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    Le mafie sulla Somalia, rifiuti tossici da sversare in cambio di armi. Indaga la UE

     

     

    Le mafie sulla Somalia, rifiuti tossici da sversare in cambio di armi. Indaga la UE

    20 giu 12 Una commissione di esperti nominata dalla Ue sta indagando sui possibili legami esistenti tra le organizzazioni criminali italiane e i pirati somali, secondo quanto ha rivelato dall'inviato speciale dell'Ue per il Corno d'Africa, Alexander Rondos. L'indagine prende corpo da un libro inchiesta scritto dal consulente Onu Michel Koutouzis e pubblicato una settimana fa, dal titolo "Criminalità, traffici e retì" (Crime, Trafficking and Networks) in cui l'autore racconta che "la camorra, la Ndrangheta e la Sacra Corona Unita forniscono ai signori della guerra armi dai Balcani in cambio del permesso di smaltire rifiuti tossici al largo della costa somala". Il traffico incrociato di armi e rifiuti tossici sulla rotta Italia-Somalia, secondo quanto è descritto nella pubblicazione, farebbe finire nelle casse della criminalità organizzata italiana e somala centinaia di milioni di euro ogni anno, oltre a un numero smisurato di piccole armi utilizzate dai pirati per assalire le navi mercantili che attraversano l'oceano Indiano. Una montagna di denaro sporco investito, successivamente, nel redditizio comparto del turismo delle principali città costiere del Kenya e della Tanzania, meta di turisti provenienti da tutto il mondo. "Tonnellate di rifiuti vengono scaricati ogni anno al largo delle coste di Somalia, Sudan ed Eritrea sotto il naso delle innumerevoli navi da guerra che controllano il trasporto via mare nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden", si legge nel libro scritto da Koutouzis, criminologo greco. Una pratica, quella dello sversamento di rifiuti tossici nell'oceano Indiano, che risale almeno al 2004. Nel corso di una conferenza stampa, Rondos ha rivelato, inoltre, che la mafia italiana e le organizzazioni somale fanno parte di un "sistema della criminalità organizzata globale" attraverso cui ciascuno riesce a intessere affari redditizi e a muovere un enorme quantità di denaro attraverso le più svariate attività illecite: "Dobbiamo scoprire chi è che finanzia i pirati somali, per questo abbiamo coinvolti esperti del settore", ha spiegato l'inviato speciale dell'Ue per il Corno d'Africa. I pirati somali attualmente detengono oltre 200 tra passeggeri e membri dell'equipaggio delle navi sequestrate al largo delle coste somale negli ultimi mesi. Alcuni di essi, tenuti in ostaggio da più di 18 mesi in "pessime condizioni", secondo quanto riferiscono i media locali, versano in condizioni di salute disperate e rischiano di morire. "L'indagine è in corso", ha assicurato Rondos e gli esperti sono già al lavoro per fornire alle autorità le prove necessarie a smantellare l'imponente organizzazione criminale che unisce l'Italia alla Somalia.

    L'inviato speciale dell'Ue per il Corno d'Africa, Alexander Rondos, ha rivelato che una commissione di esperti sta indagando su possibili legami esistenti tra le organizzazioni criminali italiane e i pirati somali. L'indagine è partita dal libro di Michel Koutouzis, consulente Onu -"Criminalità, traffici e reti"-in cui si spiega che "camorra, Ndranghetta e Sacra Corona Unita forniscono ai signori della guerra armi dai Balcani in cambio del permesso di smaltire rifiuti tossici al largo della costa somala". Secondo il criminologo greco, autore del libro, "tonnellate di rifiuti vengono scaricati ogni anno al largo delle coste di Somalia, Sudan ed Eritrea sotto il naso delle innumerevoli navi da guerra che controllano il trasporto via mare nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden". Un traffico illegale incrociato di armi e rifiuti tossici che produce "centinaia di milioni di euro l'anno", soldi che sono poi riciclati attraverso l'industria del turismo in Kenya e in Tanzania. "Dobbiamo scoprire chi è che finanzia i pirati somali nel sistema della criminalità organizzata globale. Le indagini sono in corso", ha detto Rondos.

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