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      Cinque comuni calabresi sciolti per mafia, reazioni e commenti

       

       

      Cinque comuni calabresi sciolti per mafia, reazioni e commenti

      23 nov 17 "Lo scioglimento di cinque Comuni calabresi determinato dalle relazioni delle Commissioni d'accesso ministeriali spalanca le porte ad una non più rinviabile riflessione politica. Riflessione che è obbligatoria e, ripeto, non più rinviabile in Consiglio regionale, dove la questione legalità non è stata ancora discussa". Lo sostiene, in una dichiarazione, il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale, Arturo Bova. "Non che siano mancate - aggiunge - le occasioni e gli spunti, sia chiaro: negli ultimi anni in Calabria è successo praticamente di tutto. Da guida politica della regione, il Consiglio regionale ha il dovere, non solo morale, di interrogarsi e di discutere degli attentati agli amministratori locali, delle operazioni antimafia condotte in tutte le province calabresi che sovente hanno coinvolto qualche rappresentante politico, delle intimidazioni ai giornalisti e, soprattutto, degli scioglimenti dei Consigli comunali giudicati a rischio infiltrazioni criminali. A quella che ritengo una positiva azione di governo, tanto da parte del Consiglio quanto da parte della Giunta regionale, ritengo necessario associare una ferma discussione sui temi citati e il determinarsi di conseguenza perché ai cittadini arrivi un segnale forte: non ci può essere alcuna tolleranza per l'illegalità e la criminalità organizzata. Di quanto evidenziato dalle Commissioni d'accesso che in questi anni si sono insediate nei Comuni poi sciolti, solo poche informazioni saranno rese note. Ma l'esperienza e la conoscenza degli uomini, in taluni casi, induce a pensare che alcuni provvedimenti che colpiscono la gestione politica di un ente pubblico non si abbattano su chi ha veramente una collusione con ambienti malavitosi. Che un Comune venga sciolto più volte negli anni, nonostante alla sua guida siano sempre cambiati i volti, di per sé, non restituisce la certezza che sia stato eliminato il rischio di infiltrazioni criminali: la storia ci ha insegnato che può cambiare tutto per non far cambiare nulla. Ma c'è anche la possibilità che non sia la politica il vero problema. C'è la possibilità che le infiltrazioni si annidino a livelli meno evidenti, magari tra chi ha il potere di determinare se una pratica sarà in cima o in fondo ad una pila di documenti, tra chi può decidere se un documento esiste o non esiste. Tra chi può scegliere quali siano i requisiti necessari ad un'impresa perché possa partecipare ad una gara d'appalto". "Quanto alla politica - dice ancora Bova - sarei un ipocrita a non riconoscere che a volte, è proprio attraverso essa che la criminalità si accredita nelle 'stanze dei bottoni' e determina le scelte. Ma proprio perché questo aspetto esiste, abbiamo l'obbligo di affrontarlo e mettere in piedi strumenti normativi che limitino al massimo la discrezionalità nella decisione, che vincolino politici e burocrati a seguire iter precisi e univoci, che gli spazi di manovra tra le pieghe delle direttive siano pressoché inesistenti. Tutto questo si può fare solo se si discute e si affronta, a viso aperto, la questione legalità. Lo dobbiamo ai calabresi, alle nostre famiglie, a noi stessi". "È per questo - conclude Bova - che, di concerto con i componenti del gruppo dei Democratici Progressisti abbiamo deciso di depositare una richiesta di convocazione di una seduta di Consiglio regionale in cui discutere di questi argomenti".

      "Si tratta di un atto particolarmente grave che é stato adottato dopo che la Commissione d'accesso ha fatto verifiche per molti mesi". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, facendo riferimento allo scioglimento per condizionamenti della criminalità organizzata del Comune di Lamezia Terme. "Ovviamente - ha aggiunto Oliverio - non conosco il merito del provvedimento, che rappresenta senza alcun dubbio una ferita che viene inferta alla democrazia. E che riguardando un Comune come Lamezia Terme, citta' importante per la Calabria, é particolarmente significativo".

