NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Operazione Crimine 2, i dettagli

     Operazione Crimine, il video

     

    Operazione Crimine 2, i dettagli dell'operazione

    08 mar 11 I particolari dell’operazione Crimine 2, che ha portato agli arresti di 41 persone, sono stati illustrati questa mattina nel Comando provinciale dei Carabinieri dal procuratore distrettuale della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Assieme a lui il comandante dei Ros, il generale Mario Parente, il comandante provinciale col. Pasquale Angelosanto, il comandante del Reparto operativo, t.col. Carlo Pieroni, il comandante del Nucleo investigativo, mag. Gianluca Vitaliano, il comandante della Compagnia di Melito Porto Salvo, cap. Onofrio Panebianco, il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, primo dirigente Renato Cortese, e due poliziotti tedeschi, rispettivamente il primo dirigente vice questore aggiunto Neumann, del BKA (Bundes kriminal amt, la polizia criminale federale), e il vice questore aggiunto Axel Mogelin, del Lka (Land kriminal amt, polizia criminale del Land del Baden-Wurttemberg).

    «Le indagini – ha dichiarato il Procuratore distrettuale – sono state sviluppate, oggi siamo a una nuova tappa, il contesto ovviamente è lo stesso, assetto unitario, presenza di vertici, ci sono decine di conversazioni che dibattono asseto, rapporti, gradi da conferire, cerimonie di battesimo di nuovi affiliati. Il dato interessante è lo sviluppo dei rapporti con l’estero, questa volta i provvedimenti giudiziari sono stati emessi anche nei confronti di calabresi emigrati in queste regioni d’Europa e del mondo. Particolarmente importante la collaborazione delle autorità tedesche, non solo per le rogatorie ma anche per i 6 arresti eseguiti in Germania. Altri provvedimenti sono da eseguire in Canada (nei confronti di Etreni, Cirillo e Minnella), uno dei quali invece è stato eseguito pure dalla Polizia di Stato, perché la persona (Giuseppe Bruzzese) si trovava occasionalmente a Siderno». Le indagini, ha aggiunto Pignatone, mostrano due filiere diverse, quella canadese e australiana che fa capo soprattutto ai Commisso di Siderno in particolare; e la filiera tedesca, con addentellato in Svizzera, come emerge dal rapporto tormentato tra locali calabresi al confine tra Svizzera e Germania «per cui viene rimessa la soluzione dei contrasti alla provincia di Reggio Calabria, e in particolare – ha aggiunto Pignatone – alla società di Rosarno cui questi locali fanno capo e Domenico Oppedisano».

    Il Procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Pignatone, nel corso dell'incontro con i giornalisti sull'operazione Crimine 2, ha anche ricordato l'insieme delle iniziative investigative in corso. Pignatone ha richiamato le testimonianze rese dai collaboratori di giustizia. Roberto Moio, nipote acquisito del capobastone di Archi, Giovanni Tegano, ed il capo clan Antonino Logiudice, com'é noto, stanno sottoscrivendo decine di pagine di verbali, indicando complici e descrivendo episodi di malaffare su cui gli inquirenti stanno attivamente indagando. "Stiamo scrivendo nuove pagine di inchiesta - ha detto il procuratore - frutto anche dei riscontri eseguiti dopo le dichiarazioni dei collaboratori. Tra un mese - ha sottolineato Pignatone - ci incontreremo di nuovo e parleremo di attività investigative di altro versante". Sono reggini, infatti, i due più noti collaboratori di giustizia, in ordine di tempo: Roberto Moio, nipote acquisito del boss di Archi, Giovanni Tegano, e del capo clan Antonino Logiudice. Da alcuni mesi, stanno riempiendo pagine di verbali che hanno già dato i primi risultati circa il così detto primo livello dell'organizzazione della ndrangheta reggina. Sono però ancora in piedi alcuni filoni di indagine che riguardano, in particolare, le connessioni con l'operazione 'Meta', dove vengono chiamati in causa amministratori locali di Reggio Calabria per i rapporti che hanno intrattenuto con imprenditori arrestati per associazione di stampo mafioso.

