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      Basta con le divisioni nel movimento LGBT

       

       

      Basta con le divisioni nel movimento LGBT

      16 mag 18 Riceviamo e pubblichiamo da Federico Cerminara, storico militante Queer di Cosenza, una profonda analisi sulla situazione del movimento LGBT, in occasione della giornata internazionale della lotta all'omo-transfobia. "Oggi ricorre la giornata internazionale di lotta all’omo-transfobia, una situazione di marginalità per le persone omosessuali e trans gender che vengono stigmatizzate in una società il cui paradigma dominante è un etero sessismo declinato al maschile. Questo è ciò che scrivevo quando mi sono approcciato le prime volte ad queste tematiche. Oggi la situazione è molto più complessa, poiché all’omo-transfobia sistemica, sociale, quella indotta da una situazione di contesto in cui la società ha bisogno di individuare minoranze da marginalizzare, si aggiunge l’omofobia di coloro che non sono omosessuali, vecchi e vecchie alleati che oggi pensano che le battaglie possano essere condotte in solitudine, con modalità legate ad una parcellizzazione estreme delle istanze, posizioni pseudo-progressiste che di fatto nascondono un profondo e quanto mai rinnovato integralismo. Abbiamo un proliferare di sigle, di associazioni che nascono da costole di altre associazioni, una crescita esponenziale che, nel portare avanti istanze settoriali, le ha indotte a perdere di vista il collante unitario del movimento. Ecco che le persone omosessuali e transgender diventano avversari di se stesse, le loro battaglie non coincidono più con le rivendicazioni del movimento femminile, con quello delle lesbiche, con quello degli altri marginalizzati e cambiando l’ordine degli addenti il risultato non cambia. Se isoliamo le istanze delle donne, otteniamo che le loro posizioni sono percepite predominanti rispetto alla discriminazione degli omosessuali e quando poniamo in essere la medesima operazione con le persone trans gender, anche queste pensano di essere in realtà le più discriminate in quanto legate dal doppio filo della diversità di genere e/o di orientamento sessuale. E come se tutto ciò non bastasse a rendere l’omofobia e la trans fobia ancora più marcata assistiamo al fenomeno della discriminazione infragruppo, quella che viene esercitata da coloro i quali, omosessuali e trans gender, pensano di poter dettare le regole di un’omosessualità e di una transessualità socialmente accettata che a loro volta condannano coloro i quali si discostano da modelli che possono in qualche modo minare il concetto di virilità nel caso delle persone omosessuali, di femminilità nel caso delle donne lesbiche e di alterità nel caso delle persone trangender, generando quella che di fatto viene definita omofobia interiorizzata. L’unico comune denominatore che può consentire un riallineamento delle energie in ragione di un obiettivo comune e può dare nuova linfa vitale a quelle forze che dovrebbero coalizzarsi nel contrastare i nuovi fascismi è il ritorno alla persona, all’essere umano nella sua unicità. Non esistono categorie più o meno discriminate, non è una questione statistica perché quando ad essere violata fosse anche una sola posizione soggettiva, anche quella sola persona è meritevole di tutela in quanto unica. Allora il mio è un disperato appello all’unità di un movimento che ha perso la rotta, di associazioni che sono diventate miopi rispetto al vicino, tutto ciò determinando un dilagare di episodi di omo-transfobia e altre forme di discriminazioni. I passionari dello status quo, grazie ai nostri errori, stanno occupando spazi in luoghi un tempo a loro inaccessibili e noi, miopi e inerti, stiamo diventando complici del non cambiamento o ancor peggio del ritorno ad un passato dal quale pensiamo ingenuamente di poter prendere le distanze ma signori miei i diritti acquisiti vanno difesi perché nulla è per sempre".

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