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    Operazione contro le cosche di Scilla, 7 arresti dei CC

     

     

    Operazione contro le cosche di Scilla, 7 arresti dei CC

    02 lug 13 Sette persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria in una operazione contro la cosca 'Nasone - Gaiettì di Scilla. Gli arresti sono stati eseguiti in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Dda. Vengono contestati i reati di associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose e intestazione fittizia di beni. Le indagini sono state avviate nel giugno del 2011 dopo l'arresto, per estorsione, di Giuseppe Fulco, e rientrano in una più ampia inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nei confronti della cosca che ha già portato all'arresto di 17 persone ed al sequestro di beni per complessivi 15 milioni di euro. Le indagini, secondo gli investigatori, hanno consentito di confermare "l'esistenza a Scilla di un'associazione mafiosa denominata cosca Nasone-Gaietti costituita ed organizzata al fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati a mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, avvalendosi per dette finalità della forza e dell'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento che ne deriva".

    Le mani sui lavori della A3. Numerose estorsioni ad imprenditori locali ed interesse della cosca agli appalti dei lavori per l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Sono queste alcune delle principali attività della cosca di 'ndrangheta 'Nasone-Gaiettì di Scilla emerse nel corso delle indagini dei carabinieri di Reggio Calabria che stamane hanno arrestato sette persone per associazione mafiosa, estorsioni e intestazione fittizia di beni, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Negli ultimi anni gli investigatori hanno registrato decine di danneggiamenti effettuati sul territorio per imporre la forza intimidatrice della cosca. Le indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno avuto inizio nel giugno del 2011 dopo l'arresto per estorsione di Giuseppe Fulco. Lo sviluppo investigativo aveva portato anche all'arresto di altre 17 persone ed al sequestro di beni. Dopo la raffica di arresti altri componenti della cosca si sarebbero presentati ad imprenditori, impegnati nei lavori di ammodernamento dell'Autostrada A3, prospettando la necessità di dover garantire adeguato sostentamento ai detenuti ed ai loro familiari. In particolare le indagini dei carabinieri hanno portato a scoprire una estorsione compiuta nell'aprile e maggio 2012 ai danni di una ditta alla quale era stato richiesto il pagamento di 500 euro mensili a titolo di tangente. Gli investigatori hanno compiuto anche accertamenti patrimoniali nei confronti delle persone arrestate ed hanno scoperto un ingente patrimonio che era il frutto del reimpiego del denaro proveniente dalle attività illecite. In particolare Matteo Gaietti avrebbe intestato ai suoi familiari tutti i beni acquistati in modo da evitare eventuali provvedimenti di sequestro. I particolari dell'operazione sono stati resi noti stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato i vertici del comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, il procuratore Federico Cafiero de Raho ed il procuratore aggiunto Michele Prestipino. Gli inquirenti hanno più volte sottolineato la collaborazione di alcune delle vittime. Anche il Giudice per le indagini preliminari che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare, nel provvedimento, ha sostenuto che le attività "tecniche di intercettazione sono state valorizzate dalle dichiarazioni testimoniali rese dalle vittime, rappresentando una formidabile occasione storico-culturale, che si auspica imitabile nel mondo dell'imprenditoria che opera sul territorio".

    ''Non possiamo che esprimere il più vivo apprezzamento per l'ultima brillante operazione condotta a Scilla dai carabinieri del Comando provinciale reggino sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio". Lo afferma Confindustria Reggio Calabria. "Un lavoro impeccabile - è scritto in una nota - che aggiunge un ulteriore importantissimo tassello al mosaico della lotta alla criminalità organizzata che, ci auguriamo, possa quanto prima arrivare a pieno compimento, affrancando così definitivamente il territorio calabrese dalla presenza opprimente della 'ndrangheta. E' importante sottolineare come all'indispensabile azione di contrasto condotta da magistratura e forze dell'ordine, stia offrendo adesso un contributo tangibile anche il mondo dell'imprenditoria reggina. Da questo punto di vista accogliamo e rilanciamo il pensiero espresso dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio, Michele Prestipino, sulla necessità di aumentare lo sforzo del mondo produttivo nel denunciare fenomeni di illegalità. Confindustria Reggio Calabria, su questo punto, ha inteso da tempo avviare un preciso percorso in grado di unire la tutela delle esigenze di crescita del tessuto imprenditoriale ad un'economia sana improntata al rispetto delle regole, alla trasparenza e alla legalità". "A testimonianza di ciò - concludono gli industriali reggini - basti ricordare l'operazione 'Terra Bruciata' contro la cosca Libri, nata proprio in seguito alla denuncia di un nostro associato. Il tema della legalità, peraltro, sarà al centro dell'assemblea pubblica di Confindustria Reggio Calabria, in programma il prossimo 8 luglio alla presenza di un autorevole parterre di relatori".

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