    ''Ancora oggi, in Australia - scrive il gip Tassone nell'ordinanza di custodia cautelare - i calabresi costituiscono la collettività più vasta rispetto a quelle degli altri cittadini di origine italiana presenti nei tanti agglomerati urbani del Continente. Già dalla metà dell'800, infatti, una costante corrente migratoria contribuì a popolare gran parte di quegli sconfinati territori; l'esodo, che si strutturò essenzialmente sui richiami dei parenti giunti a destinazione, svuotò gran parte delle città ed interi paesi della Calabria. Sebbene dal 1970 quel flusso subì un drastico calo, gli ultimi censimenti prodotti dall'Australian Bureau of Statistics - l'Ente statistico ufficiale australiano - hanno indicato, comunque, una massiccia presenza di circa settemila individui nati in Calabria. E' con loro che la cultura e le tradizioni della Calabria hanno conosciuto una nuova vita, fatta spesso d'incontri e celebrazioni rievocative degli ambiti aviti". "E' tra loro che, disgraziatamente - rileva il gip - si è diffuso anche in Australia il peggior modello criminale nostrano: la 'ndrangheta. A tracciare parte di quello spaccato e' proprio Domenico Antonio Vallelonga, uno dei più illustri rappresentanti della comunità italiana presente a Stirling, popoloso sobborgo di Perth, capitale del Western Australia. Oltre ad essere stato per otto anni sindaco di Stirling, Vallelonga è stato esponente di vari consigli regionali e presidente di importanti associazioni locali, di comitati comunitari e di alcune associazioni di cittadini italiani".

    ''Si tratta di un'operazione condotta su tre continenti da cui emerge che la ndrangheta è un organismo unitario". E' uno dei passaggi dell'intervento del Procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Pignatone, nel corso di una conferenza stampa svoltasi al comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria per illustrate l'operazione "Crimine 2" che ha portato all'arresto, finora, di 36 persone legate alla ndrangheta in Italia, Germania, Australia e Canada. "Si tratta ormai di un dato fondamentale - ha sottolineato ancora Giuseppe Pignatone - tutti i contrasti di ndrangheta tra i 'locali' fuori dalla Calabria, si risolvono con incontri e discussioni in provincia di Reggio Calabria". Secondo il procuratore Pignatone, "emergono due filiere, una per il versante tirrenico ed una versante ionico, che fanno capo alle 'famiglie' Pesce, di Rosarno, e Commisso, di Siderno. Dalle intercettazioni - ha detto ancora Pignatone - effettuate nella lavanderia di Siderno dei Commisso vengono confermati i rapporti internazionali tra gli affiliati anche in ordine all'apertura di nuovi 'locali' di ndrangheta fuori dalla Calabria, di cariche da attribuire all'interno dell'organizzazione, di risoluzione di un forte contrasto in terra canadese tra gli affiliati del 'locale' di Thunder Bay e quelli di Toronto che, a dire del Commisso, sono l'unico locale deputato in Canada a contattare direttamente i vertici di Siderno". Oltre ai Pesce ed ai Commisso, tra gli arrestati figurano esponenti delle cosche Iamonte, di Melito Porto Salvo; Ursino, di Roccella Ionica; Alvaro, di Sinopoli; Morabito, di Africo; Pelle, di San Luca. Oltre "ad acquisire direttamente ed indirettamente la gestione ed il controllo di attività economiche - affermano gli inquirenti - le cosche individuate ostacolavano il libero esercizio del voto in occasione di competizioni elettorali, convogliando le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità".

    Cortese ha sottolineato lo spaccato ndranghetistico in Australia e Canada affermando come «Domenico Antonio Vallelonga si intrattiene in conversazioni con Commisso e cercano di ripristinare le regole di ‘ndrangheta in Australia, emblematico il passaggio quando Vallelonga dice “io sono stato eletto (sindaco della cittadina australiana) con l’85% dei voti e i giornali locali dicono che faccio parte della mafia, ma io non so che significa parola mafia, io ho rispetto solo della gente”. Il tutto, dopo avere fatto tutti i discorsi di prima sul ripristino delle regole della ‘ndrangheta».

