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    Riferimenti denuncia: dopo 4 anni ferma attività università in immobile confiscato

     

     

    Riferimenti denuncia: dopo 4 anni ferma attività università in immobile confiscato

    03 lug 13 "L'Università Antimafia, che doveva già essere realizzata negli immobili assegnati nel 2009 all'Associazione Riferimenti, è un progetto ambizioso e innovativo, che prevede la costruzione di una cittadella universitaria concepita per studiare i segreti e i meccanismi, le strategie e il funzionamento dei clan mafiosi al fine di formare la futura classe dirigente della lotta alla 'ndrangheta''. Lo afferma, in una nota, il vicepresidente di Riferimenti, Nello Ruello che richiama l'attenzione sul mancato avvio delle attività dell'iniziativa. "Un progetto non solo ambizioso - prosegue Ruello - ma anche simbolico, considerato il fatto che gli immobili nei quali verrà realizzata l'Università, erano di proprietà di una delle cosche di 'ndrangheta piu' potenti al mondo, il clan Mancuso di Limbadi, nella provincia vibonese. Il progetto è stato sostenuto dall'ex Ministro dell'Interno Roberto Maroni che per la sua esecuzione aveva anche destinato tre milioni di euro dei fondi Pon sicurezza 2007/2013. E' stato da subito salutato con entusiasmo dall'allora Procuratore Nazionale della Dda Piero Grasso, oggi Presidente del Senato della Repubblica, che ha visitato quegli immobili". "La programmazione di quest'iniziativa - aggiunge Ruello - ha avuto difficoltà di ogni genere, intralci da più parti camuffati e palesi anche di natura pseudo-burocratica assolutamente infondati e inesistenti. Nel maggio 2012, il presidente ed il vicepresidente dell'associazione sono stati oggetto, tramite una missiva, di serie minacce di morte con l'intento di farli desistere e di allontanarli da Limbadi. Ma Riferimenti non ha abbandonato il progetto, non ha abbassato la testa allo strapotere della 'ndrangheta. Purtroppo oggi, dopo ben quattro anni dalla consegna dei beni all'associazione, perdura una posizione di stallo, nonostante i numerosi interventi del prefetto Di Bari. Questo progetto, riscatterebbe un territorio tanto martoriato e vituperato dalla 'ndrangheta quale quello vibonese, costituendo un incentivo alla legalita' ed un valore aggiunto all'onestà dei tanti cittadini di questa terra".

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