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    Terremoto Pollino, Sindaco Mormanno "Paese richia di chiudere"

     

     

    Terremoto Pollino, Sindaco Mormanno "Paese richia di chiudere"

    30 ott 12 O lo Stato interviene oppure Mormanno rischia seriamente di chiudere. E' questo il grido d'allarme lanciato da Guglielmo Armentano, sindaco del paese più colpito dal terremoto di magnitudo cinque che venerdì scorso ha scosso il Pollino. Armentano è al fianco della popolazione del suo paese da pochi minuti dopo la scossa e non si è risparmiato un attimo. Ma col passare dei giorni ed il delinearsi dei danni provocati dal sisma al patrimonio edilizio del paese, si sta rendendo conto sempre di più che da solo il Comune potrà fare ben poco per rimettere in piedi gli edifici dichiarati inagibili. Al momento si tratta di 95 abitazioni del centro storico (40 sono state dichiarate inagibili oggi nel corso dei 206 controlli effettuati dai vigili del fuoco). Ma non ci sono solo quelle. Otto chiese su dieci sono chiuse, ma soprattutto è chiuso l'ospedale che al momento del sisma ospitava 36 degenti. Adesso la struttura è transennata ed il personale sarà trasferito in blocco nell'ospedale di Castrovillari. Tre container sono stati allestiti nelle vicinanze come punto di primo soccorso, ma per avere una parola definitiva sulla staticità della struttura occorreranno settimane e, comunque, alla fine sarà necessario metterci mano per adeguarla. Ed inevitabilmente serviranno soldi. E poi ad essere stati colpiti sono anche gli esercizi commerciali. Proprio stamani è stato dichiarato inagibile il supermercato situato nella piazza centrale del paese. Ed è partendo da questa situazione che Armentano, senza perdere la sua pacatezza, è arrivato a dire: "Stiamo valutando con gli altri sindaci della zona un'azione forte. Non possiamo essere abbandonati. Qui il paese rischia di chiudere. Da soli non ce la facciamo. Stamani una famiglia mi ha avvicinato e mi ha detto che se continua così se ne andrà a Roma". Tutto nasce dalle parole del capo della protezione civile Franco Gabrielli che venerdì scorso, al termine di un sopralluogo, ha detto di non ravvisare le condizioni per la dichiarazione dello stato di emergenza. Affermazioni che non hanno mancato di provocare reazioni in Calabria, con una levata di scudi del mondo politico. Il Consiglio regionale ieri ha approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta ad intervenire sul Governo per arrivare alla dichiarazione. Interventi che Armentano apprezza, ma che, a suo dire, non bastano. "Ringrazio chi ha proposto l'ordine del giorno - ha detto - ma non possiamo fermarci alle buone intenzioni. La Giunta regionale deve trovare il modo di intervenire. Anche perché la terra continua a tremare". Già, la terra. Oggi si sono registrate un'altra decina di scosse, la più forte delle quali di magnitudo 2.7, ed altre due sulla Sila. La gente continua a dormire nelle auto, mentre i carabinieri pattugliano le strade del centro di Mormanno per evitare il fenomeno degli sciacalli. Ed in Basilicata, l'altra zona colpita dal sisma, intanto, la Protezione civile installerà a Rotonda tre prefabbricati per sostituire le dieci tende che ospitano gli sfollati. Ma la terra, oggi, non ha tremato solo sul Pollino. Una nuova scossa di magnitudo 3.6 è stata registrata nell'aquilano, riportando alla mente degli abitanti della zona il sisma devastante del 6 aprile 2009 che provocò 308 morti ed oltre 1.500 feriti. Questa volta, fortunatamente, al di là del comprensibile spavento, non sono stati registrati danni.

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