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      Consiglio regionale diffida 'Governo' su regionalismo, ls seduta

       

       

      Consiglio regionale diffida 'Governo' su regionalismo, ls seduta

      30 gen 19 Sono iniziati nel pomeriggio a Reggio i lavori del Consiglio regionale. All'ordine del giorno della seduta presieduta da Nicola Irto, alla quale partecipa anche il presidente della Giunta Mario Oliverio, c'è un unico punto: il dibattito sul processo attuativo del regionalismo differenziato ex articolo 116 della Costituzione. La discussione è collegata alla prospettiva che determineranno gli accordi preliminari che tre regioni italiane, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno sottoscritto il 28 febbraio dello scorso anno, con l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari regionali e alla Autonomia, Gianclaudio Bressa. Il terzo comma dell'art. 116 prevede, infatti, "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 119". Tre le mozioni portate all'attenzione dell'Aula. La prima, del consigliere Pd Domenico Bevacqua, la seconda, primo firmatario Claudio Parente (Fi) assieme a Gianluca Gallo (Cdl) e Domenico Tallini (Fi); la terza del capogruppo di "Oliverio Presidente" Orlandino Greco, nella quale, tra l'altro, si chiede al Governo di sospendere l'accordo preliminare sottoscritto con le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna nella parte in cui si prevede che il trasferimento delle risorse statali a copertura delle nuove competenze assegnate sia proporzionale al gettito fiscale delle stesse.

      "Credo che l'autonomia differenziata regionale possa profondamente modificare le modalità di funzionamento dell'Italia e l'Italia stessa". Lo ha detto l'assessore al Bilancio ed alle Politiche del personale Mariateresa Fragomeni, aprendo in Consiglio regionale il dibattito sul regionalismo differenziato previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, alla luce delle pre-intese già sottoscritte con il Governo dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Fragomeni ha ripercorso l'iter della riforma costituzionale del 2001, "di cui alcuni partiti - ha detto - si sono serviti per mascherare un intento autonomista e secessionista basato su ragioni economiche. Se si guarda al dato peculiare del federalismo italiano ci troviamo di fronte ad uno dei rarissimi casi in cui lo Stato già accentrato e unitario si vuole trasformare in senso federale. Storicamente non esiste nessuna prova che il decentramento di poteri si traduca, o si sia tradotto in un complessivo miglioramento dei servizi all'interno di uno Stato. Anzi, è vero l'esatto contrario". "Ormai - ha constatato l'assessore regionale al Bilancio - anche nel settore dell'economia pubblica non si fa altro che esportare dei concetti presi dall'economia privata, come competitività, performance o altro. Se quindi vogliamo importare questi concetti anche all'interno del settore pubblico, solo l'accentramento e la concentrazione possono determinare delle economie di scala. L'attuazione dell'art. 116 pone il problema della copertura finanziaria e il reperimento delle relative risorse. Come territori del Sud dobbiamo far valere un principio fondamentale: se le risorse per realizzare questo regionalismo differenziato vengono tolte dalla dotazione dello Stato centrale, la relativa assegnazione deve riguardare anche le altre Regioni, soprattutto davanti al rischio che si mettano in crisi anche i livelli minimi essenziali dei servizi". Per Fragomeni "il punto dell'accordo sottoscritto dalle tre Regioni del Nord, fa comprendere quale sia il vero obiettivo della riforma quando si afferma che le risorse saranno determinate da una apposita commissione paritetica Stato - Regioni. Oltre a questo, il superamento della 'spesa storica' significherà avere più soldi, soprattutto se il nuovo parametro di riferimento dovrà essere quello della popolazione residente e il gettito dei tributi maturati nel territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali. Ma c'è da chiedersi da dove verranno questi soldi". L'assessore, inoltre, ha citato uno dei punti dei preaccordi in cui è scritto che "Stato e Regioni determineranno congiuntamente le modalità delle risorse da attingere dal fondo per gli investimenti infrastrutturali del Paese. Finanziamenti - ha chiarito - che verranno stornati alle Regioni, come se già non ne avessero abbastanza, e che nessun cambio di maggioranza di Governo potrà mettere in discussione, considerando la validità decennale dell'accordo, e la sua modifica solo in presenza del consenso delle stesse Regioni". "Non si tratta di una analisi di carattere ideologico o di assistenza a vita - ha concluso Fragomeni - e c'è il rischio che del sistema ordinario, non rimanga che il ricordo degradato da regola ad eccezione, considerando le cinque Regioni a Statuto Speciale e che già altre sette Regioni sono pronte ad approvare o hanno già approvato mozioni che vanno nella direzione di concordare forme particolari di autonomia. Un processo che prelude ad una profonda modifica del funzionamento dell'Italia e l'Italia stessa".

