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    Processo Meta: poliziotto informò indagato di una microspia

     

     

    Processo Meta: poliziotto informò indagato di una microspia

    25 nov 11 Un agente di polizia, che non è mai stato identificato, informò un commerciante che nel suo ufficio i carabinieri del Ros di Reggio Calabria avevano installato una microspia. A rivelarlo è stato il colonnello dei Carabinieri Valerio Giardina, per anni al comando del Ros di Reggio. Giardina, che nel febbraio del 2008 catturò il boss Pasquale Condello, detto "il Supremo", dopo 18 anni di latitanza, ha deposto oggi in Tribunale per oltre sette ore nel processo scaturito dall'operazione "Meta" che ha portato all'arresto di una trentina di persone ritenute affiliate alle cosche della città De Stefano e Condello. E' la quarta udienza del processo dedicata alla testimonianza di Giardina. L'ufficiale, rispondendo alle domande del pm distrettuale Giuseppe Lombardo, ha ricostruito minuziosamente la rete dei fiancheggiatori e dei complici di Condello, descrivendo uno spaccato inquietante della città, sottoposta a tappeto al racket. Giardina ha quindi descritto il ruolo che avrebbe rivestito il commerciante Ugo Marino, molto noto in città, titolare del negozio After Fashion, non imputato nel processo ma ritenuto dagli investigatori legato ai condello. Nel suo ufficio, i carabinieri avevano installato una microspia. "Abbiamo potuto ascoltare - ha detto Giardina - Marino che salutava una persona che era con lui nello studio, un tale Pippo, agente di polizia, di cui non abbiamo mai scoperto l'identità, che lo informava appunto della presenza della microspia". L'ufficiale ha poi riferito che Marino, in numerose conversazioni, diceva di avere saputo dell'intenzione di Pasquale Condello di acquistare un bar prestigioso a Milano. L'ex comandante del Ros ha poi parlato dei ruoli di supporto svolti da Bruno Morabito, suocero di Pasquale Condello, e di Giandomenico Vazzana e Domenico Condello, nipoti de "il supremo", aggiungendo che erano attivi nelle attività estorsive. Ascoltando le parole dell'ufficiale, Condello, collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, ha più volte gesticolato, avendo il microfono spento, per contestare la sua deposizione ed ha anche chiesto di parlare col proprio difensore, l'avv. Francesco Calabrese. In videoconferenza era collegato anche Giuseppe De Stefano, figlio del defunto boss Paolo. Il processo è stato aggiornato al 2 dicembre.

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