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    Processo alluvione Vibo, sentiti i primi testimoni

     

     

    Processo alluvione Vibo, sentiti i primi testimoni

    10 apr 14 Sfilano i primi testimoni nel processo per l'alluvione di Vibo Valentia avvenuta il 3 luglio di 7 anni fa. Nel processo sono imputate 15 persone tra ex amministratori dell'epoca, dirigenti ed ex di Comune e Nucleo industriale, della Regione nonché dell'Autorità di bacino, per le quali sono state avanzate le accuse a vario titolo di omicidio colposo, disastro colposo, inondazione colposa ed omissione di atti di ufficio. Il pubblico ministero, Vittorio Gallucci, ha sentito i testimoni che hanno ripercorso i momenti relativi ai soccorsi delle persone travolte dalla furia delle acque, del fango e dei detriti. Il primo ad essere sentito è stato l'agente della Polizia stradale Francesco Carchedi che ha riferito di essere giunto in contrada Sughero, dove c'è stata l'onda di fango che travolse Nicola De Pascale, Ulisse Gaglioti e il nipotino di quest'ultimo di appena 15 mesi, Salvatore, strappato dalle braccia della madre. Il teste ha riferito che, una volta arrivato sul posto, lungo la Statale 18, la situazione era drammatica. Ha aggiunto di essere stato allertato dalle continue chiamate alla sala operativa della Polizia che segnalavano la presenza di strade completamente allagate e persone bloccate all'interno delle auto o delle case e di aver prestato i primi soccorsi nella zona della Madonnella. Carchedi ha ricordato anche di aver scorso una donna completamente coperta di fango. Era la madre del piccolo Salvatore Gaglioti. Il bimbo però non c'era più. Era stato trascinato dal fango caduto dal costone sovrastante insieme allo zio e al suo collega Nicola De Pascale, entrambi guardie giurate che si erano fermate a prestare soccorso. L'altro teste è stato il poliziotto della Scientifica Nazzareno Fiamingo, che ha scattato le fotografie sul luogo dell'alluvione. Al termine dell'udienza il processo è stato rinviato al 15 maggio.

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