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      A Rende, un ballottaggio da brividi

       

       

      A Rende, un ballottaggio da brividi

      28 mag 19 E’ una sfida tutta nuova quella che si prospetta nella città di oltre Campagnano dove, per la prima volta, il sindaco uscente Marcelo Manna, dovrà affrontare l’higlander Sandro Principe, sceso in campo all’ultimo momento e subito arrivato piazzato nella griglia del ballottaggio. Non era facile. Lo stesso Principe non pensava di farcela. O meglio, lui avrebbe voluto avere più tempo per piazzare il colpo subito ma il timor di essersi messo in corsa all’ultimo momento lo ha lasciato con qualche timore, fugato dai dati. A noi addetti ai lavori, però, il dato era già chiaro prima delle elezioni. Nei sondaggi pre elettorali, il dato era quello: Manna e Principe se la vedranno a singolar tenzone. Impossibile, per l’uno o per l’altro, ipotecare la vittoria immediata. Nove candidati a sindaco significa un frazionamento di voti, sbriciolato su 27 liste, che non permette nessuna fuga. I numeri sono quelli e il voto condominiale impedisce qualunque scelta logica o politica che sia. Così ognuno ha affilato le armi che aveva. Nelle amministrative contano poco i discorsi. L’elettore affida la cosa pubblica a chi ha esperienza e idee che poggiano su fatti concreti. Per questo, tra i tanti, Principe e Manna stanno decisamente una spanna sopra gli altri. Manna arriva al ballottaggio con lo stesso passo di cinque anni fa. Allora furono 6.761 le preferenze. Oggi qualcosa in più, 6.870. Principe, è inutile nasconderlo, è l’emblema di Rende ed in qualunque casa bussi la porta si spalanca senza indugi. La Rende di oggi è figlia del grande Cecchino e Sandro ne ha raccolto l’eredità. Si va oltre le appartenenze politiche. Qui contano fatti ed esperienza. Per lui 5.784 preferenze, a mani nude senza social e senza spot, oltre mille meno Manna che, però, valgono il pass per un ballottaggio da brividi. Inutile la rincorsa di Mimmo Talarico che si ferma a 4.489 preferenze, troppo poche per ambire al ballottaggio. Tra gli outsider Massimiliano De Rose ci riprova dopo cinque anni ma con risultati distanti , oggi 1.831 preferenze, poco più della metà dalla volta precedente (2.995). Un flop, invece, il pentastellato Miceli che prende meno della metà dei voti della volta scorsa con 1.093 voti. Allora furono 2.109 con una percentuale di quasi il 10% (9.71). Oggi la percentuale si ferma giusto a metà, al 5%. Segue la crisi del suo partito in caduta libera in queste elezioni. Discorso che però non è valido per la deputata europea Laura Ferrara che invece non solo aumenta la dote di voti rispetto alle precedenti ma è addirittura la seconda eletta in Calabria (42.647) dietro Salvini (44.163). Un’affermazione che ha dietro un gran lavoro fatto sul territorio e in tutto il mezzogiorno, dove è stata costantemente presente con fatti. Una punta di diamante del Movimento, cresciuto sotto la spinta di Beppe Grillo, che, bisogna dirlo, nelle Europee ha guadagnato quasi 5 punti in più (26.69%) rispetto alle precedenti europee del 2014 (21.50%) ma la metà rispetto alle politiche dello scorso anno (43.9%) in Calabria. Questa è un'altra storia. Tornando a Rende , ora, arriva un ballottaggio che, oltre che essere da brividi, mette davanti chi su questo territorio ha costruito la sua carriera e le sue fortune. Dall’altra chi, invece, ha raccolto una sfida importante e ci prova con la tranquillità di aver fatto il proprio dovere. Un bel finale per una storia tutta da scrivere. C'è già un vincitore. Forse. Chi sarà? Lo sapremo tra quindici giorni. Cinque anni fa l'outsider era il frutto di un accordo tra partiti. Oggi è tutta un'altra storia.

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