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      Elezioni, allarme voto inquinato dalle mafie. Calabria la più esposta

       

       

      Elezioni, allarme voto inquinato dalle mafie. Calabria la più esposta

      21 feb 18 E' un coro unico che viene dal fronte della legalità sul possibile inquinamento del voto da parte delle mafie. A lanciarlo il magistrato Gian Carlo Caselli e a cui si sono accodati il Ministro Minniti, e la Commissione parlamentare antimafia che oggi ha relazionato sulle sue attività. La Calabria, dicono, la più esposta.

      Troppo silenzio sulle mafie in questa campagna elettorale: il ministro dell'Interno Marco Minniti, in occasione della presentazione della Relazione conclusiva del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, lancia l'allarme: "C'è il rischio concreto che le mafie possano condizionare il voto libero degli elettori" e se ne parla poco. Preoccupazione rilanciata anche dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, anch'egli presente all'iniziativa: "Credo sia un errore grave", ha detto, escludere il tema della mafia dalla campagna elettorale e "spero che le forze politiche in questi ultimi giorni pongano rimedio". E dal presidente della Cei, Monsignor Galantino: "sento un silenzio assordante intorno al tema delle mafie. Pare che l'unico problema alla sicurezza lo diano gli immigrati". Del resto, anche la presidente Bindi, aprendo i lavori, oggi in Senato, aveva ammonito: "sono assenti i segretari di partito, vorremmo che questo tema irrompesse di più nella campagna elettorale". E ancora: "è preoccupante lo sdoganamento dell'uso della violenza che sta avvenendo in campagna elettorale, fa tornare i mostri del passato sulla scena odierna". La Relazione affronta tutti i temi sviscerati in questi anni dall'Antimafia: dalla mutazione delle mafie, che sparano meno ma corrompono di più, alla loro infiltrazione in tutta Italia, nord compreso, dall'indagine sulla massoneria, con la richiesta al Parlamento di modificare la legge Spadolini-Anselmi, alle infiltrazioni della criminalità nella sanità, nel gioco, negli stadi, negli appalti, nella gestione dei migranti, fino alle alle considerazioni su mafia Roma e il carcere duro, il 41bis. Il documento - approvato all'unanimità da tutte le forze politiche - evidenzia la vitalità di Cosa nostra, e Bindi, ma con lei anche il presidente del Senato Pietro Grasso, evidenzia come la morte di Totò Riina "costituisca paradossalmente un ulteriore elemento attuale di forza". Preoccupate sono le considerazioni contro il "decadimento politico allarmante" e i varchi aperti dalle forze politiche soprattutto nelle amministrazioni locali, con la consapevolezza, osserva Bindi, che "l'astensionismo è il primo regalo alle mafie, se la politica non ritrova le strade del consenso buono finirà per aprire a quello al consenso cattivo, serve una responsabilità che forse abbiamo smarrito e questo vale per tutti". Alla nuova legislatura Bindi chiede di soffermarsi sulle stragi degli anni Novanta anche "per pagare un debito verità alle vittime" e dedica loro il lavoro della Commissione. Un tema, quello della necessità della verità sulla stagione stragista, al di là dei processi, evocato anche dal procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e dal presidente del Senato Grasso, perché, per dirla con De Raho, "non è pensabile che una democrazia continui a mantenere dei lati oscuri soprattutto quando attengono alle proprie istituzioni, è quanto di più grave possa avvenire"

      "Massoneria e mafie: il silenzio dei partiti aiuta i poteri occulti". Il magistrato Gian Carlo Caselli lancia l'allarme alla vigilia del voto del 4 marzo. Lo fa su Famiglia Cristiana in edicola da domani. "Certi intrecci, ancora negati o ridotti a folclore locale, non riguardano solo qualche appalto", denuncia l'ex procuratore capo di Palermo e di Torino: "Sono un problema nazionale che ha condizionato e condiziona la nostra democrazia". Imprenditori, politici e studenti. Sacerdoti e magistrati. Mafiosi. Nelle logge delle quattro "obbedienze" (Grande Oriente d'Italia, Gran Loggia d'Italia, Gran Loggia regolare d'Italia, Serenissima Gran Loggia regolare d'Italia) ci sono proprio tutti, scrive Famiglia Cristiana. In totale oltre 17 mila iscritti e più di qualche zona d'ombra. Lo certifica la Commissione antimafia. Che, con l'aiuto della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ha rilevato al loro interno 193 "fratelli" con "evidenze giudiziarie per fatti di mafia". Restringendo l'indagine alle sole Sicilia e Calabria, risulta che ogni due logge ci sarebbe la presenza di un mafioso o un suo complice. Una "criticità" che però non sembra aver destato particolare allarme. Tanto meno in vista delle prossime elezioni. "Non mi stupisce questo silenzio", commenta Caselli. "In democrazia non dovrebbero esistere associazioni segrete con vincolo di obbedienza. Invece esistono e sono spesso veicolo di incroci torbidi fra mafiosi e altri potenti, con reciproco rafforzamento. Ma guai a chi ne parla più di tanto! C'è un processo di rimozione/riduzione collaudato da tempo e riscontrabile in molti delicati casi".

      Preoccupa la Calabria. "La 'ndrangheta è oggi l'organizzazione criminale più ricca, agguerrita e potente. Profondamente radicata in Calabria, su cui esercita un asfissiante controllo del territorio e delle attività economiche e della pubblica amministrazione, si è insediata in tutte le regioni del paese, anche se con gradi di penetrazione differenti, e mostra anche un marcato profilo transnazionale. Leader mondiale nel traffico di stupefacenti, ha rapporti privilegiati, se non addirittura esclusivi, con i principali cartelli di narcotrafficanti del Centro e Sud America, ed è l'organizzazione che meglio ha saputo sfruttare le opportunità della globalizzazione". Lo scrive la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, nella relazione conclusiva del lavoro della commissione da lei presieduta.

      Legge Severino va corretta. "Il numero crescente di comuni sciolti per mafia e di procedimenti a carico di amministratori ed esponenti della politica locale, il trasformismo politico e il clientelismo su cui fa leva il voto di scambio, impongono una seria riflessione sulla moralità del sistema e sulla tenuta del principio di rappresentanza. Un decadimento allarmante che rende necessario integrare e correggere la Legge Severino". Lo afferma la relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, presentata oggi in Senato. La relazione avanza proposte tese a rafforzare il sistema dei controlli e la trasparenza . Dal 1991 ad oggi si registrano ben 291 scioglimenti per mafia di enti locali, pari a 229 comuni. Numerosi i casi di comuni sciolti due volte (42 casi) o addirittura tre volte (13 casi). Si tratta per lo più di comuni di piccole e medie dimensioni.

       

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