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    Autorità Portuale di Gioia Tauro: Inaccettabile diktat MCT

     

     

    Autorità Portuale di Gioia Tauro: Inaccettabile diktat MCT

    25 giu 11 "L'attuale andamento dei traffici del nostro scalo non giustifica l'atteggiamento intransigente assunto, al tavolo romano, dai dirigenti della Med Center Container Terminal. Fino ad oggi, il porto ha registrato un andamento che, se confrontato con quello dello stesso periodo dell'anno precedente, non dovrebbe generare le drastiche conclusioni indicate dalla Mct". E' quanto afferma, in una nota, il presidente dell'Autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi, in relazione alla riunione tenuta a Roma con il Ministro Altero Matteoli. "Di conseguenza le istituzioni - prosegue Grimaldi - non possono accettare le soluzioni prospettate dalla società in merito agli esuberi o ai presunti tali. Seppur in presenza di una forte crisi, dettata anche dall'agguerrita concorrenza dei porti del Nord Africa, al momento non siamo di fronte ad una realtà talmente critica da generare un così alto numero di esuberi di personale. Del resto, facendo un'oggettiva analisi, si può notare come lo scorso anno i dati delle movimentazioni, nei primi 5 mesi, hanno registrato 1.105.393 teus. Gli attuali traffici, censiti a fine maggio, anche se non rosei, sono comunque leggermente migliori e attestano una movimentazione di container pari a 1.172.833 teus. Nel fare il rapporto tra i due fattori (andamento dei traffici/numero dei dipendenti), il previsto calo delle movimentazioni non giustifica l'ipotetico ridimensionamento del personale, come invece prospettato con decisione dalla Società". "Allo stesso tempo, è altresì corretto - sostiene ancora il presidente dell'Autorità Portuale - analizzare lo scenario che si potrà manifestare in seguito all'abbandono della Maesk in questa estate. La perdita di una delle due compagnie di navigazione, che però rimane azionista della Mct, creerà seri problemi al terminalista, che vedrà diminuire in modo considerevole il volume dei suoi traffici. Ritengo, però, non si possa tacere sulla valutazione della Med Center che, per anni, ha basato la propria attività puntando tutto su un armatore che, all'improvviso, ha deciso di lasciare lo scalo per guardare altrove. E' ormai ampiamente noto che proprio la presenza della Maersk, nella compagine azionaria della Mct, non abbia permesso l'ingresso di altre compagnie nella scalo calabrese, basti ricordare le richieste di concessione di due importanti compagnie di navigazione, la Msc e la NYK Lines. Non si comprende, inoltre, in occasione della recente adozione dell'abbattimento delle tasse d'ancoraggio, la nota della Mct inviata all'Autorità Portuale per esporre le previsioni dei traffici proiettate al 2015. In quella missiva è stato illustrato un andamento in crescita costante, anno dopo anno. Non è, quindi, comprensibile l'improvviso ribaltamento delle proiezioni che, in queste ultime settimane, hanno delineato una realtà totalmente opposta rispetto a quella preannunciata neanche un mese addietro". "Allo stesso tempo - sostiene ancora Grimaldi - non si può, altresì, dimenticare le ripetute riunioni operative, tenute presso la Capitaneria di Porto, mirate ad avviare una nuova linea per la Emma Maersk (una delle navi container più grandi al mondo, che per poter attraccare necessita di fondali particolarmente profondi, come quelli presenti nel nostro scalo). Oggi è chiaro che tutto è stato vano e che la realtà é diversa da quella a noi prospettata. Senz'altro è accaduto qualcosa che alle istituzioni sfugge e che invece sarebbe importante conoscere. L'Autorità Portuale, naturalmente, cercherà di attuare ogni iniziativa per affrontare le problematiche presenti nel nostro scalo. Allo stato attuale, infatti, non esistono previsioni in positivo tanto meno nuove linee da creare per la Maersk. Questa mia riflessione, supportata dai dati appena elencati, mi porta a sostenere che la Mct dovrebbe, a questo punto, fare una corretta autocritica. In una logica di mercato è chiaro che l'isolamento dello scalo calabrese è stato, anche, generato dalle scelte poco lungimiranti del terminalista che ha, sempre, bloccato ogni possibilità di apertura ad altri armatori per favorire la Maersk. Oggi, quindi, nel cercare di esaminare la crisi che ha investito il porto di Gioia Tauro bisogna considerare tutti i fattori. Se è vero, come lo è, che la concorrenza dei porti del Nord Africa ha assestato un duro colpo a Gioia Tauro, è altrettanto realistico fare le giuste autoanalisi da parte di tutti gli attori, compreso il terminalista. Che ha sempre difeso un armatore che, all'improvviso, ha invece preferito voltare le spalle per dirigere le proprie navi verso altri scali".

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