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      Ministro Minniti a Polsi: cosche non accostabili a Chiesa

       

       

      Ministro Minniti a Polsi: cosche non accostabili a Chiesa

      03 lug 17 "Il rapporto tra chiesa e 'ndrangheta è una contraddizione in termini perché la chiesa è di Dio, dei credenti e dei fedeli e Dio non può essere accostato per nessuna ragione alla 'ndrangheta: è iconoclastia mettere le cose di 'ndrangheta nelle cose di Dio. Nel nome di Dio non ci può essere violenza, uccisioni, lutti, guerre. Ecco perché mi viene in mente la parola rottura". A dirlo è stato il ministro dell'Interno Marco Minniti. Il ministro ha concluso un incontro sul tema "Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità" che si è svolto nel santuario alle pendici dell'Aspromonte indicato, in diverse inchieste della magistratura, come luogo d'incontro, in concomitanza con la festa dell'1 e 2 settembre che richiama migliaia di fedeli, dei boss di 'ndrangheta. "Qui - ha aggiunto Minniti - occorre separare Dio dalla 'ndrangheta. Per questo considero le parole del vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva e del presidente della Cec mons. Vincenzo Bertolone come potenti perché l'azione della chiesa è cruciale contro le mafie". "Oggi qui - ha aggiunto - è avvenuto qualcosa di straordinario che si avvertirà solo nel tempo. Sono qui innanzitutto come ministro dell'Interno senza dimenticare di essere anche figlio di questa terra. Mi è venuta la pelle d'oca entrando in questa chiesa. Gli incarichi pesano però ci sono cose che nella vita di una persona pesano ancor di più, e Polsi a me fa rievocare questo. Qui oggi sono state dette parole di potenza straordinaria e so bene che le parole non vanno abusate, consumate, perché la nostra epoca è contrassegnata dal consumo delle parole. Voglio ringraziare gli uomini di fede che qui hanno parlato alla presenza di un ministro dell'Interno che per la prima volta viene qui a Polsi. Li voglio ringraziare per le parole potenti che hanno detto". Il ministro, poi, facendo riferimento a due canti dialettali eseguiti dal coro diocesano, ha indicato come in quei canti "c'erano preghiere antiche che indicavano due parole: Maria e la montagna. La montagna è il cuore della Calabria, luogo di protezione per secoli, poi della montagna si è impossessata la 'ndrangheta. In una democrazia compiuta per lo Stato non ci sono però luoghi franchi, qui il cuore della questione è capire che l'Aspromonte è un luogo tra i più belli del mondo e va difeso e tutelato. Stabilire un'alleanza tra la montagna e la Madonna che qui ha radici antiche è importantissimo".

      Serve reazione sociale. "Il vero problema è che non c'è più tempo da perdere: se vogliamo sconfiggere la 'ndrangheta, e la sconfiggeremo, questo obiettivo deve essere il nostro orizzonte e quello che stiamo facendo oggi qui è straordinariamente importante. A noi spetta il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi. Solo così riusciremo a fare anche di questo luogo una pietra miliare del passato, del presente e del futuro di questa terra". Lo ha detto il ministro dell'Interno Marco Minniti oggi a Polsi. "Sono fiero - ha aggiunto - del lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura ma occorre fare altro. Occorre invitare alla reazione sociale e dire che le parole come fede, dignità, amore, onore non hanno nulla a che vedere con la 'ndrangheta che è un nemico mortale di questa terra". "Dobbiamo liberarci anche da un'idea antica - ha detto Minniti - secondo la quale parlare o scrivere di 'ndrangheta significa far male alla Calabria. Non abbiamo bisogno di questi antichi maestri. Per troppo tempo ci siamo interrogati se viene prima la parola dignità o sviluppo: sono convinto che devono camminare insieme così come sono convinto che gli ingenti investimenti che stanno per arrivare in Calabria non devono arricchire la 'ndrangheta ma i cittadini perbene di questa terra".

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