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    Apertura anno giudiziario in Calabria: crimine aumenta ma diminuiscono organici

     

    Apertura anno giudiziario a Catanzaro

     

    Apertura anno giudiziario in Calabria: crimine aumenta ma diminuiscono organici

    29 gen 11 Aumento del fenomeno criminale e della pervasività della 'ndrangheta ma anche perdurante carenza di organici e dotazioni per i magistrati. Sono alcuni degli aspetti principali del settore giustizia sottolineati nelle relazioni di apertura dell'anno giudiziario nelle Corti d'appello di Catanzaro e Reggio Calabria. A Catanzaro il presidente, Gianfranco Migliaccio, ha sottolineato "la forte ripresa dell'attività di controllo dell'economia a fini estorsivi da parte della 'ndrangheta'', a cui si contrappone "un clima di apprensione e di paura da parte delle vittime". A Reggio Calabria, il presidente Luigi Gueli, il pg Salvatore Di Landro e il procuratore Giuseppe Pignatone hanno lamentato, da parte loro, organici insufficienti per contrastare le cosche e l'utilizzo scarso, da parte degli enti locali, dei beni confiscati alle 'ndrine.

    Apertura anno giudiziario in Calabria

    Apertura anno giudiziario a Reggio Calabria

    Apertura anno a Reggio Calabria

    Il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Luigi Gueli, con la sua relazione ha inaugurato l’anno giudiziario nel distretto di Reggio Calabria. Gueli ha posto in rilievo "innanzitutto l'insufficienza degli organici, ma si è detto soprattutto preoccupato dell’esito dei sondaggi che purtroppo mostrano sempre meno fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, anche se la giustizia appare in lenta risalita. Il nostro sistema legislativo appare sempre più lento, farraginoso, barocco, mentre certe esigenze richiederebbero interventi molto più rapidi ed incisivi corrispondenti ai tempi moderni che li reclamano". Gueli ha definito "sconcertante la 'guerra' intervenuta tra le istituzioni e lo scambio di accuse fra le stesse ormai a livello di rissa permanente e di veri e propri insulti personali che allontana sempre di più pericolosamente i cittadini dalla vita pubblica con ricadute che potrebbero incidere sulla stessa tenuta democratica del Paese. E sottolineo questa circostanza con profondo rammarico". Il presidente della Corte d'Appello, con riferimento alla lotta alla criminalità organizzata e comune, ha detto che essa è sempre più intensa e costellata di successi, procede con ritmi sempre più crescenti grazie alla capacità professionale del procuratore della Repubblica distrettuale dott. Giuseppe Pignatone ed ai giovani e meno giovani valenti magistrati e alla proficua e preziosa operatività delle forze dell’ordine". Nel prosieguo della sua relazione, in particolare, il presidente della Corte d’appello ha fatto riferimento al cosiddetto patrocinio gratuito per gli imputati in particolare stato di indigenza economica. "La spesa – ha detto Gueli – è aumentata a 2.747.959 euro, con un incremento rispetto all’anno precedente considerato pari al 13,71%. È inutile ricordare ancora una volta che la sussistenza dei presupposti di tale forma di difesa è di difficile controllo basandosi su una semplice autocertificazione per cui è possibile che tali somme siano destinate a 'ndranghetisti pensionati con redditi bassi ma con patrimoni di milioni di euro, come casualmente ogni tanto si scopre". Sui tempi della giustizia, Gueli ha detto che il cittadino "ne è la prima vittima e, al contempo, permanente creditore nei confronti dello Stato. In un rapporto del Consiglio d’Europa si dice che il nostro Paese è quello che spende di più per la giustizia, anche se questo non si traduce in una maggiore efficienza. Come esempio, basta ricordare che la spesa pro-capite per la giustizia in Italia ammonta a 72 euro contro i 58 della Francia". Gueli, ancora, in presenza del cattivo funzionamento della giustizia, ha sollecitato gli stessi magistrati "ad essere protagonisti per riformarla, in un percorso che deve coinvolgere gli avvocati perchè occorrerà incidere su quei meccanismi che consentono tattiche dilatorie". Sulle riforme della giustizia pendenti in Parlamento, come le intercettazioni e il processo breve, Gueli ha detto che "sono ormai ferme su un binario morto e, aggiungo io, con molto sollievo da parte della magistratura per la necessità delle intercettazioni quale strumento essenziale per le indagini, e per l’inutilità del cosiddetto processo breve che si sarebbe tradotto in una semplice prescrizione abbreviata e con la rinuncia implicita alla necessaria attività punitiva dello Stato". Il presidente della Corte d’appello, ha voluto anche sottolineare la positività di "seppure ancora timide reazioni, di solidarietà nei confronti di magistrati e operatori dell’informazione colpiti negli ultimi tempi da numerosi atti di gravi intimidazioni. Queste reazioni comunque – ha detto Gueli - fanno ben sperare per il futuro e hanno contribuito a fare uscire il Distretto giudiziario da quello che è stato definito dal dott. Pignatone il cono d’ombra che avvolge la regione". Gueli ha voluto anche rimarcare che "la Calabria ha al suo negativo palmares un’altra maglia nera. Secondo la sezione di controllo della Corte dei conti, la Calabria ha utilizzato soltanto il 36% dei beni confiscati alla 'ndrangheta nel biennio 2008-2009. In Calabria infatti – ha sottolineato Gueli – nel 2008 Regione e Provincia non hanno mai chiesto assegnazione dei beni alla stregua di tutti gli altri enti territoriali interessati al fenomeno malavitoso. Il che rappresenta non solo una dichiarazione di resa dello Stato ma anche una frustrazione per i magistrati che si adoperano in questo delicatissimo settore".

