NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtità . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Latitante tra i 100 più pericolosi catturato dalla Mobile di Reggio Calabria

     

     

    Latitante tra i 100 più pericolosi catturato dalla Mobile di Reggio Calabria

    28 mag 10 E’ stato individuato in un appartamento panoramico e ben arredato della frazione marina Bocale di Reggio Calabria, Vincenzo Gullì, il latitante arrestato stamani dalla squadra mobile di Reggio e ritenuto un elemento di spicco della cosca Paviglianiti-Maesano-Pangallo operante nei “locali” di ‘ndrangheta di Roccaforte del Greco, Roghudi, S.Lorenzo e Condofuri, nella zona aspromontana. Gulli’ era sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione “Nuovo Potere” del gennaio scorso nel corso della quale sono state arrestate 27 persone. La cosca Paviglianiti-Maesano-Pangallo, i cui capi, Santo Maesano, di 53 anni, e Domenico Paviglianiti, di 49, sono detenuti per scontare condanne all’ergastolo, è stata contrapposta per anni a quella degli Zavettieri nella sanguinosa “faida di Roghudi” che nel corso degli anni ‘80 e ‘90 ha provocato decine di vittime. Faida che è terminata grazie alla mediazione del boss Giuseppe Morabito, “Tiradritto”, capo dell’omonima cosca di Africo, e leader indiscusso della ‘ndrangheta. Il provvedimento cautelare per il quale Gulli’ era ricercato scaturisce da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, avviata dopo il tentato omicidio di Teodoro Spanò, di 52 anni, anche lui affiliato alla cosca di Gullì, avvenuto l’8 aprile 2004. Il 28 settembre successivo, a Roccaforte del Greco, è stato ucciso uno dei capi della consorteria Paviglianiti-Maesano-Pangallo, Antonino Pangallo, di 40 anni, conosciuto come “Chiumbinu” o “Cinghiale”. I due fatti di sangue hanno indotto la Dda ad aggiornare gli assetti criminali nei locali di ‘ndrangheta della zona aspromontana. Da qui l’operazione “Nuovo Potere” alla quale Gullì era sfuggito. L’uomo è stato indagato anche nelle inchieste “Armonia”, del 2000, e “Zappa 2″, del 2006, entrambe della squadra mobile di Reggio calabria e culminate, rispettivamente, con 50 e 40 arresti. Dalle indagini era emerso che il “locale” di Roccaforte del Greco, sciolto due volte per infiltrazioni mafiose, era storicamente caratterizzato da un’egemonia mafiosa di elevatissimo spessore criminale. I suoi abitanti sono inoltre legati da vincoli di parentela con quelli abitanti di Roghudi, centro poco distante, dove operano gli Zavettieri da un lato e i Paviglianiti-Maesano-Pangallo dall’altro. Vincenzo Gullì, insieme ai fratelli Vincenzo e Antonino, anche loro coinvolti in inchieste di ‘ndrangheta, gestisce un noto bar nel centro storico di Reggio Calabria.

    Quanto alle modalità esecutive della cattura, personale della Squadra Mobile, avendo con certezza appreso che Vincenzo Gullì trascorreva da tempo la propria latitanza nella frazione Bocale di Reggio Calabria, ha fatto irruzione in un appartamento posto in Via Nazionale, dove il latitante è stato rintracciato ed arrestato. Dopo un iniziale “tentennamento” durante le prime fasi del blitz, in seguito l’uomo, che era disarmato, non ha opposto resistenza. Sono in corso accertamenti per verificare la proprietà, ovvero la materiale disponibilità, dell’appartamento, panoramico e ben arredato, dove il latitante è stato catturato. Dopo le formalità di rito e la notifica del provvedimento cautelare, Vincenzo Gullì è stato associato presso la casa Circondariale di Reggio Calabria “S. Pietro”.

