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    Fallimento azienta rifiuti vibo, Gdf sequestra 1.5 mln di beni, 13 a indagine

     

     

    Fallimento azienta rifiuti Vibo, Gdf sequestra 1.5 mln di beni, tra i 13 indagati coordinatore PD

    15 ott 13 I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno condotto un'operazione per il sequestro di beni a imprese che operano nel settore della raccolta dei rifiuti nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica su reati in materia di bancarotta fraudolenta per il fallimento della società mista pubblico-privata Proserpina, cui era affidata la raccolta dei rifiuti solidi urbani a Vibo Valentia. Il sequestro ha riguardato società riconducibili ai soci privati della Proserpina, mentre la parte pubblica risulta parte offesa. Secondo l'accusa, i soci privati, che erano maggioranza in seno alla Proserpina, avrebbero sub-appaltato la raccolta a società private a loro riconducibili. Quindi non avrebbero pagato per il servizio svolto e le società si sono poi fatte assegnare i mezzi strumentali, quali autocompattatori, per un valore di circa 2,5 milioni che l'Ufficio per il commissario per l'emergenza ambientale della Calabria aveva assegnato alla Proserpina.

    Tra gli indagati il coordinatore del PD: Ci sono i revisori dei conti ed i componenti del Consiglio di amministrazione della Proserpina, oltre al commissario liquidatore ed un imprenditore, tra le 13 persone indagate per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della società mista incaricata della raccolta differenziata a Vibo Valentia. Tra loro c'è anche il coordinatore provinciale del Pd Michele Mirabello, componente del Cda. Gli altri indagati sono i revisori dei conti Domenico Antonio Naso, Giandomenico Pata e Giuseppe Betrò; i componenti del Cda Francesco Pantano, Giuseppe Ceravolo, Michele Mirabello, Marcella De Vita, Gino Citton, Ciro Orsi, Domenico Scuglia e Michelangelo Petrolo; il commissario liquidatore Giovanni Vecchio e Natalina Cricelli titolare dell'omonima ditta, socio privato di maggioranza nella Proserpina. Il provvedimento di sequestro emesso dal gip Gabriella Lupoli ha riguardato Vecchio e la Cricelli. Vecchio, secondo l'accusa, prima dell'apertura della procedura fallimentare, allo scopo di favorire la ditta individuale "Cricelli Natalina", creditore della società mista Proserpina di 643 mila euro quale corrispettivo per il noleggio di mezzi ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani, ''eseguiva nei confronti della medesima, a danno dei creditori - ha scritto il gip - il pagamento di 478 mila euro non spiegando l'opposizione all'esecuzione, ovvero agli atti esecutivi nella procedura esecutiva avviata dalla predetta ditta in forza del decreto ingiuntivo del 2008''. In particolare, ha scritto il gip, gli amministratori della Proserpina non provvedevano all'inserimento dell'annotazione del riservato domino sui certificati di proprietà degli automezzi trasferiti dall'Ufficio del commissario delegato nonostante le reiterate richieste della Oram Srl che aveva fornito gli automezzi per il tramite di una apposita ordinanza commissariale. Successivamente, nove automezzi su dieci erano divenuti oggetto di espropriazione mobiliare da parte della Cricelli Natalina''. L'assegnazione dei veicoli - ha evidenziato ancora il magistrato - si verificava ''a cagione dell'inerzia di Vecchio che, in accordo con la Cricelli, allo scopo di favorire la sua ditta a danno di altri soggetti creditori, ometteva di esperire l'azione di opposizione all'esecuzione''.

    Atti alla DDA.''La forza di questa inchiesta è nelle carte''. Alessandro Pesce, pm titolare dell'indagine Persefone sul fallimento della società Proserpina, lo ha detto a chiare lettere. Ciò che è messo nero su bianco rappresenta, a suo dire, un punto cardine dell'attività coordinata dalla procura e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria. Il giovane magistrato ha ribadito più volte questo concetto nel corso della conferenza stampa svoltasi alla presenza del procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, del tenente colonnello Paolo Valle, del colonnello Michele Di Nunno e del tenente Oscar Olivieri, della guardia di finanza. Nelò corso dell'incontro è stato anche riferito che gli atti sono stati trasmessi alla Dda di Catanzaro per il sospetto che la vicenda possa interessare anche personaggi legati alla criminalità organizzata. ''Questa indagine - ha aggiunto Pesce - conclude lo spettrogramma che la Procura aveva già iniziato sulla Proserpina Spa e sulla gestione dei fondi provenienti dal Commissario per l'emergenza rifiuti, e dimostra come e perché una parte di questi denari finiva nelle casse dei soci privati. In più, essa dimostra l'artificio contabile che ha consentito agli stessi soci di avvantaggiarsi. Un artificio molto sottile''. Il pm ha evidenziato la complessità dell'inchiesta che ha potuto contare sulla presenza di un consulente contabile per mezzo del quale si è riusciti a ''stabilire in maniera trasparente ed oggettiva ciò che dalle carte era emerso. In buona sostanza, il socio privato di maggioranza aveva attivato un credito attraverso un decreto ingiuntivo, quindi un'apparente veste legale, volendo celare il vero intento, cioè favorire la soddisfazione di un altro socio della Proserpina. E questo non poteva non essere a conoscenza del commissario liquidatore il quale non ha contrastato in alcun modo la pretesa illegittima del creditore in relazione ai beni mobili, cioè agli autocompattatori''. Parole di elogio verso il pm Pesce e gli uomini della Finanza sono state espresse dal procuratore Spagnuolo, che ha ripercorso la vicenda evidenziando come la Proserpina avesse beneficiato del conferimento di 10 automezzi da parte dell'allora commissario all'emergenza. ''Ma arriva un momento - ha aggiunto - in cui la società mista inizia a subappaltare parte della sua attività a ditte private riconducibili ai soci componenti la stessa. Succede, dunque, che accumula una serie di crediti rimasti non soddisfatti. E così, nel mentre la Proserpina vive un delicato momento di crisi aziendale, i soci, che avrebbero dovuto sostenerla, chiedevano ed ottenevano gli storni dei mezzi, che non potevano essere distratti, di cui oggi il gip ha disposto il sequestro. Alcuni di questi sono stati recuperati in Puglia e al riguardo stiamo vagliando tutte le carte inerenti le cessioni''. Spagnuolo ha rimarcato come già nel 2004 la società avesse ''gravissime perdite. Nonostante questo con artifici contabili veniva rappresentata come solida. In quell'anno il capitale ammontava a 600.000 euro mentre nel 2000 era di alcuni milioni. Con questo modus operandi la situazione si è protratta fino al 2010 quando fu dichiarata fallita. Un fallimento di 10 milioni di euro. E tutto questo perché per circa sei anni si è voluto rappresentare una società florida proprio per conseguire emolumenti pubblici che aiutavano le società miste. E una grossa parte confluiva nelle casse dei soci privati in quanto amministratori di altre imprese operanti nel medesimo settore''. Il colonnello Di Nunno ha, infine, riferito della difficoltà incontrate nell'acquisizione ed ha ricordato come il Nucleo di polizia tributaria fosse già a conoscenza, nel 2008, della situazione quando cioè fu fatta un'attività di verifica fiscale. ''Questa bancarotta - ha concluso l'ufficiale - oltre che per i numeri si caratterizza anche per i cittadini, perché i fondi che il commissario destinava alla Proserpina come automezzi, sarebbero dovuto servire a contenere la spesa collettiva per il servizio di nettezza urbana. E invece..''.

