NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Le mani della ndrangheta sul catering a San Siro

     

    Le mani della ndrangheta sul catering a San Siro. In cella anche in cc

    16 dic 14 C'e' anche un tentativo di mettere le mani sul catering alla stadio Meazza per la stagione 2014-2015 cercando di 'screditare' la società che attualmente lo gestisce per il Milan attraverso una falsa indagine che avrebbe dovuto avere lo scopo di far sì che fosse estromessa dal servizio. E' un particolare spiegato oggi in conferenza stampa dal pm Marcello Tatangelo emerso dalle indagini della dda milanese e che oggi hanno portato i carabinieri ad arrestare in tutto 58 persone di cui due in flagranza di reato, con un'operazione che ha smantellato una cosca operativa a Milano tra Piazza Prealpi e viale Certosa. La vicenda, che ha portato in carcere anche un appuntato del nucleo tutela del lavoro dei Cc di Milano, Carlo Milesi, con l'accusa di corruzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio e falso ideologico,riguarda Cristiano Sala - tra gli imprenditori in cella da oggi e diventati da vittime a complici della 'ndrangheta - titolare della 'Maestro di Casa' una importante società nel settore del catering che in passato si occupava, tra l'altro, del servizio per l'Inter. Dopo il fallimento della sua società, Sala, sommerso dai debiti, nel 2011 avrebbe cercato protezione e si sarebbe rivolto all'ndrangheta mettendo a sua volta a disposizione i suoi contatti e le sue strutture. L'imprenditore, per risollevare le sorti della sua attività imprenditoriale, avrebbe cercato quindi di ottenere la gestione del servizio catering durante le partite del Milan a San Siro. Per questo, secondo quanto è emerso dalle indagini, avrebbe corrotto il carabiniere Carlo Milesi per far sì che il militare "si inventasse un'indagine per far finire nei guai" la società concorrente. Il militare ha quindi avviato una 'falsa' inchiesta per sfruttamento del lavoro nero, anche attraverso un'ispezione nei bar dello stadio durante la partita Milan-Roma del 16 dicembre 2013. Poi avrebbe parlato con alcuni dirigenti del Milan, risultati completamente estranei ai fatti, cercando di convincerli a estromettere la concorrente nella gestione del catering e affidare il servizio a una società controllata da Sala. Un tentativo bloccato dall'inchiesta della Procura di Milano. "Ci è dispiaciuto sapere che era coinvolto anche un carabiniere - ha spiegato il generale Maurizio Stefanizzi, comandante provinciale dei carabinieri di Milano - ma ovviamente siamo stati inflessibili". Le indagini sono partite un anno e mezzo fa, da un'intimidazione ai danni di un commerciante di auto a Milano. L'organizzazione legata alla cosca Libri-De Stefano-Tegano di Reggio Calabria e radicata a Milano aveva ai vertici Giulio Martino, arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati insieme ai fratelli Vincenzo e Domenico. Giulio Martino aveva trascorso 20 anni di reclusione e dopo la scarcerazione nel 2009, come ha spiegato il pm Marcello Tatangelo, "ha ridato vita all'organizzazione criminale". Organizzazione che, oltre a controllare attività imprenditoriali, si occupava di estorsioni e traffico di droga. L'inchiesta ha portato anche al sequestro di armi da guerra e, nel settembre 2013, di 300 chilogrammi di cocaina a Genova. In molti casi gli imprenditori "da vittime diventavano organici alle cosche". Tra gli episodi finiti al centro dell'inchiesta, il titolare di una concessionaria di auto a Milano che si era rivolto alla 'ndrangheta per opporsi alle pretese di un creditore, che a sua volta si era affidato a Cosa Nostra. Oppure il proprietario di una sala bingo di Reggio Calabria che si era appoggiato alle cosche per aprire un locale a Cernusco sul Naviglio, nell'hinterland milanese.

    Un CC nelle intercettazioni. Ci sarebbe stato anche un incontro con "quello che ha firmato il contratto d'appalto della Milan-Entertainment" e cioè Alfonso Cefaliello, componente del Cda della squadra rossonera, per cercare di screditare la società che gestiva il catering allo stadio Meazza e dirgli che nulla era "a posto". E' quanto emerge da una intercettazione tra Cristiano Sala, titolare del gruppo 'Il Mestro di casa' e l'appuntato dei carabinieri Carlo Milesi, entrambi arrestati oggi nell'operazione della dda milanese che ha portato in carcere 58 persone. Il militare, secondo l'accusa, avrebbe intascato 1000 euro da Sala (imprenditore ritenuto complice della cosca risorta a Milano) sulle ceneri del gruppo Branca azzerato negli anni '90 per redigere una informativa, poi trasmessa in Procura, in cui si segnalava falsamente che la società che gestisce il catering per la stagione 2014-2015, utilizzava lavoratori stranieri in nero. Lo scopo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato, come si legge nell'ordinanza del gip Gennaro Mastrangelo "convincere la società Milan a non rinnovare il contratto di appalto con la IT srl, e così consentire al Sala di ottenere con le sue società di catering il lucroso appalto" Ecco alcuni passaggi della conversazione intercettata lo scorso 20 gennaio in cui viene a galla il piano architettato dai due:
    CARLO: Poi abbiamo parlato con quello che ha firmato il contratto d'appalto della Milan-Entertainment
    SALA Cristiano: sì come si chiama?
    CARLO: eeehh! Macichiello..bah! Un nome strano
    SALA Cristiano: Cefaliello!! Minchia, cioè avete parlato con Cefaliello, figa! Cefaliello è nel consiglio di amministrazione Fininvest di fianco a Berlusconi...a Marina Berlusconi
    CARLO: è dentro...è consigliere anche di A.C. Milan...
    SALA Cristiano: il consorzio certo...ma gli avete fatto paura?
    CARLO: beh! Gliel'abbiamo... Insomma l'ha capito...abbiamo acquisito i documenti a lui direttamente, poi abbiamo parlato con l'ex Ferri con l'ex funzionario di PS
    SALA Cristiano: sì
    CARLO: che adesso lavora lì
    SALA Cristiano: sì, certo Ferri, il figlio del...del ministro
    CARLO: ah! Lui è il figlio del ministro Ferri?
    SALA Cristiano: sì è il figlio del ministro Ferri
    CARLO: ah, ecco perché è paraculato a lavorare lì
    SALA Cristiano: (parla a terze persone che sono in sua compagnia) no non c'ha soldi...no appena m'arrivano...siamo sotto di 19.000 euro (in sottofondo si riconosce la voce di Giulio MARTINO)
    CARLO: poi questo Cicchiello...Cicariello com'è che si chiama adesso...sò il nome..
    SALA Cristiano: Cefaliello
    CARLO: quando siamo arrivati lui era dalla Barbarella
    SALA Cristiano: ah, sì!
    CARLO: sì, sì era dalla Barbarella...comunque il botto grosso lo faremo...allora...domani noi depositiamo la prima...in ...in...Procura
    SALA Cristiano: ah, sì!
    CARLO: dopodichè...dopodichè! La stampa ne darà divulgazione...
    SALA Cristiano: Bravo! Bravo! Bravo!! Ma lì l'importante è che (..) avete spiegato che non è un c... a posto?