    All’alba di oggi, in località Bocale di Reggio Calabria, gli agenti della Polizia di Stato della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile – diretti dal vice questore aggiunto Diego Trotta, con la collaborazione del commissario capo Francesco Stampacchia e con il coordinamento del primo dirigente Renato Cortese, all’esito di mirate attività info-investigative, hanno catturato il latitante Vincenzo Gullì, di 42 anni.
    Gullì era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria per associazione per delinquere di stampo mafioso, armi e tentato omicidio (operazione “Nuovo Potere”), in esito ad indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
    Gullì, inoltre, secondo quanto riportato in una nota della Questura, è pluripregiudicato per traffico di stupefacenti, omicidio ed associazione per delinquere di tipo mafioso. L’uomo è considerato elemento di spicco della nota consorteria mafiosa federata Paviglianiti-Maesano-Pangallo operante nei “locali” di ‘ndrangheta di Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Condofuri, nel basso versante jonico della provincia di Reggio Calabria i cui capi Santo Maesano, di 53 anni e Domenico Paviglianiti, di 49 anni, sono da tempo detenuti poiché entrambi condannati all’ergastolo. Consorteria che, per anni, si è contrapposta a quella degli Zavettieri in una sanguinosa faida denominata “faida di Roghudi” che, nel corso degli anni ‘80 e ‘90 ha mietuto decine e decine di morti in ambedue gli schieramenti.
    Il provvedimento cautelare a carico del Gullì scaturisce dall’attività investigativa condotta dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Reggio Calabria avviata a seguito del tentato omicidio di Teodoro Spanò, classe 11958, anch’egli organico all’indicata consorteria mafiosa, avvenuto l’8.04.2004, allorquando due sicari a bordo di una moto (in seguito risultata rubata) gli hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco. Nella circostanza, Spanò è scampato fortunosamente alla morte.
    Mesi dopo, in data 28.09.2004, a Roccaforte del Greco, veniva ucciso in un agguato di matrice mafiosa uno dei capi della consorteria Paviglianiti-Maesano-Pangallo: il boss Antonino Pangallo, cl. 1970, inteso “Chiumbinu” o “Cinghiale”, che il 4.03.2004 era stato, a sua volta, localizzato e catturato a Madrid, in Spagna, dalla stessa Squadra Mobile di Reggio Calabria e dalla polizia spagnola poiché, all’epoca, latitante, nell’ambito dell’operazione antidroga “Zappa” condotta nel 2004.
    I due fatti di sangue hanno indotto la locale Procura Distrettuale ad intraprendere indagini finalizzate ad individuarne i responsabili e ad aggiornare la geografia degli assetti criminali nel contesto degli indicati “locali” di ‘ndrangheta. E all’esito di tali indagini, il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria il 13.01.2010 ha emesso 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti esponenti della cosca, tra i quali, appunto Vincenzo Gullì.
    Il ruolo che egli avrebbe assunto in seno ad una tra le più potenti ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria affiora a seguito delle numerose attività investigative condotte, negli anni, con particolare riguardo a due dei “locali” più turbolenti della provincia: quello di Roghudi e quello di Roccaforte del Greco.
    Già con le Operazioni “Armonia”, del 2000, e “Zappa 2″, del 2006, entrambe condotte dalla Squadra Mobile e culminate rispettivamente con oltre 50 arresti, la prima, e 40 la seconda, era stato certificato come il “locale” di Roccaforte del Greco, piccolo comune aspromontano, sciolto ben due volte per infiltrazioni mafiose, fosse storicamente caratterizzato da un’egemonia mafiosa di elevatissimo spessore criminale. I suoi pochi abitanti, secondo le risultanze investigative, sono inoltre legati da vincoli di parentela (e delinquenziali) con gli abitanti di Roghudi, centro poco distante in cui operano le due cosche mafiose: Zavettieri, da un lato e Paviglianiti-Maesano-Pangallo, dall’altro.
    Le due consorterie negli anni 1980-1990 sono state protagoniste di una lunga e sanguinosa faida cessata grazie alla mediazione del potente boss Giuseppe Morabito detto “Tiradritto”, capo dell’omonima consorteria criminale di Africo e primula rossa del panorama mafioso jonico (così come emerso nell’ambito della vicenda giudiziaria scaturita in seguito all’operazione “Armonia”).
    Anche i due fratelli di Vincenzo Gullì, Antonino Gullì, cl. 69, e Alfonso Gullì, cl. 72, entrambi pluripregiudicati, sono ritenuti organici alla stessa consorteria criminale federata. Tutti e tre, ad esempio, sono stati indagati nell’operazione antidroga “Cattedrale” condotta nel 2000 dalla Squadra Mobile per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Essi gestiscono un noto bar in pieno centro storico di Reggio Calabria.

     

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

Elezioni 28/29 marzo

Elezioni

Regionali - Comunali - Ballottaggi- Affluenza


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtità . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © dal 2004 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore