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    Presentato dossier Radici sui migranti di Rosarno

     

     

    Presentato dossier Radici sui migranti di Rosarno

    28 apr 11 Un dossier che fotografa il cammino che ha fatto seguito alla rivolta dei migranti del 7 gennaio 2010 a Rosarno, mescolando più voci e punti di vista, e offrendo proposte per voltare davvero pagina, visto che il monitoraggio effettuato da allora, ha dimostrato chiaramente che tutto è cambiato ma nulla è cambiato. E' questo, in sintesi, il dossier Radici/Rosarno, realizzato dalla ReteRadici. Cortei, assemblee, sit-in, dossier, tavoli istituzionali. E' un cammino di impegno e mobilitazione costante quello che, a un anno dalla rivolta, ha portato la rete Radici ancora nella Piana per capire se e cosa fosse cambiato rispetto al drammatico scenario di diritti negati e di sfruttamento denunciato dai fatti di Rosarno. I ragazzi dell'associazione hanno scelto la strada della rete, provando a far camminare insieme competenze diverse e diversi linguaggi, intrecciando la battaglia vertenziale per la regolarizzazione dei lavoratori africani con quella della giustizia sociale e di una nuova identità del Sud, facendo dialogare Roma e la Calabria, convinti che la complessità dei problemi imponesse una risposta complessa. Con questo spirito alcune realtà, tra le quali il movimento Action e l'associazione antìndrangheta Sud, supportate da daSud e Libera Piana, hanno promosso nell'autunno 2010 una campagna di monitoraggio delle condizioni di vita e lavoro degli stagionali africani impiegati nelle campagne della Piana, ponendosi l'obiettivo di fornire strumenti di conoscenza ed analisi utili all'attivazione di interventi mirati ed efficaci. Tra Rosarno, Rizziconi, Laureana di Borrello, Candidoni, Taurianova, San Ferdinando e Gioia Tauro sono stati visitati casolari abbandonati e appartamenti in affitto, organizzate assemblee, censiti 200 braccianti e dialogato con altrettanti migranti africani. "Abbiamo incontrato istituzioni e associazioni - spiegano a ReteRadici - incrociato disponibilità a condividere pezzi del percorso e a costruirne, insieme, degli altri. Trovando apertura e sensibilità in organizzazioni come la Cgil ed enti di volontariato come la Caritas di Drosi. Ma anche Legambiente, il Comune di Rosarno, la Provincia di Reggio Calabria". Il percorso è proseguito con la storica manifestazione del 7 gennaio 2011. A Rosarno e a Reggio Calabria sono scesi in piazza 400 campesinos, quasi la metà della forza lavoro africana presente nella Piana. Uno sciopero riuscito che si è tradotto in un lungo corteo dietro uno striscione amaranto con le rivendicazioni delle comunità migranti. Come un anno prima, gli africani sono scesi in piazza, ma seguendo un percorso democratico. E lo hanno fatto unendo le proprie rivendicazioni a quelle delle comunità locali: diritti e dignità, i documenti, lavoro, una riforma agraria che faccia convivere italiani e stranieri. Richieste portate fino alla Prefettura di Reggio Calabria, e quindi finite sul tavolo del Ministero dell'Interno. "Perché - dicono a ReteRadici - la questione Rosarno non si risolve nei confini della Piana, ma coinvolge l'intero Sud, a cominciare dai territori limitrofi. Perché la questione Rosarno é una questione nazionale, e come tale deve essere affrontata". Dopo la manifestazione, aggiungono, Rosarno è all'anno uno. E proprio questo è il titolo della mostra fotografica che ha scandito il cartellone di iniziative organizzate per attraversare la data del primo marzo e la settimana antirazzista nazionale, dall'1 al 7 marzo 2011 a Reggio Calabria. Ancora una volta è stato scelto il territorio del capoluogo per incrociare le esperienze della Piana con quelle dello Stretto. Un programma fatto di iniziative culturali, sport, musica, mostre, rassegne, lezioni di lingue africane in piazza, con l'obiettivo di allargare la rete. E la rete Radici ha attratto a sé diverse realtà, diventando un riferimento per le associazioni, le forze organizzate, le istituzioni locali. Il 6 marzo, Reggio ha ospitato una conferenza dei nodi del Sud, che ha visto insieme alcune realtà che si occupano di immigrazione per riflettere su agricoltura e migranti. E' nata una vertenza meridionale per il riconoscimento del diritto di soggiorno dei braccianti africani sfruttati nelle campagne del Mezzogiorno, a partire dal nodo di Rosarno. La rete, i nodi, la vertenza: un percorso, dicono adesso a ReteRadici, "che vuole unire le comunità migranti, e le realtà che le supportano, a partire dalle loro rivendicazioni. Che vuole sovrapporre alla mappa dei nodi agricoli quella delle mobilitazioni. Per mettere in discussione il modello mediterraneo dell'agricoltura, fatto di sfruttamento e negazione dei diritti, e portarlo all'attenzione generale del Paese".

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