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      Oliverio "Nessuna polemica, sanità è problema della Calabria"

       

       

      Oliverio "Nessuna polemica, sanità è problema della Calabria"

      05 nov 17 "La sanità è il settore portante di una società. In Calabria questo settore assorbe oltre il 60% delle risorse regionali, ma sin dal 2010 la nostra regione, per chiara volontà e responsabilità del centrodestra, è stata sottoposta a regime commissariale". A dirlo è stato il presidente della Regione Mario Oliverio, soffermandosi ancora una volta sui problemi della sanità intervenendo all'assemblea provinciale del Pd di Cosenza. "Nel 2010 - ha aggiunto - Scopelliti, pensando di liberarsi da vincoli, lacci e lacciuoli si recò da Berlusconi, allora Presidente del Consiglio e gli chiese di essere nominato Commissario della Sanità. Quella fu la scelta più scellerata che si potesse compiere. A seguito di quella decisione, infatti, lo stesso Scopelliti, che pensava di poter governare direttamente la sanità, fu affiancato da due tecnocrati, uno del Ministero delle Finanze e l'altro del Ministero della Salute e, da allora, tutto è stato ridotto solo ad un problema ragionieristico. In Calabria non esiste alcun 'caso Scura'. La sanità è un problema della Calabria e dei calabresi. Insisto su questo concetto perché vedo che, molti in buona fede e altri in malafede, tendono a dare una rappresentazione distorta di questa situazione, riducendola solo ad un mero scontro di potere tra me e l'attuale commissario. Se ci fosse stato un problema di questo genere avremmo assunto gesti eclatanti sin dall'inizio della nostra elezione. Il problema del Commissariamento lo poniamo oggi perché partiamo dai dati che documentano una situazione in continuo peggioramento. Nel 2010 la Regione pagava per i calabresi che si recavano fuori regione per curarsi 200 milioni di euro. A distanza di quasi 7 anni di milioni l'ente ne paga 300. Il numero di calabresi costretti a rivolgersi a strutture esterne è in progressivo aumento. Non c'è stato un solo momento in cui il trend si sia bloccato o invertito. I problemi sul territorio si sono drammaticamente aggravati. Negli ospedali la situazione è al collasso. Il Commissario, che ha supplito in tutto la Regione e che aveva il compito non solo di risanare i debiti, ma anche di riorganizzare i servizi sanitari, oggi presenta un bilancio totalmente negativo che vede la Calabria sempre più distante dal resto del Paese per quanto riguarda l'offerta dei servizi. Il mio grido di allarme, quindi non è un atto strumentale. Anche questo vorrei dirlo, perché il governo del Paese è guidato da Gentiloni e, prima di lui, da Renzi, entrambi del mio partito. Se ci fosse stato un esponente di un partito diverso la mia azione poteva anche essere sospettata di strumentalità. Il mio, purtroppo, è un grido sofferto. Lo voglio dire da qui a tutti i calabresi, indipendentemente dalle convinzioni e dalle appartenenze politiche di ognuno. E' un atto profondamente sofferto perché più volte ho suonato il campanello di allarme. Lo sa la Calabria intera. Quando, però, ho avuto modo di esplicitare questa problematica e questo mio punto di vista, sono stato redarguito, palesemente o con silenzi che spesso sono molto più significativi di mille parole, facendo capire che da parte mia c'era la volontà di appropriarmi di un pezzo di potere. Arriva un momento, però, in cui non si può più tacere e aspettare. Ho avvertito ed avverto che c'è un limite a tutto, che è rappresentato dalla mia responsabilità e che mi impone di governare la Regione e di rispondere, in primo luogo, ai bisogni della mia gente e della mia terra, prima ancora che a qualsiasi altra cosa e prima ancora, anche, del mio stesso partito. Il mio non è un gesto che scaturisce da un disegno strumentale, demagogico o emotivo, ma è un atto lucidamente pensato rispetto a risposte che, fino ad ora, non sono arrivate. Non c'è nessun attacco al governo Gentiloni, che rispetto molto e ritengo stia facendo un lavoro assai importante per la vita del Paese e anche della Calabria. Se oggi possiamo parlare di risorse programmate, di interventi messi in campo e di cantieri aperti è solo grazie ai governi diretti dal Pd, da Renzi a Gentiloni. Il mio è solo un atto di responsabilità nei confronti della mia regione. Non si può più continuare ad andare avanti in questo modo! Non so, me lo sono chiesto e me lo chiedo spesso, quali siano le forze, più o meno palesi o più o meno oscure, che stanno impedendo di mettere la Calabria in una situazione di autogoverno. Non lo so. Perché tanta resistenza? In fondo stiamo chiedendo solo di essere messi nelle condizioni di assumere una responsabilità che fa tremare le vene ai polsi. Perché e per quale motivo vogliono impedircelo? Noi, comunque, abbiamo il dovere di non scappare di fronte alla responsabilità a cui ci hanno chiamato i calabresi a cui abbiamo chiesto il consenso per affrontare e risolvere i problemi. Lo stiamo facendo, lavorando notte e giorno, senza risparmio di energie, per tentare di dare risposte e per invertire definitivamente una situazione assolutamente negativa. Dobbiamo farlo anche con la sanità. Per questo dobbiamo essere messi in condizione di decidere a 360 gradi. Siamo stati persino costretti a ricorrere alla giustizia per riattivare gli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare. E' giusto che la Regione, titolare della sanità, per fare rispettare i territori ed i diritti dei cittadini, debba ricorrere all'amministrazione della giustizia? E' paradossale ed incredibile e, proprio perché le cose stanno in questi termini, ho deciso di ricorrere ad un'iniziativa eclatante che ripeto: se entro il 30 novembre non arriveranno risposte concrete, e non lo dico assolutamente in termini di sfida, mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi e dirò all'Italia che questa situazione è intollerabile e che questa vergogna deve essere definitivamente cancellata. Lo farò con la consapevolezza del gesto e della gravità del suo significato. Mi auguro - ha concluso Oliverio - che prima del 30 possa arrivare da Roma un segnale concreto di sensibilità. Diversamente saremo costretti a combattere questa battaglia e a portarla fino in fondo. E non sarà affatto una battaglia 'una tantum' o un fuoco di paglia. Al mio partito, al Pd che guida il governo del Paese, affido questo messaggio".

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