    Il generale Parente, capo del Ros, ha parlato dell’impegno corale di tutte le componenti investigative tese a portare a termine un’operazione che e' «un momento fondamentale per la lotta alla ‘ndrangheta colpendone le strutture di vertice addirittura in tre continenti, dimostrandone il carattere di organizzazione unitaria. Sono state indagini complesse e molto sofisticate, soprattutto in questa seconda fase le indagini si sono avvalse di una collaborazione internazionale puntuale, anche da parte dell’Arma un ringraziamento ai colleghi tedeschi». «In una intercettazione del dicembre 2009 registrata in Germania – ha affermato il col. Angelosanto – parlando dell’organizzazione fanno riferimento al crimine, dicendo “noi siamo rappresentati dal crimine”, e nominano Domenico Oppedisano»

    In fine l’esponente del Bka, la polizia federale criminale tedesca, che dopo aver ringraziato la Procura di Reggio Calabria: «Anche in Germania la lotta alla ‘ndrangheta ha un grosso significato, sono dell’opinione che devono lavorare tutti insieme, questo è uno dei motivi per i quali abbiamo agito contemporaneamente in Germania e Italia, abbiamo eseguito degli arresti a Francoforte e nella zona di Singen, siamo riusciti ad arrestare il capo della locale di Francoforte, Brunello Franzè. La nostra presenza qui è un segnale che vogliamo lavorare sempre più strettamente con voi nella lotta alla ‘ndrangheta».

    L’operazione, denominata “Il Crimine 2”, condotta dai pm Musarò, Miranda e De Bernardo con il coordinamento dei procuratori aggiunti Nicola Gratteri e Michele Prestipino, è la naturale prosecuzione dell’operazione “Il Crimine”, dello scorso 13 luglio, nel corso della quale furono eseguiti 304 provvedimenti cautelari in coordinazione tra le Dda di Reggio Calabria e di Milano, che ha permesso di delineare l’esistenza della organizzazione ‘ndrangheta avente base strategica nella provincia di Reggio Calabria, con attive ramificazioni sia nel nord Italia, in particolare in Lombardia, sia all’estero, dove è stato replicato il modello organizzativo calabrese da parte di quelle articolazioni che risultano dipendenti dai vertici decisionali presenti nel territorio reggino. Il provvedimento “Il Crimine” ha permesso di delineare l’esistenza della organizzazione ‘ndrangheta avente base strategica nella provincia di Reggio Calabria, con attive ramificazioni sia nel nord Italia, in particolare in Lombardia, sia all’estero, dove è stato replicato il modello organizzativo calabrese da parte di quelle articolazioni che risultano dipendenti dai vertici decisionali presenti nel territorio reggino. L’attività ha offerto uno spaccato inedito della ‘ndrangheta, evidenziando l’esistenza di organismi (“provincia”, “mandamento” e “locali”), di gradi (sgarrista, santista, vangelo) e di ruoli (“cariche”), che rivelano un assetto mafioso basato su una struttura unitaria gerarchicamente organizzata, in cui le decisioni vengono assunte dal vertice provinciale di Reggio Calabria, nel rispetto rigoroso di regole e procedure, lasciando tuttavia alle dipendenti articolazioni esterne ampi margini di autonomia nella gestione delle attività criminali nel territorio ove operano. Le attività illecite sono riconducibili a tre filoni principali: il narcotraffico, il traffico di armi e il condizionamento della vita economico-imprenditoriale nel territorio di competenza. In sintesi, l’organizzazione ‘ndrangheta ricomprende un vertice, denominato “Provincia”, e ben tre mandamenti (Tirrenico, del Centro e Jonico), all’interno dei quali sono individuabili le “locali” di ‘ndrangheta, organizzate sempre su base territoriale. Le “locali” costituite fuori dal territorio della provincia di Reggio Calabria rispondono alla “Provincia” direttamente o attraverso “locali” di uno dei tre “mandamenti” reggini. Solo la Lombardia presenta la peculiarità che i suoi “locali” sono collocati in una struttura, assimilabile al “mandamento”, denominata “Lombardia”. Le 41 persone arrestate oggi, in Italia e all’estero rispondono, dunque, a vario titolo dei reati di cui all’ art. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 c.p., per aver fatto parte, con altre persone allo stato non ancora individuate, nonché con Giuseppe Pelle, Giovanni Ficara, Rocco Morabito cl. 60, Antonino Latella, Vincenzo Pesce, Antonino Pesce, Francesco Pesce, Carmelo Iamonte, Antonio Ursino (nei cui confronti si procede separatamente) e con Domenico Alvaro (deceduto) dell’associazione mafiosa denominata ’ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero costituita da molte decine di locali, articolata in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia”, associazione che si avvale della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, allo scopo di: commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in particolare commercio di sostanze stupefacenti, estorsioni, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, corruzioni, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di beni, ricettazione, omicidi; acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti. Con le aggravanti di avere la disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità dell’associazione e che le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, il profitto di delitti. Inoltre, si tratta di reato transnazionale ex art. 3 lett. B) e C) l. n. 146/2006 in quanto commesso in Italia, in Australia, Canada, Germania e Svizzera, da gruppo criminale organizzato impegnato in attività delittuose in più di uno Stato. Gli indagati sono appartenenti alle seguenti strutture territoriali della ‘ndrangheta in Italia: SOCIETÀ DI ROSARNO; SOCIETÀ DI POLISTENA; LOCALE DI GIOIA TAURO; LOCALE DI LAUREANA DI BORRELLO; LOCALE DI SINOPOLI; LOCALE DI OPPIDO MAMERTINA; LOCALE DI BAGNARA CALABRA; LOCALE DI SAN GIORGIO MORGETO; LOCALE DI CROCE VALANIDI; LOCALE DI OLIVETO; LOCALE DI TRUNCA e ALLAI; LOCALI DELLA ZONA SUD DI REGGIO CALABRIA; SOCIETÀ DI MELITO PORTO SALVO; LOCALE DI PALIZZI SUPERIORE; LOCALE DI ROGHUDI; LOCALE DI AFRICO; LOCALE DI CONDOFURI; LOCALE DI NATILE DI CARERI; SOCIETÀ DI SIDERNO; LOCALE DI GROTTERIA; LOCALE DI GIOIOSA IONICA; LOCALE DI MARINA DI GIOIOSA IONICA; LOCALE DI CAULONIA; LOCALE DI MAMMOLA; LOCALE DI CANOLO; LOCALE DI SAN LUCA; LOCALE DI PISCOPIO; LOCALE DI VIBO VALENTIA; LOCALE DI FABRIZIA; LOCALE DI CASSARI DI NARDODIPACE; LOCALE DI TORINO; LOCALE DI ALBA; LOCALE DI GENOVA.

