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    In Calabria tour contro sfruttamento braccianti immigrati

     

     

    In Calabria tour contro sfruttamento braccianti immigrati

    31 ott 12 Portare musica e gioia al popolo dei braccianti migranti. Questo l'obiettivo del viaggio nelle campagne italiane di Sandro Joyeux, musicista di origine francesi a Roma dal 2010. L'iniziativa 'AntischiaviTour', nata per caso dalla collaborazione con le associazioni promotrici per sensibilizzare al tema della migrazione, ha già fatto tappa in Puglia, Basilicata e Piemonte. Dal primo al 4 novembre giungerà in Calabria passando per le campagne di Rosarno, Cinquefrondi e Reggio Calabria. Sandro Joyeux suona per i migranti, canta nella loro lingua concludendo ogni concerto con bravi improvvisati intonati dal pubblico straniero. Così le performance diventano una festa condivisa. "Mi piace - racconta Joyeux - sentirmi un giullare, una sorta di saltimbanco dei migranti. Conoscendo il loro dialetto, mi sento di dover portare la mia musica in queste campagne e farla diventare nostra. Un gesto dedicato prima di tutto alla loro tradizione, poi, un piccolo modo per contribuire a quel processo di integrazione di cui tanto si è parlato, ma che resta immersa nella disperazione e nel disagio, ferma ai fatti di Rosarno. Per questo la tappa nella città calabrese: per far capire che quella rivolta è nella memoria e che vogliamo superarla in parte con questa convivenza, fatta di musica e allegria". Obiettivo del tour, oltre all'elemento del recupero delle tradizioni e della felicità, è denunciare le condizioni di sfruttamento del lavoro e il disagio dei braccianti agricoli, quindi sensibilizzare le istituzioni, i media e i singoli cittadini all'attuazione di politiche sociali che permettano il riconoscimento dei diritti dei migranti al fine di migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro in zone lontane dalle comodità delle città.

    Il 31 dicembre verrà chiuso lo stato d'emergenza decretato lo scorso anno per gli immigrati arrivati dal nord Africa ma è necessario trovare i fondi per gestire i 18mila migranti che ancora sono assistiti dallo Stato. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli nel corso di un'audizione in Commissione diritti umani del Senato, sottolineando che Viminale e Regioni hanno istituito un tavolo tecnico già da mesi con l'obiettivo di trovare una soluzione al problema. Ad oggi, ha spiegato l'attuale commissario per l'emergenza, sono 17.857 i migranti assistiti dallo Stato e distribuiti in tutte le regioni italiane. A questi vanno aggiunti 297 tunisini che hanno usufruito del permesso di soggiorno di protezione umanitaria e 1.061 minori accolti nelle strutture accreditate e attrezzate. Quasi la metà di coloro che sono assistiti, sono ospitati in strutture fornite dalla rete delle onlus, mentre il 25% si trovano attualmente in alberghi, poco meno del 20% in strutture comunali e il 5% in appartamenti. Quanto ai costi, Gabrielli ha precisato che dei circa 1,3 miliardi stanziati (797 milioni per il 2011 e 495 per il 2012) per l'assistenza ne verranno spesi a emergenza conclusa meno di 600. Oltre 530 milioni sono invece stati utilizzati per le spese del ministero dell'Interno - compresi gli accordi bilaterali con Tunisia e Libia - e il restante per coprire l'impegno delle forze armate. "Entro il 31 dicembre - ha detto Gabrielli - tutti gli stati di emergenza verranno chiusi, compreso quello sul nord Africa. Queste persone però non scompaiono nè si vaporizzano: sono esseri umani, anche un po' preoccupati per il loro futuro perché il dopo è tutto da scrivere". C'è dunque un "problema concreto" di reperimento delle risorse per gestire il post emergenza e su cui le regioni stanno lavorando assieme al Viminale, il ministero al quale tornerà la gestione della vicenda appena si rientrerà nell'amministrazione ordinaria. Nel corso dell'audizione, il capo della Protezione Civile ha poi definito quella dell'emergenza in nord Africa un'esperienza fatta di 'luci ed ombre': "Ci sono state realtà territoriali che non solo si sono impegnate per trovare vitto e alloggio ai migranti, ma hanno anche tentato di sviluppare un percorso concreto di integrazione. Altri territori, obtorto collo - ha concluso - , hanno fatto il compitino, non facendo nulla per integrare queste persone".

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