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      Appalti e corruzione, 2 operazioni Gdf a Cosenza, 4 misure interdittive, sequestrati beni

       

       

      Appalti e corruzione, 2 operazioni Gdf a Cosenza, 4 misure interdittive, sequestrati beni

      02 nov 17 Due distinte operazioni sono in corso a Cosenza condotte dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Procura della Repubblica guidata da Mario Spagnuolo. In esecuzione vi sono la notifica di misure interdittive e sequestri.

      Dalle prime ore dell’alba i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di due diverse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Cosenza, stanno eseguendo delle misure cautelari reali e personali. La prima attività sta interessando i cosidetti appalti “spezzatino” del comune di Cosenza. Nello specifico le fiamme gialle stanno eseguendo tre misure interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di dirigenti/funzionari del comune di Cosenza ed una misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriale per un appaltatore cosentino. Si tratta dei dirigenti Arturo Bartucci, Carlo Pecoraro e Domenico Cucunato e dell'imprenditore Francesco Amendola. I reati contestati ai diversi indagati, per le singole fattispecie, vanno dalla corruzione per atto d’ufficio all’abuso d’ufficio. L’attività di indagine si è concentrata principalmente sui lavori affidati con il sistema del cottimo fiduciario dal Comune di Cosenza ad un numero ristretto di imprese, senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza, in violazione all’art.125 del D.Lgs. n. 163/2006 - cd. Codice degli appalti (oggi art. 217 D.Lgs.50/2016).

      L’analisi delle circa cinquemila Determine dirigenziali del Comune di Cosenza prese in considerazione hanno evidenziato anomalie nell’utilizzo della procedura di affidamento dei lavori in economia, nella non osservanza del principio di rotazione, trasparenza e parità di trattamento previsto al comma 8 dell’art 125 nonchè nell’affidamento dei lavori, molto spesso al di sotto dei 40.000 euro, ad un numero ristretto di operatori economici, anche in violazione del divieto di frazionamento previsto al comma 13 dell’art 125.

      Le indagini hanno altresì dimostrato come il mancato rispetto della normativa vigente in tema di affidamento dei lavori sia collegata all’ottenimento di altre utilità, per sè o per i propri familiari, da parte di alcuni dipendenti e dirigenti del comune di Cosenza. L’importo complessivo contestato, in riferimento ai lavori affidati da parte del Comune di Cosenza, nelle annualità dal 2012 al 2015, è pari ad € 2.150.595,00 (oltre IVA).

      Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, hanno consentito alla Procura della Repubblica di richiedere ed ottenere il provvedimento notificato in data odierna agli indagati.

      Contemporaneamente i militari della Compagnia di Cosenza, stanno eseguendo un Decreto di sequestro per equivalente emesso dal G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, per quasi tre milioni di euro nei confronti di quattro società responsabili di aver realizzato una frode fiscale milionaria attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Gli investigatori cosentini stanno sottoponendo a sequestro tutti i beni di proprietà delle società, ovvero i saldi attivi presenti sui rapporti finanziari, gli immobili situati in territorio calabrese e le quote sociali. Il sequestro scaturisce da una verifica fiscale svolta nei confronti di un azienda cosentina, attiva nel settore immobiliare, nel corso della quale venivano individuate operazioni commerciali “anomale” intercorse con altre sei società, operanti nel medesimo settore, di cui tre con sede in Cosenza e tre con sede “dichiarata” in Roma. Mirati accertamenti effettuati presso le sedi romane delle tre società permettevano di rilevare che le stesse erano meramente cartolari e che quelle effettive erano ubicate nella Provincia di Cosenza.

      A seguito di ulteriori approfondimenti contabili, svolti nei confronti delle società coinvolte nel meccanismo fraudolento, veniva rilevato l’inserimento in contabilità di fatture ed altri documenti falsi per diversi milioni di euro al fine di “gonfiare” fittiziamente i costi e ridurre gli utili dell’impresa. Falsi acquisti di edifici in costruzione, compravendite fittizie di immobili già costruiti, adibiti ad uso abitativo o commerciale, e finte realizzazioni di impianti o altre opere murarie su diversi fabbricati, attestavano false operazioni e costi in realtà mai sostenuti. Rilevata altresì la presenza di un contratto di appalto, stipulato tra due società coinvolte nelle indagini, con cui la prima demandava alla seconda la realizzazione di un importante complesso immobiliare, seppur quest’ultima era sprovvista della necessaria capacità operativa, poiché nel corso degli anni aveva assunto solo personale con mansioni amministrative. Tutte le società nei cui confronti venivano svolte le attività ispettiva risultavano gravate da una rilevante esposizione debitoria prevalentemente nei confronti dell’Erario e di Istituti previdenziali.

      La Procura ha avanzato istanza di fallimento per tre delle società interessate dal provvedimento, in ordine alle quali ha ottenuto dal Tribunale fallimentare la dichiarazione di fallimento per una e la riserva di decisione per le altre due. L’indagine rientra in un più generale contesto investigativo portato avanti dall’ufficio. Prosegue l’attività della Procura della Repubblica di Cosenza volta a garantire il rispetto delle leggi e l’osservanza delle norme fissate dal Legislatore volte a tutelare il libero esercizio delle attività imprenditoriali in condizioni di parità, eguaglianza e trasparenza.

      "L'indagine riguarda un contesto di criminalità economica, per la realizzazione di un centro commerciale a Rende - ha detto il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo - e con mezzi sofisticati, tramite indebite percezioni di rimborsi Iva, sono stati conseguiti ingenti utili, e abbiamo avanzato domanda di fallimento, ottenendone già una, per diverse società". "Le indagini - ha aggiunto il capitano Angelo Giammarini - si incrociano con quelle che hanno riguardato nelle scorse settimane una società operante nel settore alberghiero". La società in questione è la Nord Hotel collegata a Domenico Barile, ex consigliere regionale.

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