      "Pesa sul sindaco Mascaro la responsabilità dello scioglimento del Comune di Lamezia Terme". Lo sostiene, in una dichiarazione, il deputato del Pd Sebastiano Barbanti. "A più riprese - aggiunge Barbanti - avevo sollecitato le sue dimissioni per evitare quest'ennesima onta ai lametini, ma il primo cittadino è stato sordo ai miei richiami. Ora verrà ricordato come il sindaco che come 'regalo' per la festa dei 50 anni della città ha portato il terzo scioglimento".

      "Lo scioglimento dei Consigli comunali di Lamezia Terme, Cassano allo Ionio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Ionica e Petronà conferma che la politica calabrese non sa né vuole esercitare un controllo vero nella scelta dei candidati e sull'operato degli uffici, preferendo vincere a ogni costo e così alimentando la sfiducia nelle istituzioni elettive». Lo affermano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5stelle Dalila Nesci, Paolo Parentela, Nicola Morra, Federica Dieni e la parlamentare europea Laura Ferrara. "In Calabria - continuano - c'è una pesante emergenza democratica e cresce il condizionamento, non solo mafioso, dell'amministrazione pubblica, che invece non può rinunciare alla necessaria imparzialità. A riguardo vi sono responsabilità politiche innegabili, a partire dall'atteggiamento tenuto dai partiti di governo sulla pubblicazione degli elenchi dei massoni in rapporti certi o presunti con l'organizzazione criminale. Ricordiamo che per Lamezia Terme e Cassano allo Ionio avevamo chiesto al Ministro dell'Interno la commissione di accesso agli atti, poi insediata. Allora subimmo attacchi politici, oggi i fatti ci danno ragione". "Se la politica non vorrà assumersi la responsabilità di controllare le liste elettorali e la gestione degli uffici - concludono i parlamentari 5stelle - proseguiranno gli scioglimenti per mafia dei consigli comunali, a danno della Calabria, del futuro comune e dei calabresi che ogni giorno lavorano onestamente per vivere a casa propria".

      "Dopo i nuovi comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, cinque in un colpo solo, se non sbaglio un nuovo record per la Calabria, ormai è difficile avere certezza che il prossimo comune calabrese coinvolto non sarà quello di propria residenza". Lo afferma il senatore Idv Francesco Molinari, membro della commissione Antimafia, secondo cui occorre subito dare attuazione al codice di autoregolamentazione per le liste pulite. "Rilevo con amarezza - osserva - come si stia avverando il peggior scenario possibile, 'l'inutilità del momento elettorale', parafrasando Corrado Alvaro. Infatti se agli 'scioglimenti a raffica', che mi auguro siano stati predisposti in base a rigorosi accertamenti nel rispetto della legge, uniamo anche lo stillicidio quasi giornaliero sui neo consiglieri regionali eletti in Sicilia (l'ultimo caduto nella 'rete' dei Pm è il rampollo dei Genovese accusato di riciclaggio, lo scenario diventa davvero tragico per la nostra democrazia". "Come Italia dei Valori - prosegue Molinari - riteniamo, dunque, non più indifferibili due specifici principi per i quali ci siamo spesi sin dall'inizio della legislatura e che devono veder la luce prima dello scioglimento delle Camere. Occorre rendere obbligatorie le Raccomandazioni presenti nel Codice di autoregolamentazione per le liste pulite e la cosiddetta Legge Lazzati per impedire ai sorvegliati speciali di poter fare campagna elettorale. Sul Codice, votato in commissione Antimafia a maggioranza assoluta, ma mai applicato, ci impegniamo a presentare un Ddl per una veloce approvazione. La Legge Lazzati, invece, deve assolutamente abbandonare le secche della commissione Affari costituzionali. Sono misure che dobbiamo alla nostra Repubblica, ai nostri cittadini"

      "Per l'ennesima volta l'Amministrazione comunale di Lamezia Terme viene sciolta per condizionamenti della criminalità organizzata". Lo afferma Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana. "Oggi più che mai - aggiunge - risalta, e ci manca, la straordinaria esperienza di governo della sinistra con Gianni Speranza, un esempio vero di come si possa governare con onestà, generosità e nell' interesse del bene comune, in una realtà difficile del Mezzogiorno".