    Gli accertamenti sono scattati a seguito di un’attività investigativa in materia di bancarotta in relazione al fallimento di una S.P.A. a capitale misto. Le indagini sono state rivolte su due tronconi tra di loro collegati, il primo riguardante l’assegnazione di 10 automezzi nuovi alla S.P.A. da parte dell’Ufficio del Commissario Delegato all’Emergenza Ambiente in Calabria e il secondo ha riguardato la falsa appostazione in bilancio delle voci relative all’assegnazione dei predetti automezzi e dei crediti vantati dalla S.P.A. nei confronti dell’ufficio del commissario delegato afferenti l’incentivo per favorire la raccolta differenziata. Si evidenzia che gli organi societari della s.p.a., con la loro condotta omissiva, hanno cagionato la mancata annotazione della clausola del riservato dominio sui certificati di proprietà degli automezzi a favore dell’ufficio del commissario delegato, permettendo così che gli stessi, poco prima della dichiarazione di fallimento della s.p.a., fossero fraudolentemente destinati al socio privato di maggioranza (titolare, a sua volta, di una ditta individuale e socia di un’ulteriore società operante nello stesso settore della raccolta di rifiuti e di proprietà del coniuge). L’illegittima e fraudolenta appostazione in bilancio delle voci, con una differenza iniziale di circa 800.000 euro, ha sensibilmente alterato sia l’ammontare del patrimonio netto che il risultato d’esercizio a partire dal bilancio 2004 sino alla data del fallimento. L’operato dell’organo amministrativo nella predisposizione dei bilanci ha consentito, pertanto, di evidenziare un patrimonio netto positivo (o comunque superiore a quello reale) e quindi ha permesso di evitare l’adozione dei provvedimenti di ricapitalizzazione o di liquidazione della società che, al contrario, ha proseguito la propria attività, così determinando ovvero concorrendo a determinare il dissesto della S.P.A., con passivo fallimentare di € 9.700.644,73.
    L'A.G. ha disposto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 13 soggetti risultati ricoprire incarichi societari all’interno della S.P.A.

    «I rifiuti possono essere oro pulito oppure denaro sporco, lurido. Per il momento, in Calabria essi stanno fruttando a chi persegue interessi illeciti con ogni mezzo. Per fortuna lo Stato, anche se colpito da 'ndrangheta, massoneria e gruppi di potere, dimostra sempre la sua presenza viva». Lo afferma la deputata M5S Dalila Nesci in relazione al sequestro, da parte della Guardia di finanza, di società riconducibili ai soci privati della Proserpina, che gestiva la raccolta dei rifiuti solidi urbani a Vibo Valentia. Nesci ringrazia la Guardia di Finanza e la Procura di Vibo Valentia, ''che stanno dimostrando - sottolinea - un impegno, una professionalità e una dedizione encomiabili, nonostante la grave mancanza di mezzi e la difficilissima situazione ambientale». Secondo la deputata vibonese ''il Movimento Cinque Stelle sta facendo con coraggio la sua parte, sia per quanto concerne l'indicazione di strategie specifiche sul riciclo sano dei rifiuti, sia per gli accertamenti sulle spese pubbliche effettuate nella lunga gestione commissariale. Avevamo chiesto infatti contezza, al Governo, del miliardo di euro riversato in Calabria''. ''La giustizia e le forze di polizia - conclude Dalila Nesci - stanno andando avanti. Ora bisognerà ripensare tutto, a partire dalle società pubblico-private. Serviranno soprattutto cambiamenti radicali negli enti locali, per cui andranno rimossi e sconfitti i legami con tutti i poteri in contrasto con lo Stato e lo sviluppo''.

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