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Minacce al sindaco di Rosarno, arrestato il boss Pesce
Minacce al sindaco di Rosarno, arrestato il boss Pesce 05 set 11 Un'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata nel carcere di Opera a Milano, dove è detenuto, a Rocco Pesce, di 54 anni, indicato come il capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta, in relazione alla lettera di minacce inviata da Pesce il 26 agosto al sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi. Nel provvedimento restrittivo, emesso dal gip di Reggio Calabria su richiesta del procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino Giarritta e del pm Rosario Ferracane, si contesta a Pesce il reato di minacce nei confronti di un corpo politico o amministrativo per impedirne o per turbarne l'attività. Rocco Pesce sta scontando nel carcere di Opera una condanna all'ergastolo per omicidio, associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti. Nella lettera di minacce inviata al sindaco di Rosarno, Rocco Pesce esprimeva ''rammarico e disappunto per il fatto che il Comune di Rosarno si è costituito parte civile nel procedimento penale a carico mio e della mia famiglia - ha scritto il boss - dato che da parte nostra non vi è stata alcuna azione penalizzante a danno delle istituzioni, dei commercianti e degli abitanti del comune di Rosarno. Ritengo, inoltre, di non avere recato alcun distrubo al quotidiano cittadino e, tanto meno, inquinato l'aria che respirate". "La cosa che più mi ha sconcertato, dato la stima che io e la mia famiglia abbiamo sempre manifestato nei suoi confronti, soprattutto il giorno delle elezioni amministrative dove lei è stata eletta per la sua serietà e personalità che gode di ottima etica professionale - ha scritto ancora Pesce nella lettera al sindaco - è stata la sua esternazione, manifestante giudizi affrettati sicuramente influenzati da pregiudizi mediatici. Io e la mia famiglia eravamo soliti godere della reciproca compagnia con i suoi più stretti famigliari, in occasione dei consueti aperitivi in Corso Garibaldi, dove a memoria ricordo piacevoli e cordiali scambi costruttivi di opinioni, dove si argomentava questioni interessanti della nostra città. Mi viene in mente un detto senza alcuna allusione, che ogni persona ha i propri scheletri nell'armadio, e converrà con me che l'estremo perbenismo è solo ipocrisia, e sono sicuro che lei è una persona molto intelligente per poter cadere in simili bassezze". "Voglio che lei sappia - concludeva la lettera di Pesce al sindaco di Rosarno - che sono in galera da più di vent'anni innocentemente, ma il problema non è solo questo. Nel mio stato detentivo la cosa che più mi disturba e mi fa soffrire è che l'amministrazione comunale di Rosarno ha tra le sue priorità il benessere dei extracomunitari clandestini, anziché i problemi dei miei familiari già sofferenti e comunque dei veri cittadini di Rosarno. E questo forse perché non godono di sovvenzioni della Comunità europea, a differenza dei clandestini?". © RIPRODUZIONE RISERVATA Cerca con nell'intero giornale: -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "
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