    Apertura anno giudiziario a Catanzaro

    Apertura anno a Catanzaro

    "Sempre più gravi e diffuse sono le manifestazioni di criminalità in tutto il territorio del Distretto, nessuna parte di esso esclusa. Ed è ormai un vero e proprio grido d'allarme quello lanciato all'unisono dai procuratori della Repubblica". E' deciso il monito del presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, Gianfranco Migliaccio, nella cerimonia di apertura dell'Anno giudiziario 2011. Davanti al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, e ad altre autorità, Migliaccio, in 50 pagine di relazione, ha indicato "le questioni di maggiore attualità e i problemi più importanti che aspettano soluzione" con particolare riferimento agli organici "caratterizzati da carenze e scoperture". Il presidente ha dato voce ai procuratori a partire da quello di Catanzaro, secondo cui "permane sempre costante la presenza e la pervasività delle associazioni di tipo mafioso, nell'ambito di un continuo scontro determinato dalla volontà di affermazione criminale, di predominio territoriale e di accaparramento degli illeciti profitti. La tipologia predominante dei reati fine è pur sempre ricollegata alle richieste di natura estorsiva ma risulta ancora più evidente l'espansione e l'infiltrazione dei sodalizi criminosi nei diversi settori dell'attività economica anche mediante la gestione diretta o per interposta persona di imprese di carattere individuale e societarie, con particolare riferimento al settore degli appalti di opere pubbliche, preminente in territorio caratterizzato da un'economia di tipo assistito". A Cosenza, è messo nero su bianco nella relazione, si rileva "la forte ripresa dell'attività di controllo dell'economia a fini estorsivi da parte della 'ndrangheta'', a cui "si contrappone un clima di apprensione e di paura da parte delle vittime". Anche nel crotonese "la forza intimidatrice della 'ndrangheta'' si avverte in modo "più pesante e condizionante" in alcuni comuni, "con i prevedibili effetti sulla vita sociale ed economica e sullo sviluppo democratico e civile". Non è esente da problematiche simili il lametino dove "nel consueto contesto di variegata criminalità, si è registrata un'ulteriore variante rappresentata dall'uso dell'intimidazione mediante danneggiamenti nel corso della campagna elettorale amministrativa nel Comune di Lamezia Terme con episodi rivolti "a vari candidati, consiglieri comunali ed, in un caso, anche ad un consigliere regionale, che determinano un oggettivo intorbidimento del clima elettorale con il rischio, per la gravità e ripetizione degli episodi, di causare uno scadimento del confronto politico locale". Per quanto riguarda gli omicidi, che sono stazionari come dato numerico, si evidenzia la situazione del vibonese dove "nel periodo considerato sono stati 37 a fronte di una popolazione residente di poco superiore ai 140 mila abitanti, con un rapporto tra i più alti in Italia. Dati indicativi di una società in cui è endemica la violenza intrapersonale come strumento di risoluzione dei conflitti. E' da constatare amaramente che i recenti gravissimi fatti di Filandari confermano purtroppo la fondatezza di tale diagnosi". Nella relazione il presidente Migliaccio, richiamando le parole del Capo dello Stato in relazione alle polemiche che non hanno risparmiato il distretto, ha detto che "é quanto meno non opportuno che siano singoli magistrati o gruppi di magistrati a rispondere a censure o a critiche mosse nei nostri confronti". Per il procuratore generale della Repubblica reggente, Giovanni Grisolia, "la confluenza nell'orbita del 'pianeta' giustizia dei più gravi problemi italiani ha fatto sì che la magistratura diventasse il punto di riferimento del dibattito quotidiano". A giudizio di Grisolia, inoltre, "sfugge il nesso tra separazione delle carriere ed efficienza della giustizia, ma soprattutto la filosofia della separazione predispone ad una piattaforma istituzionale che allontanando, anche sul piano organizzativo, il pm dalla giurisdizione ne affievolisce il senso e la cultura della prova, che nel processo è tutto". Alla cerimonia è intervenuto anche Paolo Auriemma, consigliere togato del Csm, secondo cui "restituire efficienza e credibilità al servizio Giustizia è l'auspicio che viene dalla stessa magistratura e richiede una corretta assunzione di responsabilità di fronte al Paese, a partire dal Consiglio, ma é un'assunzione di responsabilità che si chiede anche al Ministro della Giustizia, nostro interlocutore diretto, e per suo tramite al Governo e al Parlamento".

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