    Vita criminale che non si registrava da 20 anni. Dalle indagini che stamane hanno portato ad arrestare 59 persone nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Dda milanese e condotta dai carabinieri, emerge ''uno spaccato di vita criminale a Milano che non si registrava da 20 anni''. Lo ha spiegato il generale Maurizio Stefanizzi comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri di Milano durante la conferenza stampa in Procura in cui sono stati spiegati alcuni dettagli dell'operazione contro la 'ndrangheta. In sostanza, nell'indagine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Marcello Tatangelo e Paola Biondolillo, è stata smantellata un'organizzazione legata alla cosca Libri-De Stefano-Tegano, attiva in città nella zona tra piazza Prealpi e viale Certosa. Le inchieste condotte negli ultimi anni, invece, hanno decapitato cosche operative nell'hinterland e in Lombardia. Il generale Stefanizzi durante la conferenza stampa ha ribadito che ''è da 20 anni che non c'erano operazioni di questo tipo nell'area metropolitana milanese''. Tra le persone arrestate stamattina peraltro ci sono parecchi imprenditori che dimostrano ancora la capacità della 'ndrangheta di infiltrarsi nei tessuti della società civile.

    A Ventimiglia una camera di controllo. Si estendevano anche in Ligura e in Francia, tra Sanremo, Ventimiglia e la Costa Azzurra, gli interessi dell'organizzazione criminale radicata a Milano e legata alla cosca Libri-De Stefano-Tegano di Reggio Calabria smantellata dall'inchiesta della Dda di Milano. Secondo quanto è emerso da una conversazione intercettata dagli investigatori tra uno degli arrestati, Giulio Martino, ritenuto il vertice dell'organizzazione, e un'altra persona, si troverebbe a Ventimiglia, vicino al confine francese, la "camera di controllo di tutta la Liguria" per quanto riguarda le attività della 'ndrangheta. Ecco alcuni dei passaggi della conversazione, che risale al 14 agosto 2013: - Interlocutore: a Sanremo ci sono i vecchi proprio? - Giulio Martino: sì. - Interlocutore: Stanno bene? - Giulio Martino: no...non fanno...hanno il politico, il coso, raccolgono per il sindaco...il lavoretto...sono vecchietti...la carne di capra. A Ventimiglia invece c'è la camera di controllo. - Interlocutore: sì? - Giulio Martino: sì, di tutta la Liguria...io là mi sedevo. In un'altra conversazione intercettata una donna, Roberta Cafagna, anche lei arrestata, parla della 'pericolosità' dei fratelli Giulio e Vincenzo Martino. "Enzo ti sradica tutta la famiglia - afferma - se gli fai qualcosa parte dal più piccolo e arriva al più grande. Non guarda in faccia a nessuno Enzo, c'ha una cattiveria dentro che 'manco i cani'".

    Inchiesta parte da denuncia giornalista. L'indagine che ha portato, oggi, all'arresto di 57 persone (due i latitanti) e che ha permesso di smantellare un clan di stampo 'ndranghetista a Milano e nel Milanese, nasce curiosamente proprio a Sedriano (Milano), primo comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose. A denunciare pubblicamente quell'episodio era stata una giovane giornalista freelance nota per la sua attività d'inchiesta per un quotidiano locale dell'Alto Milanese e per le querele avviate contro di lei dal sindaco di Sedriano. Tra gli episodi allora usciti sulle cronache locali c'era appunto quello di un grave gesto intimidatorio, sei colpi sparati contro un'auto posteggiata, avvenuto il 5 aprile 2012, che in realtà - è poi emerso dalle indagini della Dda - nascondeva un'azione mafiosa per un recupero crediti nei confronti di tale Massimiliano Cecchin, che in un secondo momento aveva denunciato tutto. "Le dichiarazioni dell'uomo - si legge nel dispositivo giudiziario - sin dal principio riscontrate, consentono di indagare ambiti operativi molto più vasti...". I due autori dell'attentato intimidatorio, due fratelli, sono stati arrestati: secondo le accuse avrebbero preteso il rientro di 150 mila euro che avevano elargito per avviare un'attività di importazione di auto che non era andata in porto, un'attività che ovviamente gravitava nell'orbita del sodalizio criminale egemone nella cittadina. (

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore