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      Comune Trebisacce chiede sospensione efficacia decreto sicurezza

       

       

      Comune Trebisacce chiede sospensione efficacia decreto sicurezza

      08 gen 19 "Il 12 dicembre scorso il Consiglio comunale di Trebisacce aveva approvato una delibera con cui chiedeva al Ministro dell'Interno di sospendere l'efficacia del Decreto Sicurezza. Un mese prima, dunque, che tutti gli altri Sindaci di città importanti prendessero cognizione delle conseguenze gravi che il Decreto Salvini genera nella società e nelle comunità italiane". Lo afferma, in una nota, il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, del Partito democratico. "Il Decreto - sostiene ancora Mundo - non solo viola i diritti costituzionalmente garantiti, ma di fatto pone fine all'esperienza degli Sprar e limita fortemente l'indotto economico e lavorativo che hanno generato, soprattutto nei piccoli comuni, rivitalizzando comunità e arricchendole di cultura e risorse umane, con riferimento anche agli alunni iscritti a scuole che in molti centri erano ormai in via di chiusura. Gli ospiti e gli immigrati non solo saranno abbandonati, creando ulteriore immigrazione clandestina, ma tanti bambini e donne non godranno più di alcuna assistenza sanitaria e rimarranno persone anonime prive di residenza e cittadinanza, bivaccando e facendo accattonaggio per le strade. In ogni caso, come già dichiarato da eminenti giuristi, i sindaci, anche nel caso di iscrizione all'anagrafe degli stranieri, atto di loro competenza, non commettono alcuna violazione di legge. Infatti, la legge del 1998 stabilisce che le iscrizioni e le variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani". "L'art. 13 del Decreto Sicurezza - sostiene ancora il Sindaco di Trebisacce - stabilisce che il permesso di soggiorno costituisce documento di riconoscimento e non è titolo per l'iscrizione anagrafica e, di fatto, non ha abrogato la norma di cui alla legge precedentemente in vigore. A ciò si aggiunge quanto previsto dall'art. 10 della Costituzione, che prevede la regolamentazione giuridica dello straniero tramite la legge e i trattati internazionali. Se ad uno straniero nel suo Paese sono vietati i diritti civili e democratici garantiti in Italia, egli ha diritto di asilo. Ora si vuole negare anche questo. Attraverso gli Sprar si applicavano tali norme , che non sono state abrogate, e il Decreto Salvini altro non è che un pasticcio frutto di sola propaganda. L'immigrazione si Governa e non si reprime". "Così al fine di scongiurare equivoci - sostiene inoltre il sindaco di Trebisacce - pare opportuno evidenziare che anche la minaccia di commissariamento del Comune se un Sindaco non applica la legge, è infondata in quanto tale provvedimento può essere disposto solo se ricorre un grave malfunzionamento di un'intera Amministrazione, che non può essere configurato con una sola e semplice 'presunta' violazione, o ritenuta tale, di una norma. Analogamente anche la minaccia di taglio ai finanziamenti non può avvenire in quanto vengono erogati in base ad una legge e non su disposizione del ministro. Se ciò avvenisse, ciò che configurerebbe sarebbe di certo una violazione di legge". "Il Consiglio comunale di Trebisacce, proprio nell'ambito di tali presupposti giuridici - dice ancora Franco Mundo - ha deliberato con orgoglio di formulare istanza di sospensione degli effetti del Decreto Salvini, ingiusto e anticostituzionale. Nessuno può far finta di nulla! Per evitare ciò necessita un'urgente soluzione politica con il coinvolgimento dell'Anci e il consulto dei sindaci. In tale contesto, sarebbe opportuno che tutti i Comuni e Sindaci, nell'ambito dei poteri ad essi riservati dalla legge, adottassero atti analoghi di grande importanza e significato politico diretti a rimuovere gli effetti di un Decreto che di fatto genera insicurezza, chiedendo la sospensione degli effetti e/o la modifica. Sono atti a difesa della civiltà giuridica e sociale e non di emarginazione degli Italiani. La Città di Trebisacce lo ha fatto. Sarebbe opportuno che tale atto fosse posto in essere anche dagli altri".

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