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      Le cento lire di Raf Caputo

       

      Foto tratta dall'album di famiglia di Ilenia Caputo

       

      Le cento lire di Raf Caputo

      19 ott 18 "Rafè jetta si centu lire ca stamu pirdiennu". A dirlo, rivolgendosi a Raf Caputo, era Ciccio Arena appostato con lui dietro la porta dall'avversario di turno del Cosenza con la Macchina Fotografica in mano pronta allo scatto. "E' unn'è ca funziona a comando" la sua risposta classica. L'aneddoto racconta che Raf Caputo, uno dei più bravi fotoreporter cosentini, innamorato come non mai del suo Cosenza, racconta che ogni qualvolta "Rafele" buttava la cento lire dentro la porta il Cosenza faceva gol. Ma non dovevi mai chiederlo ne spingerlo a fare il fatidico gesto. Doveva venire spontaneo. Era una sorta di mantra che il suo amico e collega Ciccio Arena ama raccontare e che Rafele, con quel suo sorriso istrionico, confermava con la testa piegata più volte in avanti. La cosa ha sempre funzionato quando era spontanea. Un po come le mille lire di Totonno Chiappetta donate a Zampagna. Quella era un'altra cosa ma funzionava più o meno alla stessa maniera. Quando Zampagna metteva nello scarpino le mille lire che gli dava Totonno Chiappetta, Riccardo faceva gol. Aneddoti e racconti che fanno sorridere ma che non fanno dimenticare persone che ora non ci sono più. Stanotte Raf Caputo, vero fotoreporter di altri tempi, è volato in cielo. A fotografare da lassù le cose più belle come a lui piaceva fare. E quando gli portavi a sviluppare un rullino era sempre pronto a dire la sua. "A su giro ha fattu na porcaria" ti diceva se poco poco nella tua striscia c'erano troppe foto sfuocate o sovraesposte. Nel suo studio laboratorio di via Calabria passavano un pò tutti. Lo studio sviluppo della Kodak era anche una specie di doposcuola fotografico con tanto di consigli e insegnamenti per chi lo frequentava. Carattere burbero, a prima vista, Rafele non l'ho mai visto arrabiato e fuori le righe. Certo i suoi "moccoli" andavano per la maggiore ma aveva un cuore grande. Anche quando il vecchio Giacomo Mancini se la prese con lui per la perdita del canale 22 allora "abitazione" di Tele Cosenza, la Tele Kabul che vide nei suoi studi passare l'informazione del famoso leone socialista. Negli ultimi tempi la televisione non andava poi tanto bene e il piano delle frequenze mise alle corde tante tv che o si regolarizzavano o perdevano la concessione. Ma quella perdita di canale non era colpa sua ma di chi doveva materialmente sperdire la domanda e, o per pigrizia o per inettitudine, non la spedì mai. Fatto sta che il "grande vecchio" se la prese proprio con Rafele che non c'entrava assolutamente niente. E ne subì anche le "conseguenze" trasversali. Leggende metropolitane che come al solito hanno sempre qualcosa di vero. Nel suo studio il figlio Tonino con Paride Leporace, Marcello Gallo e Vincenzo Iaconianni mossero i primi passi per la post produzione, guarda un pò, di diversi format televisivi dedicati al calcio. Poi la tecnologia e l'innovazione cambiò tutto. Suo figlio intraprese la carriera di documentarista e assieme al Professor Cesare Pitto se ne andò in Antartide alla ricerca degli Innuit. Una storia lunga da raccontare. Oggi Rafele o meglio "Raf Caputo", prestigioso marchio fotografico di Cosenza, non c'è più e la sua eredità è passata nelle mani della nipote Ilenia. Altri tempi. Il suo ricordo, però, e il suo sorriso accompagnato dalle famose 100 lire restano vivi. Ciao Rafele, pioniere del mondo della comunicazione. Ci macnherai. Anzi ci manchi già adesso con le tue battute fulminanti. Alla famiglia e ai parenti un abbraccio forte. I funerali sabato alle 16:30 nella chiesa della Santa Famiglia di Andreotta di Castrolibero. Una prece.

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