Italiano. La Provincia di Reggio e la Calabria intera non meritano di essere trattate come punto di passaggio o di approdo o di scalo anche temporaneo di nessun tipo di armi chimiche e militari, neanche di quelle che arrivano dalla Siria".

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