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    Costringevano imprenditore a far assumere parenti, 5 arresti

     

     

    Costringevano imprenditore a far assumere parenti, 5 arresti per estorsione, tra loro ergastolano in libertà

    23 gen 13 Avevano costretto un imprenditore ad assumere alcuni loro parenti, le cinque persone sottoposte a fermo stamani dalla squadra mobile di Reggio Calabria e da personale dei Commissariati di Bovalino e Siderno, nell'ambito di un'operazione denominata "Dogville". Si trattava comunque, secondo quanto emerso dalle indagini, di assunzioni fittizie, dal momento che i lavoratori percepivano lo stipendio ma non svolgevano alcuna mansione. Dalle indagini é emerso anche che l'imprenditore, che opera nel settore dell'assistenza agli animali, quando ha deciso di licenziare coloro che aveva assunto fittiziamente, sarebbe poi stato costretto a pagare ai fermati mille euro al mese.

    Tra loro ergastolano in libertà. C'é anche un ergastolano scarcerato nel dicembre 2010 per decorrenza dei termini di custodia cautelare, perché le motivazioni del processo d'appello erano state depositate quattro anni e mezzo dopo la sentenza, tra le cinque persone sottoposte a fermo dalla polizia per estorsione, riciclaggio ed usura aggravati dalle modalità mafiose. Si tratta di Giuseppe Belcastro, di 57 anni, ritenuto il boss dell'omonima cosca, operante a Sant'Ilario sullo Ionio. Belcastro era stato condannato all'ergastolo nel marzo 2006 dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria a conclusione del processo sulla faida di Sant'Ilario, durata oltre 17 anni, tra le famiglie dei D'Agostino da una parte e dei Belcastro-Romeo dall'altra. Ma le motivazioni di quella sentenza furono depositate solo nel dicembre 2010, provocando la scarcerazione di Belcastro. Dopo essere uscito dal carcere, Belcastro fu avviato alla pena alternativa nella casa di lavoro di Sulmona. Quindi il Tribunale di sorveglianza dell'Aquila dispose nei suoi confronti la trasformazione della misura in libertà vigilata per due anni e Belcastro tornò a Sant'Ilario. La scarcerazione di Belcastro provocò scalpore e polemiche otre all'intervento dell'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano e del procuratore generale presso la Cassazione. Belcastro, ritenuto capo indiscusso della cosca, è considerato colui che dette inizio allo scontro con i D'Agostino con i quali era precedentemente federato e dei quali, secondo l'accusa, era il braccio destro e killer. Per porre fine allo scontro, che ha provocato numerosi omicidi, intervennero i vertici dei clan dominanti a Locri e Siderno.

    Arresti: Belcastro è stato sottoposto a fermo insieme ad altre quattro persone, Antonio Galizia (24), Giuseppe Nocera (50), Domenico Musolino (57) e Ivano Tedesco (50) per estorsione ai danni di un'imprenditore. Secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ed il pm della Dda Antonio De Bernardo, che hanno firmato i provvedimenti di fermo, il denaro estorto finiva proprio a Belcastro.

    Indagini: Secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria e dei commissariati di Bovalino e Siderno, l'imprenditore è stato costretto ad assumere come braccianti agricoli alcuni affiliati alla cosca oltre a dover pagare direttamente somme di denaro. Circostanze che l'imprenditore ha denunciato alla polizia. Gli assegni usati per pagare gli stipendi, nonostante gli assunti non si recassero al lavoro, venivano portati all'incasso da uno degli indagati, che poi girava il denaro a Belcastro.

    Operazione: L'operazione è stata eseguia della squadra mobile di Reggio Calabria e dei Commissariati di Bovalino e Siderno sui 5 fermi emessi dalla Dda nei confronti di presunti affiliati alla cosca dei Belcastro-Romeo di Sant'Ilario. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di estorsione, riciclaggio ed usura, aggravati dall'aver agevolato la 'ndrangheta. Secondo l'accusa avrebbero esercitato pressanti richieste ad un imprenditore affinché pagasse il "pizzo".

    Questore: prima volta denunciata estorsione. ''E' la prima volta da quando sono alla guida della Questura di Reggio Calabria che viene denunciata una estorsione". Lo ha detto il questore Guido Longo incontrando i giornalisti per illustrare l'operazione che stamani ha portato al fermo di Belcastro e di altre quattro persone per estorsione ai danni di un imprenditore. "Spero - ha aggiunto - che ne seguano altre, perché se si denuncia e si dà alle forze dell'ordine la possibilità di operare, si dà un colpo serio alla 'ndrangheta. Altrimenti, e' tempo perso per tutti. L'estorsione è il reato principe di ogni organizzazione mafiosa, che così si impone e controlla il territorio". "Un'indagine seria, fatta bene - ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri - e piena di riscontri che ha ripercorso la storia del principale responsabile di questa estorsione: Giuseppe Belacastro. Pur condannato all'ergastolo ha ottenuto la libertà per decorrenza dei termini ma non ha mai smesso di delinquere. Parliamo di un personaggio di spessore che mandava i suoi uomini a chiedere mille euro al mese e lo stipendio fittizio per il figlio. Poi la richiesta finale di 60 mila euro". L'estorsione era stata scoperta dalla polizia dal giugno scorso, sulla base di alcune risultanze investigative, ma la svolta si è avuta a dicembre con la denuncia da parte dell'imprenditore che ha deciso di collaborare con le forze dell'ordine.

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