      "Piange la democrazia. Non ha più senso che vengano eletti democraticamente gli organismi comunali visto che si procede agli scioglimenti facendo venire meno la volontà popolare. Mi riferico in particolare al Comune di Marina di Gioiosa Jonica". Lo sostiene, in una dichiarazione, il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. "Anche se non conosco il sindaco - aggiunge Lucano - in questi ultimi anni ho avuto contatti con l'assessore Napoli grazie alla collaborazione col quale é potuto nascere a Riace l'ambulatorio medico gratuito per i migranti e per i cittadini italiani che non possono permettersi spese sanitarie". "É impossibile - dice ancora Lucano - che persone di tale qualità umana e professionale e che si schierano apertamente, in buona parte, a favore degli ultimi, senza nulla chiedere in cambio, possano avere avuto a che fare con ambienti criminali".

      "Occorre intervenire legislativamente per riformare la normativa sugli scioglimenti dei consigli comunali e renderla utile, soprattutto laddove è la burocrazia che ha bisogno di sostanziali bonifiche e per cui, invece, le norme al momento non sono né incidenti né efficaci. Così come è urgente che la normativa garantisca il diritto di difesa nelle fasi istruttorie del procedimenti di scioglimento che, com'è accaduto a Lamezia Terme, è stato invece palesemente cancellato". Lo sostiene, in una dichiarazione, il consigliere regionale di Forza Italia Mimmo Tallini. "Costringere al commissariamento - aggiunge - una grande città come Lamezia, con tutte le conseguenze che ciò implica anche sul piano dell'immagine dello stesso territorio e dell'area centrale della Calabria, quando magari, ascoltando le ragioni del sindaco, si sarebbe potuto evitare questo trauma, pare sbagliato e profondamente ingiusto. E non dubito che il Tar, valutando equamente, saprà rendere giustizia al sindaco Mascaro e ai cittadini elettori. Ci si riempie spesso la bocca di legalità, ma poi, quando si è di fronte a casi concreti che richiederebbero saggezza e una buona dose di cautela, ci si comporta inducendo a sospettare che si è agito più per valutazioni di parte, piuttosto che spinti da un forte senso delle istituzioni. Continuando, sulla base di una legislazione che ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di ottenere i risultati sperati, alla fine si rischia, limitandosi a scioglimenti a raffica e in alcuni casi reiterati dei consigli comunali, di indebolire la democrazia, la politica in sé e la partecipazione popolare già fortemente in crisi; in Italia dove l'astensionismo è diventato il primo partito e in Calabria dove decisioni cosi traumatiche acuiscono la sfiducia e il disorientamento dei cittadini e soffiano altro vento nelle vele dell'antipolitica mentre, come la storia degli scioglimenti in questa regione insegna, non risolvono il problema dell'inquinamento criminale. Altra cosa, ma strettamente connessa con l'urgenza di avere istituzioni pulite, l'attenzione che la politica deve riservare alla trasparenza dei candidati, ma qui il sottoscritto, per storia politica e personale che mi hanno sempre visto dalla parte della legalità senza se e senza ma, non dubita dell'urgenza che la riflessione debba essere ancora più urgente, seria e puntuale. E riguardare non una sola parte ma tutta le forze politiche e ad ogni livello istituzionale". "La presenza della criminalità organizzata in Calabria - dice ancora Tallini - è un tumore che dobbiamo rimuovere perché blocca lo sviluppo e vanifica la democrazia. Un problema annoso ed enorme che si può vincere non dividendo le forze in campo, ma assicurando al coraggioso impegno di forze dell'ordine e magistratura l'unità delle forze politiche, economiche, sociali e culturali della Calabria".

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