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    Spaccio di coca, arresti in Lombardia e Calabria

     

     

    Spaccio di coca, arresti in Lombardia e Calabria

    14 gen 14 I carabinieri del Ros stanno eseguendo, nelle province di Milano, Reggio Calabria e Catanzaro, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 13 indagati per traffico di sostanze stupefacenti. I provvedimenti scaturiscono da un'indagine su una rete di spaccio di cocaina attiva nel milanese, composta da pregiudicati calabresi attivi in Lombardia, contigui, secondo gli investigatori dell'Arma, alle cosche 'ndranghetiste Mancuso di Limbadi (Vibo Valenza), Barbaro-Papalia di plati' (Reggio Calabria) e Ursino-Macri'" di Siderno (Reggio Calabria).

    "È meglio un pregiudicato che un uomo di Stato". A pronunciare questa frase, registrata durante un'intercettazione dai carabinieri del Ros, è uno degli 'ndranghetisti arrestati dai militari nel corso dell'indagine 'Tamburo', che ha portato alla cattura di 13 persone affiliate a importanti cosche calabresi operanti nel traffico di stupefacenti al Nord. Nell'intercettazione in questione si può ascoltare lo scambio tra due trafficanti che mascherano la compravendita di cocaina con il presunto acquisto di camion. Per affermare la propria credibilità, uno dei due dice che "è meglio un pregiudicato (come lui, ndR) che un uomo di Stato", ma il suo interlocutore gli risponde: "...da quella bocca escono cose che ci faranno prendere dieci anni di galera".

    L'indagine 'Tamburo', chiamata in questo modo per il ritmo incalzante del traffico di cocaina gestito dal gruppo, nasce nel marzo 2010, quasi a cavallo con la conclusione della grande operazione 'Il Crimine' del luglio dello stesso anno, quando furono arrestate 300 persone in esecuzione di altrettante ordinanze emesse dal gip di Milano e Reggio Calabria. Un colpo durissimo che aprì spazi per le cosche rimaste estranee alla vicenda: i Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), i Barbaro-Papapia di Platì (Reggio Calabria) e gli Ursino-Macrì di Siderno (Reggio Calabria). Tutte monitorate dagli investigatori a partire proprio dal maggiore rappresentante dei Mancuso, Salvatore, di 47 anni, ritenuto a capo di una cosca che la Commissione parlamentare antimafia ha definito una delle più forti militarmente ed economicamente. I carabinieri hanno così seguito i traffici di Salvatore Mancuso, che però poco tempo dopo è stato arrestato dalla Dda calabrese per un'altra vicenda. Ma intanto sono stati accertati i suoi legami con Antonio Muià, 65enne originario di Siderno, uscito dal carcere nel 2004 dopo una condanna a trent'anni per sequestri di persona a scopo di estorsione commessi in Lombardia tra gli anni '70 e '80 con i fratelli Giuseppe e Michele. In particolare, si ricordano i sequestri di Augusto Rancilio (ucciso durante la prigionia), Luigi Balzarotti, Pasquale Ventura, Maria Giuseppina Parodi e Rosanna Restani. Muià emerge come figura di spicco nel traffico di cocaina - il gip di Milano Luigi Varanelli parla nell'ordinanza di "spaccio in grande stile" - acquistata da altri calabresi e rivenduta all'ingrosso. Elemento interessante, secondo gli investigatori, è che non si tratta di un'organizzazione 'ndranghetista, ma di un'unione di 'ndranghetisti appartenenti a famiglie diverse che superano le discordie che hanno nei territori di appartenenza al Sud, pur di fare affari al Nord. Oltre a Muià, gli altri arrestati sono Gabriele Bonaldi, di 53 anni, Rosario Britti (65), Riccardo Colosimo (40), Antonino Guarnaccia (43), Giuseppe Fiorello Lombardo (65), Luciano Longo (36), Daniele Martino (71), Giuseppe Misiano (26), Giuseppe Molluso (31), Giuseppe Pagano (41), Massimo Sorbilli (42), Giovannino Verre (42).

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