      Dibattito in corso in Consiglio regionale, che dopo l'intervento dell'assessore Mariateresa Fragomeni, è iniziato con Domenico Bevacqua (Pd) che ha esortate ad alzare il livello della discussione su federalismo e regionalismo. "Facciamo noi - ha detto - offrendo una discussione di estrema importanza per il Paese e per la sua democrazia. La direzione verso cui si sta andando, anzi precipitando è inequivocabile e noi dobbiamo metterci di traverso, bloccarla, impedirla. Ma dobbiamo farlo con un approccio maturo e sfidante, assumendoci le responsabilità che ci competono". Il capogruppo di Forza Italia Claudio Parente ha invitato consiglieri e Giunta ad essere "concreti e risoluti per evitare che il tema delle autonomie possa diventare una secessione mascherata, considerando che le ragioni di fondo che ruotano attorno a questo processo sono soltanto di tipo finanziario. Non siamo, tuttavia, per l'assistenzialismo fine a sé stesso. Anzi, siamo per il più ampio decentramento amministrativo dei servizi". Parente ha offerto la mozione della quale è stato promotore. "Una mozione - ha spiegato - che propone una iniziativa legislativa del Consiglio regionale da presentare direttamente alle Camere, assumendoci in questo la responsabilità di scelte che cambieranno, speriamo in meglio, il futuro delle prossime generazioni". Di "patto costituzionale" ha parlato Carlo Guccione (Pd) che ha ripercorso il cosiddetto "regionalismo" che non è stato positivo per la Calabria ed il Meridione, "che non ha soddisfatto, anzi ha aggravato i problemi atavici della Calabria". "Non è sufficiente diffidare il Governo - ha detto Guccione - Quello che dobbiamo fare è mandare un messaggio chiaro al Governo, ma anche un messaggio chiaro a tutti i presidenti dei Consigli regionali e i presidenti delle Giunte regionali del Mezzogiorno, per ritrovarci, per promuovere una iniziativa del Mezzogiorno che abbia questo compito: quello di accettare la sfida del regionalismo differenziato, a condizione che questo venga attuato in un quadro in cui venga garantita l'Unità nazionale ed il livello essenziale dei servizi a Reggio Calabria o Cosenza come a Bologna e Milano". "È una sfida complessa, ma una sfida da accettare per contrastare l'egoismo trasversale della geografia" è stata l'esortazione venuta da Fausto Orsomarso (Misto) che ha suggerito la definiziaone di un documento unitario, "un documento - ha detto - che sia positivo e non di lagnanze, che rappresenti la base di un percorso in cui costruire una battaglia storica comune tra maggioranza ed opposizione, senza protagonismi inutili". Considerazioni simili sono venute da Franco Sergio (Moderati per la Calabria) secondo il quale di fronte all'egoismo senza colori del Nord è necessario fare quadrato "pur sapendo che il percorso è in salita e molto difficile da affrontare". Per Ncd, Sinibaldo Esposito ha concordato sul fatto che non bisogna far partire l'ennesimo piagnisteo dalle Regioni del Sud. "Accettando la sfida sarà possibile recuperare il tempo perduto - ha detto - ed andare ad un documento di sintesi che vada ad individuare alcune richiesta fondamentali per una ulteriore riflessione del Governo e del Parlamento rispetto al pericolo dell'alterazione della architettura strutturale della nostra Costituzione".

      "E' stato più che opportuno convocare una seduta del Consiglio regionale con un solo punto all'ordine del giorno". A dirlo il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio nel suo intervento in Consiglio regionale dove ha ripercorso gli ultimi anni di regionalismo, "che a fasi alterne, è stato attraversato da espressioni di egoismo territoriali, che ha visto la Lega come massimo rappresentante". "Un obiettivo - ha aggiunto - che non è passato in questi venti anni, e che oggi si ripropone in modo surrettizio, attraverso una impostazione che viene sottratta al naturale dibattito del Parlamento, demandando ad una trattativa tra le singole regioni ed il Governo l'attuazione dell'art. 116 della Costituzione". Un dispositivo che secondo Oliverio è stato male interpretato. "Perché - ha spiegato - prevede intese tra lo Stato e singole Regioni in materia di competenze, non di autonomia fiscale. E gli stessi referendum indetti in due Regioni avevano inseriti quesiti che andavano al di là di quelli che sono i contenuti di quell'articolo. E in quei termini non potevano che essere accolti. Stiamo parlando non di un Paese, ma di 'Repubbliche' che avviano un processo di secessione ... dei ricchi. C'è certo un problema di come adeguare e ripensare il regionalismo, ma il paradosso è che questo processo è in contrasto persino con le politiche europee, che aiutano le aree ritardate a recuperare sviluppo, mentre all'interno del Paese si propone il meccanismo opposto. E non c'è solo un problema di risorse, c'è un problema a catena che determina un processo di disarticolazione del Paese". Oliverio a tal proposito ha ricordato la legge 42/2009, la cosiddetta legge Calderoli. "La legge di un leghista - ha detto - che è contrastata e contraddetta da questa impostazione. In quella legge c'era l'affermazione di un principio e anche il vincolo di destinare al Sud almeno il 34% delle risorse ordinarie. Un dato poi non rispettato". Concludendo il suo intervento il Presidente Oliverio ha invitato all'unità. "Il problema - ha sostenuto - va al di là degli schieramenti e delle appartenenze politiche. Il Sud deve agire non con un approccio assistenziale, o un approccio datato, ma con una impostazione proiettata al futuro, deve farsi sentire, in una chiave nuova. Ecco l'importanza del Consiglio di oggi, e di altre iniziative che ho cercato di promuovere sul tema".

