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    La Laganà si difende "Contro di me accuse non vere"

     

     

    La Laganà si difende "Contro di me accuse non vere"

    06 ott 12 "Le accuse che mi sono state rivolte non sono vere". Lo ha detto la deputata del Pd Maria Grazia Laganà, facendo dichiarazioni spontanee ai giudici del Tribunale di Locri che la stanno processando per truffa e falso in qualità di ex vice direttore sanitario dell'Azienda sanitaria di Locri per una presunta truffa ai danni dell'ente in merito a forniture di materiale. Nel pomeriggio dovrebbe essere emessa la sentenza. Maria Grazia Laganà, vedova di Franco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005, ha sostenuto, in particolare, che non sono vere le accuse mosse nei suoi confronti dall'ex dirigente sanitaria dell'ospedale di Locri, Albina Micheletti, che ha riferito in aula di essere stata chiamata, nell'estate del 2005, dalla Laganà alla presenza di Fortugno, per parlarle di una fornitura per il pronto soccorso. La teste aveva anche detto che una volta constatata la quantità del materiale aveva fatto denuncia. "Non sono vere - ha detto stamani la Laganà - le accuse della Micheletti. Non l'ho costretta a fare quell'ordinativo. Io e mio marito non abbiamo mai avuto rapporti con lei né sul piano personale né su quello professionale. E non abbiamo avuto rapporti neanche con Pasquale Rappoccio che tra l'altro è di una parte politica distante dalla mia". Rappoccio è l'ex titolare della Medinex, la ditta fornitrice di materiale sanitario che avrebbe beneficiato degli appalti illeciti, ed è anche lui imputato nel processo. La deputata del Pd ha quindi parlato del marito per dire che "ha sempre pagato per gli alberghi nei quali alloggiava in occasione di convegni o di manifestazioni e come primario del pronto soccorso era una persona costante e seria sul lavoro. Come medico e come politico è stato anche autore di una serie di denunce sulla gestione della Asl di Locri che poi sono finite nel nulla". La parlamentare, dopo le dichiarazioni spontanee ha lasciato l'aula per impegni personali e professionali. Subito dopo ha iniziato a parlare l'avvocato Luca Maio, difensore di un altro imputato, l'ex direttore amministrativo dell'Asl Maurizio Marchese. Nel processo sono imputati anche un funzionario amministrativo dell'ente, Nunzio Papa, e un medico dell'ospedale, Alvina Michelotta. L'inchiesta che ha portato al processo fu avviata nel 2006 dopo la relazione del prefetto Basilone, nominato commissario all'Asl di Locri in seguito allo scioglimento dell'Azienda disposto all'indomani dell'omicidio di Fortugno.

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