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      Beni per 22 mln sequestrati da Gdf a imprenditore cosentino

       

       

      Beni per 22 mln sequestrati da Gdf a imprenditore cosentino

      28 dic 17 Beni per oltre 22 milioni di Euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cosenza nei confronti di un noto imprenditore cosentino e dei suoi familiari. Si tratta di un I.A. titolare di una vera e propria holding finanziaria con interessi in vari settori, accusato di una serie di reati di carattere economico e finanziario.Lo stesso lo scorso hanno fu coinvlto in un fallimento e accusato di bancarotta fraudolenta di una nota concessionaria di auto. Da li sono partiti gli accertamenti che oggi hanno portato anche al sequestro dei beni. I militari hanno provveduto così all’esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni mobili e immobili emesso dal Tribunale Ordinario di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ai sensi della normativa Antimafia.

      --- Video Conferenza in Procura (Video)

      "Si é trattata di un'indagine molto complessa ed impegnativa mirata a contrastare il crimine economico, alla quale siamo arrivati grazie al lavoro della guardia di finanza e, in particolare, del nucleo di polizia tributaria. Continueremo a lavorare su questo filone, perché c'è uno spazio di illecito economico che va colpito per evitare che la mela marcia, guasti la mela buona". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, incontrando i giornalisti in merito al sequestro di beni per 22 milioni di euro a carico dell'imprenditore e di alcuni suoi familiari. "Ventidue milioni di euro - ha aggiunto il procuratore - rappresentano il frutto una politica di investimenti realizzata anche attraverso una capacità imprenditoriale, svolta però in palese violazione della normativa fiscale, tributaria e fallimentare". I beni sequestrati all'indagato, secondo quanto é stato riferito, consistono in beni immobili e societari, tra cui 19 fabbricati, una villa di pregio, due capannoni industriali, tre appezzamenti di terreno e tre complessi aziendali. L'imprenditore era stato arrestato nel giugno scorso con l'accusa di bancarotta fraudolenta per essersi resto responsabile del fallimento della società di cui era amministratore e socio unico.

      Il soggetto principale destinatario della misura di prevenzione si è reso responsabile dei reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (D.Lgs. 74/2000) nonché bancarotta fraudolenta (R.D. 267/1942) per aver sottratto illecitamente al fisco i proventi destinati alla tassazione, reimpiegandoli nella realizzazione di altre attività commerciali facenti capo ai sodali ovvero investendoli nell’acquisto di beni immobiliari riconducibili al cospicuo patrimonio del medesimo. Gli accertamenti patrimoniali, sono stati avviati a seguito di una preliminare analisi di rischio effettuate in sede centrale dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza (S.C.I.C.O.) e sviluppata dai Finanzieri del capoluogo Bruzio. Partendo dall’esame dei plurimi reati fiscali, fallimentari e societari commessi e già oggetto di indagini e culminate nell’anno 2016 con l’arresto e la condanna alla pena di anni tre di reclusione del principale soggetto responsabile, i finanzieri hanno operato una puntuale ricostruzione dei redditi e delle disponibilità economico-finanziarie maturati in un arco temporale di oltre 20 anni in capo ai diversi soggetti appartenenti ad un medesimo nucleo familiare.

      Gli approfondimenti investigativi hanno portato alla luce una netta sproporzione del patrimonio disponibile rispetto ai redditi dichiarati, peraltro insufficienti a soddisfare anche primarie esigenze di vita. L’esecuzione del provvedimento di sequestro ha consentito di sottrarre ai soggetti per poi farli acquisire al patrimonio dello Stato i seguenti beni:
      3 complessi aziendali; 19 fabbricati; 1 villa di prestigio; 2 capannoni industriali di rilevanti dimensioni, 3 appezzamenti di terreno,
      per un valore complessivo di oltre 22.000.000 di Euro.

      Con tale provvedimento vengono colpite le risorse economiche provento di reiterati illeciti e si rende economicamente inefficace lo svolgimento dell’attività criminosa anche grazie all’applicazione degli strumenti contenuti nel Codice Antimafia nei confronti di soggetti fiscalmente pericolosi e autori di plurimi reati fiscali, societari e fallimentari. L’attività in corso si inserisce nel più generale contesto di contrasto alla criminalità economica, portato avanti dalla Procura della Repubblica di Cosenza, attraverso tutta una serie di indagini che hanno evidenziato gravissimi comportamenti delittuosi contro il regolare funzionamento del mercato economico e finanziario.

       

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