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      Convegno sulle stragi stradali, ricordato Luigi Guccione

       

       

      Convegno sulle stragi stradali, ricordato Luigi Guccione

      18 dic 17 Ogni anno 1 milione e 250mila persone muoiono in un incidente stradale, 25mila invece sono i disabili gravi. Tra i bambini da 0 a 14 anni c’è un incremento della mortalità del 25,2%. E in Calabria registriamo un aumento del 24,5% di morti rispetto all’anno precedente. «È un conflitto stradale e i numeri lo dimostrano. Ma i dati non servono a nulla, servono la testa e la volontà per cambiare le cose. Le ricette per combattere la violenza stradale ci sono, ma Province e Comuni devono fare di più perché loro hanno gli strumenti per poterlo fare». Ha le idee chiare Giuseppe Guccione, presidente della Fondazione Luigi Guccione Onlus, che da anni è in prima linea nella lotta alla violenza stradale. Di progetti concreti, ricerche, misure da adottare in merito alla mobilità e alla sicurezza stradale, se ne è discusso ieri a Rende, all’Ariha Hotel, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Luigi Guccione. Ieri attraverso un video sono stati ripercorsi i momenti più importanti della sua vita, fino al giorno in cui perse la vita in un incidente stradale a Cosenza: era il 17 dicembre del 1997. Il 3 giugno del 1998 i familiari decisero di costituire la Fondazione in memoria di Luigi Guccione. E oggi, a distanza di venti anni, continua senza sosta il lavoro della Fondazione collaborando con le istituzioni locali, il Governo e le istituzioni sovranazionali. «La violenza stradale è un flagello che si può evitare. Ecco perché bisogna agire insieme per salvare vite. Ma servono fatti non chiacchiere, né slogan – ha affermato il presidente della fondazione, Giuseppe Guccione -. Che cosa dobbiamo fare? Innanzitutto mettere in sicurezza gli attraversamenti pedonali da accompagnare però a politiche di enforcement. Serve un controllo da parte delle forze dell’ordine, devono essere lì sulla strada per fermare i violenti. Non basta fare gli appelli agli automobilisti o mettere un cartello per fermare la violenza stradale, servono più controlli e porre anche una maggiore attenzione alla comunicazione e all’educazione». Torino è stata la prima città al mondo ad accogliere le vittime della strada in consiglio comunale e a dotarsi – sposando il progetto della Fondazione - di attraversamenti pedonali sperimentali “scolastici”. Giuseppe Guccione lancia «un appello alla Provincia, ai sindaci di Cosenza, Rende e dei comuni limitrofi, chiedendo di convocare un’assemblea, un incontro istituzionale per mettere in atto dei progetti concreti per fare crescere i bambini in sicurezza, così com’è avvenuto a Torino e come sta accadendo in altre città d’Italia». «La velocità è la seconda causa diretta dell’incidentalità grave. Sulle strade siamo abbandonati a noi stessi e non ci rendiamo conto che è facilissimo uccidere se stessi e gli altri. Quello che si attiva tra uomo e guida del veicolo è un legame devastante». È quanto ha affermato Alfredo Giordani, rappresentante della rete #Viviinstrada. All’incontro erano presenti anche il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci; il dirigente della Provincia di Cosenza, Claudio Carravetta; il dottore Ferdinando Laghi, presidente di Isde (Associazione italiana medici per l’ambiente). Un video messaggio alla Fondazione è arrivato anche da Jean Todt, ex dg della scuderia Ferrari, oggi inviato speciale del Segretario Generale dell'Onu per la sicurezza stradale, che ha ringraziato tutti i membri volontari per il lavoro svolto: «Da vent’anni la Fondazione lavora sulla sicurezza stradale con grande efficienza e perseveranza. Su un milione e 250mila morti sulle strade ogni anno – ha ricordato Jean Todt -, il 90% si verifica nei paesi a basso-medio reddito, nonostante abbiamo la quota più bassa di veicoli registrati a livello mondiale». Tra i progetti presentati dalla Fondazione anche l’idea di realizzare a Kampala, in Uganda, un centro di assistenza intitolato a Luigi Guccione e l’istituzione di un Premio internazionale tra le università dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo in una competizione solidale. Sviluppo sostenibile, ambiente, urbanistica, difesa dei diritti delle vittime: queste alcune sezioni del premio che, con il coinvolgimento di istituzioni nazionali, Governi degli Stati delle Università coinvolte, ed internazionali, ONU, OMS, ed altri Enti, Ong e Imprese, vuole dare un contributo concreto a «costruire insieme nell'area del Mediterraneo, pace, coesistenza pacifica tra culture e religioni diverse, sviluppo sostenibile, cooperazione, progresso umano e sociale, sicurezza anche nel campo della mobilità».

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