      Diffida regionalismo

      "Il Consiglio regionale diffida il Governo nazionale a predisporre atti che prevedano il trasferimento di poteri e risorse ad altre Regioni fino alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, art. 117, lettera m della Costituzione, trasmettendo tempestivamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il testo della presente risoluzione". E' quanto si legge in una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale della Calabria al termine di una seduta dedicata al regionalismo differenziato. La risoluzione prevede che "il Consiglio regionale si impegna ad attivare i passaggi necessari per dare impulso ad una iniziativa legislativa da presentare direttamente alle Camere sulla base del disposto dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, finalizzata alla revisione del Titolo V, parte seconda, della Carta, in direzione di un regionalismo solidale e contemporaneamente attivare, attraverso la medesima disposizione, la richiesta volta ad ottenere forme e condizioni di autonomia ed assicurare il necessario coinvolgimento delle Autonomie locali, dei Presidenti delle Province, delle Città metropolitane e del Presidente dell'Ance regionale, nonché a promuovere una conferenza degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali di Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, al fine di perseguire eventuali convergenze tra le Regioni del Meridione. A prevedere il supporto di esperti giuridici ed economici da affiancare al lavoro delle Commissioni Affari istituzionali e Bilancio per determinare le risorse finanziarie da trasferire o assegnare dallo Stato alla Regione, necessarie all'esercizio delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia". Il dibattito era stato chiuso con altri interventi. Domenico Tallini (Fi), ha evidenziato la mancanza di coesione del Sud e il comportamento bifronte dei partiti nazionali. Per Orlandino Greco (Oliverio Presidente) il Sud è stato massacrato in modo trasversale sia da destra che da sinistra, ed ha rimarcato i ritardi della Regione Calabria. Gianluca Gallo (Cdl) ha constatato l'affermarsi, in Italia, "di una società senza ideali, in cui conta solo la forza economica e finanziaria". Arturo Bova (Democratici progressisti) ha invitato tutti all'autocritica ed evidenziato, con l'affermarsi del regionalismo differenziato, del sostanziale fallimento della Riforma del Titolo V della Costituzione. Dopo la rinuncia ad intervenire del capogruppo Pd Seby Romeo, anche a nome dei colleghi Antonio Scalzo e Flora Sculco, ha chiuso Giuseppe Pedà (Cdl) d'accordo sulla risoluzione unitaria, "soluzione tardiva - ha detto - all'affermarsi di un regionalismo differenziato che cela un vero e proprio federalismo fiscale, in atto nel Paese".

      "Oggi in Consiglio regionale abbiamo lanciato una grande sfida democratica e politica. Una sfida avanzata e coraggiosa, non una battaglia di retroguardia. All'Italia serve un nuovo regionalismo solidale. Non abbiamo paura dell'autonomia rafforzata richiesta da tre regioni ma sui diritti dei cittadini e sulla tenuta del Paese non cediamo di un millimetro. L'Italia è una e indivisibile". Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto, a margine dei lavori dell'Assemblea di palazzo Campanella, che oggi si è riunita per una seduta interamente dedicata all'iter per la concessione di maggiori poteri alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. "Abbiamo approvato una risoluzione unanime - ha aggiunto Irto - che trasmetteremo subito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che diffidiamo dall'approvazione di ulteriori atti senza aver prima definito i livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili a favore di tutti i cittadini italiani. Serve una profonda revisione del regionalismo italiano. Rifiuto l'idea che una larga parte del territorio nazionale, a cominciare dal Sud, venga considerata la palla al piede del Paese. Il Mezzogiorno è la più grande risorsa dell'Italia".

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