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    Processo Scajola,contestata aggravante mafiosa a Chiara Rizzo

    La Rizzo e Matacena

     

    Processo Scajola,contestata aggravante mafiosa a Chiara Rizzo

    11 dic 14 Il Pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, ha contestato l'aggravante mafiosa nei confronti di Chiara Rizzo, moglie dell'armatore Amedeo Matacena; di Martino Politi, indicato come il factotum di Matacena e Roberta Sacco, l'ex segretaria dell'ex ministro Claudio Scajola. La contestazione è avvenuta stamane nell'udienza del processo con rito abbreviato in corso davanti al Gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani. Chiara Rizzo, Martino Politi e Roberta Sacco sono accusati di aver tentato di schermare le aziende di Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e di aver tentato di procurare la mancata esecuzione della pena nei confronti dell'ex parlamentare di Forza Italia che da tempo si trova a Dubai. La modifica del capo d'imputazione e la contestazione dell'aggravante mafiosa, secondo quanto ha riferito il Pm in aula, si rende necessaria dopo una serie di approfondimenti investigativi relativi alla gestione della società Cogem, controllata da Chiara Rizzo e dal marito Amedeo Matacena. La Cogem, secondo quanto hanno accertato gli agenti della Dia, si sarebbe accaparrata i principali appalti pubblici a Reggio Calabria. Al termine dell'intervento del pubblico ministero il giudice per le udienze preliminari, Adriana Trapani, ha rinviato il processo al 18 dicembre prossimo. Durante l'udienza di stamane Chiara Rizzo non era presente in aula.

    Legale: contestazioni infondate. "Con riferimento alle nuove contestazioni oggi effettuate dall'ufficio di procura va da subito chiarito che, allo stato, le stesse non sono state ammesse dal Gip". Lo afferma in una nota uno dei difensori di Chiara Rizzo, l'avvocato Bonaventura Candido. "Su nostra richiesta - aggiunge - la dottoressa Trapani ha concesso alla difesa un termine per interloquire sull'ammissibilità della nuove contestazioni e su questo tema il giudice dovrà prendere una decisione tra sette giorni. Nel merito riteniamo tali contestazioni, oltre che infondate, del tutto inammissibili ed in contrasto con i limiti che derivano dal provvedimento di estradizione della nostra cliente che non lascia spazio alcuno a fatti nuovi di epoca anteriore all'estradizione stessa. Inoltre, relativamente all'aggravante ex art. 7, abbiamo l'impressione che si voglia far rientrare dalla finestra ciò che nel procedimento a carico di Chiara Rizzo è già uscito della porta principale. L'ufficio di procura aveva infatti già contestato la detta aggravante". "A fronte - prosegue l'avv. Candido - delle fondate e trancianti censure del gip (Tarzia) la Procura aveva rinunziato a detta contestazione e ciò ha consentito di chiedere il giudizio immediato che, altrimenti, non avrebbe potuto avere corso. Oggi la Procura ripropone le stesse contestazioni ma a nostro giudizio ciò non è tecnicamente possibile. Queste ed altre saranno le eccezioni che sosterremo con vigore alla prossima udienza del 18/12 perché convinti della irritualità ed infondatezza delle richieste oggi avanzate".

    Rigettata la ricusazione al giudice della Rizzo. E' stata rigettata l'istanza di ricusazione presentata nel novembre scorso nei confronti del giudice per le udienze preliminari, Adriana Trapani, davanti al quale è in corso il processo con rito abbreviato nei confronti di Chiara Rizzo, Martino Politi e Roberta Sacco. Nella prima udienza del processo il gup di Reggio Calabria aveva deciso di non astenersi malgrado l'istanza di ricusazione presentata nei suoi confronti. La richiesta di ricusazione del giudice era stata depositata dall'avvocato Corrado Politi nell'interesse di Martino Politi, già segretario particolare di Matacena. Il legale, nell'istanza, aveva evidenziato che Martino Politi era stato precedentemente giudicato dal giudice Trapani nel processo scaturito dall'operazione 'Mozart', a conclusione del quale furono condannate otto persone, tra le quali il suo assistito.

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