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    Esami facili all'UniMessina, arrestati docente ed ex Consigliere provinciale

     

     

    Esami facili all'UniMessina, arrestati docente ed ex Consigliere provinciale. L'ombra della ndrangheta

    06 lug 13 Ci sono anche un ex consigliere provinciale, Santo 'Dino' Galati Rando, e un docente di Statistica e matematica al dipartimento di Scienze economiche, Marcello Caratozzolo, tra i destinatari di provvedimenti restrittivi nell'ambito dell'inchiesta Campus su esami 'facili' all'università di Messina. La Dia di Catania ha eseguito, nei loro confronti, un'ordinanza agli arresti domiciliari. A entrambi è contestata l'associazione per delinquere, corruzione, millantato credito e voto di scambio. Gli altri destinatari di provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip di Messina ed eseguiti dalla Dia di Catania, sono Domenico Antonino Montagnese, già indagato nell'inchiesta Panta Rei, al quale è contestato anche un caso di usura e tentativo di estorsione e l'aggravante del metodo mafioso, e Salvatore D'Arrigo, bloccato a Brescia. Per i due è stato disposto l'arresto in carcere. Nell'inchiesta Campus, coordinata dal procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, dall'aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto della Dda Liliana Todaro, sono indagate altre tre persone. Per due di loro è stato disposto l'obbligo di firma. Nell'ambito delle indagini, che si sono avvalse di intercettazioni ambientali e telefoniche e anche di pedinamenti, é emerso anche "il reciproco scambio di favori tra sodali, culminato, col riferimento al voto di scambio, nel sostegno politico offerto a Santo 'Dino' Galati Rando alle elezioni alle Regionali in Sicilia del 28 ottobre del 2012". Secondo l'accusa sarebbero state "barattate preferenze elettorali con idoneità scolastiche garantite attraverso scuole private".

    Coinvolti molti docenti. "L'indagine non coinvolge solo gli arrestati di oggi c'é un secondo filone che riguarda tutte le facolta" dell'ateneo Peloritano". Lo ha detto Angelo Bellomo a capo della Dia di Catania stamani a Messina durante la conferenza stampa sull'inchiesta sugli "esami facili" nell'ateneo peloritano. "Non possiamo dare numeri - prosegue Bellomi - ma sarebbero coinvolti molti docenti. Il ruolo di promotore e organizzatore delle attività connesse alla cosca era Montagnese che era in contatto con il clan Fabrizia nel Vibonese. Il clan utilizzava questo collegamento per condizionale con metodo mafioso gli esami e l'inserimento soprattutto alla facoltà di Medicina di studenti calabresi". "L'indagine del centro operativo di Catania - prosegue - è iniziata nel 2012 prima dei test di ammissione all'università di diverse facoltà, dalle indagini fin da subito si è avuta la conferma dei sospetti che nell'ambiente universitario di Messina, ancora una volta, gli esami erano condizionati da fattori e soggetti esterni. Da una lato il metodo mafioso che si realizzava attraverso la figura di Montagnese, già indagato in Panta Rei, dall'altro un metodo 'politico' che ha fatto riferimento alla figura di Caratozzolo. L'indagine 'Campus' è uno spaccato trasversale di interferenze che hanno interessato l'università ma che si sono allargate"

    L'ombra della ndrangheta: La Dia ha scoperto una compravendita di esami e titoli di laurea nell'ateneo di Messina da anni al centro di scandali e inchieste della magistratura. Le indagini sono cominciate nel luglio 2012 in vista degli esami di ammissione alle varie facoltà previsti per il successivo settembre, e - dicono gli inquirenti - hanno consentito di individuare un'organizzazione criminale all'ombra della 'ndrangheta: al vertice vi era Domenico Montagnese. Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, e pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, la Dia ha documentato in diretta incontri e pagamenti. L'organizzazione criminale che agiva col metodo mafioso, spiegano gli investigatori, ha anche effettuato tentativi di estorsione a orafi residenti al Nord Italia, e faceva prestiti usurai a tassi mensili del 50% dell'importo del prestito concesso. Il sistema di "favori" e "intercessioni" presso l'Università di Messina emerso dalle indagini andava dal diffuso malcostume della raccomandazione all'efficace e grave interferenza sulle commissioni d'esame tanto da alterare risultati dei test di accesso alle Facoltà a numero chiuso e condizionare pesantemente alcune commissioni esaminatrici per le abilitazioni professionali come quelle per la professione di dottore commercialista. In particolare è emerso che Montagnese e Marcello Caratozzolo, dietro compenso economico, offrissero a vario titolo il loro interessamento per il superamento degli ostacoli ad esami ed abilitazioni. L'organizzazione criminale dice la Dia "tesseva efficaci relazioni e rapporti d'affari con i docenti - come l'indagato Caratozzolo - nonché con personale amministrativo, con lo scopo di influenzare, dietro pagamento di somme di danaro, l'andamento di esami universitari per interferire sullo svolgimento delle prove preselettive di accesso a Facoltà a numero chiuso, per far conseguire l'abilitazione alle libere professioni, senza che sia mai stata persa di vista e manifestata, con prepotente arroganza, l'origine calabrese dell'indagato Montagnese che ha imposto i propri metodi di intimidazione ed influenza per consentire alla clientela 'protetta' richiedente il favore di cui di volta in volta aveva bisogno in cambio di denaro".

    Se vuoi l'esame devi minacciare. "Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un cazzo.. e..senza problemi, allora bisogna andare praticamente a minacciare...non c'é niente da fare è così...é questo il sistema... quello si caca di sotto è tutto la il discorso...bisogna andare a minacciare...bisogna andare a minacciare e saperlo fare...perché se no, sei fottuto". E' uno dei dialoghi intercettati della Dia di Antonio Montagnese arrestato nell'operazione "Campus" a Messina. "E poi c'é il metodo Caratozzolo.... - continua Montagnese - Caratozzolo và.. dice: 'questo e' un amico..un..cosa..vediamo che possiamo fare.. parapì..parapù". "Il consistente e variegato tessuto relazionale nel quale l'organizzazione criminale ha potuto progettare i propri ambiti di operatività - dicono gli investigatori - è connotato da autorevoli nomi di docenti, che il sodalizio ha ritenuto a disposizione per attuare una vera e propria modalità di azione attraverso i seguenti metodi: 'avvicinamento' dei docenti; corruzione anche mediante piccole regalie in grado di 'ammorbidire' l'atteggiamento di quei docenti più esigenti ma parimenti sensibili alla 'premura'; minaccia dei docenti, conseguendo l'effetto di una vera e propria intimidazione in grado di garantire il risultato finale del superamento dell'esame, qualora le condizioni (i rapporti con il docente interessato, ovvero la scarsa preparazione del candidato) non consentissero di procedere mediante un più cauto 'avvicinamento' e suggerissero un'azione decisa e risolutoria"

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