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      Ad Altilia la fede usata come strumento di rivalsa

       

       

      Ad Altilia la fede usata come strumento di rivalsa

      10 ago 17 "Un’estate a dir poco rovente, quella di Altilia, un piccolo comune di circa 600 anime, nella Valle del Savuto, che potrebbe essere un’ oasi di pace e serenità e invece spesso si trasforma in un “girone infernale”, dominato da soprusi, vessazioni e dispettucci di ogni genere; un luogo dove anche una festa religiosa diventa un fatto politico, alla Guareschi maniera….". A denuncarlo Paolo Fiorillo, Ivan Focone e Angela Rosapane, consiglieri di minoranza della lista "Rinnovare per migliorare" al Xomune di Altilia. "Il nostro novello Peppone -scrivono i consiglieri di minoranza-, non condivide tuttavia con il personaggio letterario, la capacità di comprendere quando è il momento di fermarsi, quando bisogna arrendersi a qualcosa di più grande (ovviamente si parla dei Santi e di Dio, oltre che del sacro vincolo di cittadinanza). Veniamo ai fatti. Nella frazione di Maione, è situata una piccola chiesetta, dedicata a Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona degli emigranti. Da tempo immemore, nel mese di agosto, si svolge in prossimità della chiesa, la “festa dell’emigrante”, in onore della Santa, festa che è anche un’occasione di comunione per tutti i compaesani che, dopo un lasso di tempo variabile, da terre lontane e a volte lontanissime, tornano al paesino d’origine, per respirare aria buona e ricordi, profumo di pane e nostalgia. All’avvicinarsi della data della festa, il parroco presenta al Comune e agli organi competenti, la solita comunicazione in merito al luogo e alle modalità di svolgimento della serata. Risponde solo il Comune. Primo intoppo, la comunicazione non è conforme alle normative vigenti. Bene, viene riformulata la comunicazione nel rispetto della legge. Alla seconda comunicazione arriva la tanto agognata risposta del “Signore Terreno”, “la manifestazione nel luogo indicato non può essere autorizzata anche perché, a parere del sottoscritto la SP 57 che corre parallela al luogo indicato, costituisce sicuramente un potenziale pericolo per i partecipanti e gli organizzatori” (cit.)…..da anni la manifestazione si svolge nel “luogo indicato”… Bene, anzi male; ma al fine di conservare anche il rispetto per le nostre belle tradizioni, si concorda un altro luogo, che per questioni logistiche deve essere comunque vicino alla succitata chiesetta, ma che, tuttavia si trova a ridosso di una strada comunale che conduce a diverse abitazioni. Bene, arriva il placet di Peppone. Che la festa abbia inizio: Santa Messa, preghiera, raccoglimento, e poi il profano, panini con salsiccia, ballo, karaoke, peccato che tra un panino e una salsiccia, un ballo e un salto, bisognasse fare lo slalom tra le auto di passaggio, che un’ordinata ordinanza avrebbe dovuto vietare o comunque limitare. Ciliegina sulla torta: uno stimato e privato concittadino, ha pensato di offrire una piccola batteria di fuochi pirotecnici, di quelli che ormai maneggia chiunque, per concludere in bellezza la tanto tormentata serata, ma ecco che, più veloce della luce, la notizia della sorpresa, che più sorpresa non è, giunge all’orecchio attento di “Mangiafuoco” che, minaccioso e autoritario, impedisce le colorate “esplosioni” a suon di paroloni (e parolacce) verso gli oppositori. Questo fuoco non s’ha da fare!!! Ma non si poteva emettere una straordinaria e altrettanto ordinata ordinanza (uguale a quella che ha disposto l’oculata e perpetua vigilanza, prima d’ora mai esibita, di questi temibili e pericolosi festaioli..)? No! E sapete perché? Perché tra i fedeli compunti della serata, e di altre calde serate estive a tema simile, si aggirano guasconi tre consiglieri di Minoranza, che in tempi molto recenti, hanno bocciato, in Consiglio Comunale, tutti i documenti finanziari della Giunta, oltre che far notare, al caro Peppone, che tra i debiti fuori bilancio si annidano 1850 euro di esplosioni colorate, queste sì, esplose in onore di un privato e pagati dal Comune…il perché non è dato saperlo. Questi loschi figuri inoltre, ben lungi dall’essere isolati dall’opinione pubblica, come qualcuno vuol pensare, sono costantemente in mezzo alla gente, allegri, gioviali, in comunione (e purtroppo senza liberazione) con la comunità. Caro Sindaco, sai come si dice? Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi. Sai cosa diceva Santa Francesca Saverio Cabrini? “Dobbiamo di quando in quando tuffarci in Dio, immergerci nell’acqua salutare della sua grazia e dell’amabile sua bontà, e poi volare, ossia lavorare con molta lena”. Ecco Sindaco, tuffati nella Grazia, lavora, lavora con molta lena, così avrai meno tempo per pensare a come cercare di guastare anche le cose più belle (ovviamente non riuscendoci), e chissà magari riuscirai anche ad arginare il dissesto dei conti e a spegnere qualche fuoco".

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