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    Processo Padre Fedele, in appello PG chiede conferma condanna

     

     

    Processo Padre Fedele, in appello PG chiede conferma condanna

    18 ott 12 Il sostituto procuratore generale di Catanzaro Raffaela Sforza ha chiesto la conferma della condanna di primo grado per padre Fedele Bisceglia e il suo segretario Antonio Gaudio, accusati di violenza sessuale su una suora. In primo grado, il 6 luglio 2001, padre Fedele è stato condannato dal Tribunale di Cosenza a nove anni e tre mesi di reclusione e Gaudio a sei anni e tre mesi. L'ex frate è in aula ad assistere al processo. Il pg ha sostenuto che la suora é attendibile.

    "Sono tranquillo": "Sono tranquillo e sereno". E' quanto ha detto padre Fedele Bisceglia al termine della prima udienza del processo d'appello che lo vede imputato con il suo ex segretario Antonio Gaudio, accusati di violenza sessuale nei confronti di una suora. Padre Fedele ha partecipato all'udienza del processo d'appello, in corso a Catanzaro, restando seduto sul banco degli imputati e continuando a pregare, sgranando il rosario. Al termine dell'udienza, durante la quale il Pg ha chiesto la conferma della condanna di primo grado per i due imputati, l'ex frate ha affermato: "sono fiducioso nella giustizia. Sono gli altri, invece, che devono aver paura del giudizio di Dio. Io seguo Gesù Cristo, il quale ha detto che i perseguitati saranno beati". Nell'udienza di stamane, la difesa ha presentato una memoria di 289 pagine nella quale vengono introdotti, secondo gli avvocati, nuovi elementi processuali. La difesa ha chiesto anche ai giudici della Corte d'appello l'eventuale riapertura dell'istruttoria dibattimentale. I legali di parte civile, l'avvocato Marina Pasqua, per la suora vittima delle violenze, e l'avv. Amelia Ferrari, per il centro antiviolenza 'Lanzino' di Cosenza, nei loro interventi hanno sostenuto che tutti gli argomenti che hanno portato all'appello della difesa sono stati già affrontati nel corso del processo di primo grado. Gli avvocati di parte civile hanno infine sostenuto che la memoria difensiva è inammissibile. Hanno avuto poi inizio le arringhe difensive. Per oltre tre ore l'avvocato Eugenio Bisceglia, difensore di padre Fedele, ha analizzato punto per punto la sentenza di primo grado ritenendola "raccapricciante perché usa due pesi e due misure. C'é stata poi una attività investigativa pessima". L'avv. Bisceglia, citando poi un passo dell'arringa difensiva fatta dall'avvocato Raffaele Della Valle nel processo ad Enzo Tortora, ha concluso il suo intervento chiedendo ai giudici di Catanzaro l'assoluzione dell'ex frate. "Assolvete padre Fedele - ha detto - perché è innocente. Assolvete padre Fedele in modo da non essere prigionieri di pregiudizi e omissioni"

    Difesa: Valutare violazioni processuali. "E' sempre più evidente la scarsa attendibilità della denunciante che l'ha vista coinvolta, nelle more di questo processo, in ben altri tre episodi di violenza sessuale ad opera di ignoti". E' quanto affermano i difensori di padre Fedele, gli avvocati Eugenio Bisceglia e Franz Caruso, nella memoria di 289 pagine depositata alla Procura generale ed alla Corte d'appello di Catanzaro. Nella memoria si fa riferimento, inoltre, a presunte inadempienze processuali e si chiede di accertare se "possano conseguire violazioni perseguibili a norma di legge". Nel fascicolo del procedimento contro padre Fedele sono stati allegati una serie di altri sottofascicoli relativi a denunce presentate dalla suora vittima delle presunte violenze sessuali. La suora denunciò agli agenti della squadra mobile di Roma di aver subito violenze sessuali nel giugno del 2005, nel novembre del 2006 e nell'aprile del 2007 e di aver subito minacce nel luglio e nell'agosto 2006. "Duole ravvisare - sostengono i difensori - che è stata disposta l'archiviazione di un procedimento aperto, comprensivo di più sottofascicoli, in chiara, evidente e dichiarata connessione a quello per cui è parola (4733/2005), ma mai acquisiti a quest'ultimo. D'altro canto, non ci meraviglia che ciò sia nella realtà accaduto, posto che le risultanze istruttorie esperite hanno dato tutte esito negativo, conseguendone una provata inattendibilità delle dichiarazioni della suora che palesemente ha deposto il falso". I difensori di Padre Fedele sostengono, inoltre, che il fascicolo contenente le denunce fatte a Roma, al vaglio del Pm Claudio Curreli, non "poteva e non doveva essere archiviato". "E' di tutta evidenza - prosegue la memoria - che il fascicolo 5472/2010, comprensivo di una attività giudiziaria-investigativa copiosa svolta dalla Procura e dalla Pg di Roma, sempre in dichiarata connessione con il fascicolo principale 4733/2005, avrebbe dovuto trovare la giusta collocazione presso quello definito con sentenza quivi gravata. Ma è di altrettanta evidenza che le risultanze probatorie emerse, completamente negative ed in conflitto con le dichiarazioni della suora, avrebbero di certo consentito una decisione differente da quella per cui è appello".

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