    L’altro aspetto che emerge dalle investigazioni riguarda le espressioni associative extranazionali. In Germania, segnatamente nelle città di Singen e di Francoforte, è attiva una struttura della ‘ndrangheta calabrese in cui è inserito Bruno Nesci, che in quella struttura definita Società ricopre un ruolo apicale. Il Nesci inoltre fa capo a Domenico Oppedisano al quale riporta le vicende che riguardano il contesto criminale in cui è inserito. Di conseguenza, al fine di monitorare l’evoluzione delle dinamiche criminali che si svolgevano in Germania, procedendo in rogatoria con le autorità tedesche, lo sviluppo delle indagini consentiva di registrare una serie di conversazioni, che permettevano di ampliare le conoscenze investigative riguardo ad alcuni personaggi, di origine calabrese ma dimoranti in Germania, in stabile contatto con Nesci e con lui associati. Si è avuta conferma circa l’esistenza di due gruppi criminali uno facente capo a Bruno Nesci, l’altro facente capo ad un personaggio ancora identificato che nelle intercettazioni viene soprannominato “lo svizzero”. Tra il gruppo di Nesci e quello dello “svizzero” vi sarebbero degli attriti che attengono esclusivamente al predominio territoriale che una fazione vorrebbe esercitare sull’altra. In tale quadro Nesci si sentirebbe autorizzato ad agire in maniera autonoma essendo egli autorizzato ad esercitare la sua carica di capo società forte di un assenso ricevuto da Domenico Oppedisano; autorizzazione che con tutta evidenza è espressione del “crimine” al quale Nesci risponde (come fanno risaltare i contatti con Domenico Oppedisano). Sei sono le persone arrestate in Germania appartenenti alla struttura ‘ndranghetistica estera, costituita da: LOCALE DI SINGEN (Germania); LOCALE DI FRANCOFORTE (Germania). Sono invece ricercate 5 persone appartenenti alle strutture canadesi ed Australiane: LOCALE DEL THUNDER BAY (Canada); LOCALE DI TORONTO (Canada); LOCALE DI STIRLING (Australia).

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © dal 2004 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore