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    Le frane costano oltre 1 mld € l'anno. Geologi "Finora solo disastri annunciati"

     

     

    Le frane costano oltre un mld di euro l'anno. Geologi "Finora solo disastri annunciati"

    16 giu 10 Oltre un miliardo di euro l'anno per riparare i danni causati da frane e alluvioni: è quanto spende l'Italia, primo paese in Europa per i rischi legati al dissesto idrogeologico e preceduto nel mondo solo da Cina, Giappone e America Centro-Meridionale. Sono i dati presentati oggi a Roma nel forum sul rischio idrogeologico organizzato dai presidenti degli ordini e dal consiglio nazionale dei geologi. Negli ultimi 20 anni, rilevano i geologi, si sono spesi 22 miliardi per riparare i danni causati da frane e alluvioni e negli ultimi 10 anni almeno 7 eventi l'anno hanno provocato danni gravi e che hanno richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. Una situazione che, secondo gli esperti, non regge il confronto con gli stanziamenti destinati alla prevenzione fatti negli ultimi 20 anni e pari a un terzo delle spese per la riparazione parziale dei danni.Frane, esondazioni, colate di fango hanno fatto più di 3.600 vittime, con una media di 61 l'anno. In generale "in passato gli eventi erano meno frequenti ma molto più devastanti, mentre in tempi recenti vittime del dissesto idrogeologico se ne registrano purtroppo ogni anno", rileva Tiziana Guida, consulente dell'Ordine dei Geologi del Lazio. Per il presidente dei Geologi del Lazio senza dubbio "il territorio è malato e continuare a costruire abusivamente significa aggravare una situazione già critica". D'altro canto negli ultimi 50 anni "in tutte le Regioni l'urbanizzazione è aumentata in media del 300% e di conseguenza la soglia di vulnerabilità è aumentata di tre volte", osserva il presidente dei Geologi delle Marche, Enrico Gennari. "Ormai - aggiunge - nessuno può più dire in buona fede che non sapeva"

    Geologi "Finora solo disastri annunciati". D'ora in poi ci saranno solo "disastri annunciati": i 15.000 geologi italiani denunciano compatti che in Italia il territorio "é un malato grave" che richiede interventi di prevenzione programmati e costanti. Si sono riuniti oggi a Roma, nel Forum sul dissesto idrogeologico per chiedere di "abbandonare la politica del cerotto, basata sugli interventi post-disastro". L'incontro, organizzato dagli Ordini regionali e dal Consiglio nazionale dei geologi, è stata l'occasione per fare i conti: si calcola che per le emergenze l'Italia spende oltre un miliardo l'anno da almeno 20 anni e che nello stesso periodo le vittime di questi eventi sono state oltre 100.000, con danni superiori ai 25 miliardi. In generale riparare i danni costa in media 10 volte in più che prevenirli. Per questo "con piccoli interventi di manutenzione ordinaria si riesce ad evitare danni ricorrenti", ha detto il presidente dell'Ordine dei Geologi del Lazio, Eugenio Di Loreto. "Un'inversione di rotta che conduca a modificare i comportamenti di ciascuno" è quanto ha auspicato il presidente dei Geologi della Sicilia, Gian Vito Graziano. In generale, ha detto il presidente dei Geologi delle Marche, Enrico Gennari, in tutte le regioni il tasso di urbanizzazione é stato del 300% e questo significa che "la soglia di vulnerabilità è aumentata di tre volte". A questo punto, ha aggiunto, "nessuno può dire in buona fede che non sapeva". Sarebbero evitabili, secondo gli esperti, frane dalle conseguenze drammatiche come quelle di Sarno, Soverato, Giampilieri, Scaletta Zanclea o Maierato. "Esiste ancora una differenza troppo marcata tra la geologia buona, quella dei professionisti e degli studiosi che si pongono i problemi e tentano di risolverli, anche con qualche divieto, e quella mediocre, fatta di compromessi e mezze verità che non fanno il bene del territorio", ha detto il presidente dei Geologi el Molise, Pierfederico De Pari. Almeno 5 le proposte lanciate oggi a conclusione del Forum: - destinare alla prevenzione il 10%-20% della cifra stanziata per le emergenze; - stringere un "patto di stabilità territoriale", che preveda una quota fissa del bilancio (circa il 20%) delle strutture amministrative destinata alla prevenzione; - modificare la composizione del Consiglio superiore dei lavori pubblici, includendo una quota di geologi pari al 25% dei suoi membri; attualmente, hanno rilevato i geologi, dei 102 tecnici che ne fanno parte soltanto uno è un geologo; - istituire il "fascicolo del fabbricato", un documento che racconti la storia di un edificio. "Forse avremmo saputo qualcosa di più sulla Casa dello studente a l'Aquila", ha detto il presidente dei geologi della Liguria, Giuliano Antonielli; - promuovere la figura del "geologo di distretto", come l'ha chiamato il presidente dei Geologi del Veneto, Paolo Spagna.

    Nania "Province delegate a tutela territorio. Chiudere Comunità Montane". Le Province non sono enti inutili, ma sono "l'ente naturalmente delegato alla tutela del territorio" e per questo sarebbe opportuno che nel loro ambito lavorassero dei geologi: così il vicepresidente del Senato, Domenico Nania, é intervenuto oggi a Roma, nel Forum sul dissesto idrogeologico organizzato dagli Ordini regionali e dal Consiglio Nazionale dei Geologi. "Si dice che le Province siano enti inutili, ma sulla tutela del territorio potrebbero avere grandi funzioni, eliminando agenzie ed enti intermedi che dovrebbero essere chiusi, come le comunità montane". Per questo il vicepresidente del Senato ritiene che "la tutela del territorio debba essere demandata alle Province, che dovrebbero chiamare a collaborare i geologi". Secondo Nania bisognerebbe inoltre "cambiare strutture e figure di cui è dotata la Provincia". Attualmente, per esempio, ci sono numerosi geometri che curano la manutenzione delle strade, ma non geologi che si occupano della tutela del territorio.

    Melilli "Province delegate naturali a manutenzione". "Non posso che apprezzare le riflessioni del vicepresidente del Senato Domenico Nania sulla necessità di dedicare maggiore attenzione alla tutela del territorio. Unificare le funzioni e le procedure in materia di tutela del territorio affidandole alle Province sarebbe una risposta concreta ed efficace al bisogno di semplificazione del Paese". Lo ha detto Fabio Melilli, presidente della provincia di Rieiti ed ex presidente dell'UNione delle province italiane, a proposito dell'intervento di Nania al Forum su il dissesto idrogeologico di oggi a Roma. "L'individuazione di un governo unitario della tutela del territorio, oggi più che mai necessario, trova nelle Province il naturale destinatario. Ciò ottimizzerebbe l'utilizzo delle risorse necessarie per contrastare il rischio idrogeologico nel nostro Paese ed eliminerebbe un eccessiva frammentazione di competenze spesso causa di sprechi ed inefficienze"

     

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