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    Preparavano attentato a investigatori, 2 calabresi in manette a Imperia

     

     

    Preparavano attentato a investigatori, 2 calabresi in manette a Imperia

    11 gen 11 Due persone sono state arrestate ad Imperia dai Carabinieri. Si tratta di Michele e Alessandro Macrì, rispettivamente padre e figlio, il primo originario di Cinquefrondi (Rc), il secondo nato a Bordighera ed entrambi residenti a Vallecrosia (Imperia). I due per affermare la loro supremazia sul territorio stavano preparando un attentato contro personaggi delle istituzioni dello Stato, in particolare investigatori. Un modo per dare un segnale che, a comandare era la malavita organizzata. Invece i carabinieri del comando provinciale di Imperia hanno sventato l'attentato a seguito di un’indagine coordinata dal Procuratore capo di Sanremo. I due, gestori del bar situato all’interno del "Mercatone", di corso Limone Piemonte, a Ventimiglia, sono stati trovati in possesso di una pistola calibro 6,35 di fabbricazione francese e matricola abrasa e dovranno rispondere di detenzione di armi clandestine. Massimo riserbo sugli obiettivi dei due, ma si parla di più persone che, da una serie di intercettazioni ambientali, si è appreso, dovevano essere uccise, a scopo dimostrativo.

    ''Siamo arrivati a questi due arresti - ha sottolineato il Procuratore Cavallone, nel corso della conferenza stampa - a seguito di un'indagine complessa, partita da una fonte confidenziale, sviluppata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova. L'aspetto piu' preoccupante e' che i due personaggi si erano procurati un'arma con l'esplicito intento di colpire rappresentanti delle istituzioni''. Sullo sfondo della vicenda ci sarebbe la 'ndrangheta. Nell'autunno scorso un ''gruppo di fuoco'' giunto dalla Calabria a Bordighera - ha ricordato il Procuratore - era stato trovato in possesso di un'altra pistola semiautomatica calibro 6,35, con matricola abrasa, presumibilmente per compiere un attentato, forse contro il consigliere comunale del Partito Democratico Donatella Albano. In questo caso, pero' - ha spiegato - ''abbiamo la certezza dell'esistenza di bersagli ben individuati, che si volevano colpire per riaffermare il controllo del territorio da parte dell'organizzazione criminale ed incutere timore alle persone che sono tenute a rappresentare lo Stato e le istituzioni''. Il Procuratore ha concluso spiegando di non voler assolutamente fare nomi circa l'istituzione nel mirino e i personaggi che dovevano essere obiettivi dell'attentato. Questo per motivi investigativi, ma soprattutto di tutela delle persone coinvolte. I nomi di questi potenziali obiettivi sono emersi dalle intercettazioni ambientali.

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