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    A Lamezia la quinta edizione della festa "Avviso pubblico"

     

     

    A Lamezia la quinta edizione della festa "Avviso pubblico"

    24 ott 13 Lamezia Terme si fa megafono della voce di tutti gli amministratori "sotto tiro", dei sindaci che pagano ogni giorno con la paura, con le minacce a se stessi e ai propri familiari, il prezzo di non essersi piegati al compromesso con la mafia e le logiche mafiose. Da Lamezia Avviso pubblico vuole accendere i riflettori sulla realtà degli amministratori locali minacciati, tema che sarà al centro della V Festa Nazionale che si svolgerà domani e dopodomani, 25 ottobre e 26 ottobre, all'Auditorium del "Liceo Campanella" e a Palazzo Nicotera, sede della Biblioteca Comunale. "Nel 2012 - ha detto il coordinatore nazionale di Avviso pubblico, Pierpaolo Romani, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa - sono stati 270 gli amministratori e i funzionari negli enti locali, oggetto di minacce della criminalità organizzata, uno ogni 34 ore, e un terzo degli atti intimidatori è avvenuto in Calabria. E' un dato preoccupante - ha aggiunto - non solo per il meridione ma per l'Italia intera. Proprio qualche giorno fa sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose i Comuni di Cirò e di Sedriano (Milano). Il problema della lotta alla criminalità organizzata accomuna nord e sud senza distinzioni". Romani ha detto che la Calabria è stata scelta per la festa nazionale di Avviso pubblico per rendere omaggio "ai sindaci che come Gianni Speranza, Maria Carmela Lanzetta, Elisabetta Tripodi e Rosario Rocca, sono diventati punti di riferimento per tutto il Paese. Una Calabria che resiste, espressione di una buona politica che va difesa e diffusa". Secondo Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme, "quanto è avvenuto a Monasterace non può ripetersi a Benestare e in nessun altro comune". Facendo riferimento alle dimissioni di Maria Carmela Lanzetta da sindaco di Monasterace, Speranza ha sostenuto che ''è dovere dello Stato non lasciare soli i sindaci in prima linea nella difesa della legalità e manifestazioni come quella di Avviso pubblico servono a mettere in rete i sindaci e a farli dialogare con le istituzioni perché alle parole seguano i fatti". "Mi sono dimessa - ha detto, da parte sua, Maria Carmela Lanzetta - per quella coerenza che si impone ad ogni sindaco di fronte alla sua popolazione. Le enclave mafiose, ma non solo mafiose, sono i macigni che impediscono agli amministratori quel cambio di passo necessario in tante realtà calabresi". Secondo il sindaco di Benestare, Rosario Rocca, vittima anch'egli di recente di un'intimidazione, "la Calabria è fatta di cittadini per bene. Ciò che chiediamo allo Stato è più attenzione per i piccoli comuni, che anche in Calabria rappresentano la parte migliore del Paese". "Vogliamo lanciare - ha detto il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi - un messaggio di buona politica. La nostra missione come sindaci in realtà difficili come Rosarno è come una lotta di resistenza. Ho iniziato il mio mandato cercando di cancellare l'etichetta di Rosarno razzista e mafiosa'', ha aggiunto il primo cittadino di Rosarno, ribadendo ''la necessità del contrasto alla cultura mafiosa che in molti casi è ancor più pericolosa del braccio armato della mafia".

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