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      Blitz antidroga dei CC nella Piana, 13 arresti. Boss addestrava figlio di 8 anni al crimine

       

       

      Blitz antidroga dei CC nella Piana, 13 arresti. Boss addestrava figlio di 8 anni al crimine

      04 set 19 Anche un bambino di 8 anni, figlio del boss Cambareri, era coinvolto nell'attività di un'organizzazione di trafficanti di droga, con base nella Piana di Gioia Tauro, stroncata dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria con un'operazione che si è conclusa in trada mattinata. L'operazione, che ha portato all'arresto di 13 persone viene condotta in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica. Il bambino è il figlio di uno degli arrestati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L'organizzazione, riferiscono ancora i carabinieri, era strutturata in modo capillare ed era in grado di rifornire di marijuana e cocaina importanti piazze di spaccio in Calabria. L'inchiesta, denominata "Cattiva Strada", ha portato all'arresto di 13 persone, 8 in carcere e 5 ai domiciliari.

      In carcere sono finiti: 1. CACCIOLA Giuseppe, cl. 94; 2. CAMBARERI Agostino, cl. 73; 3. CAMELLITI Massimo, cl. 74; 4. FORTUNATO Saverio, cl. 93; 5. LAMONICA Salvatore, cl. 84; 6. MAMMOLITI Massimiliano, cl. 83; 7. MAZZITELLI Francesco, cl. 95; 8. SICARI Giovanni, cl. 86;

      Ai domiciliari;

      9. CONDELLO Vincenzo, cl. 91; 10. RANIERI Marianna, cl. 89; 11. BUBBA Salvatore, cl.73; 12. GIUNTA Natale, cl. 86; 13. SARACENO Rocco, cl. 80;

      Procuratore Bombardieri: inquietante

      "L'operazione odierna, condotta efficacemente dai carabinieri del comando provinciale, fa emergere uno spaccato inquietante di elevato allarme sociale su cui bisogna riflettere ben oltre le responsabilità penali". A dirlo il capo della Procura antimafia di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, partecipando alla conferenza stampa per illustrare i risultati dell'operazione condotta contro un gruppo di trafficanti di droga. "Questo ulteriore episodio del coinvolgimento in ambienti criminali e mafiosi di bambini di pochi anni - ha proseguito Bombardieri - conferma l'importanza dell'azione di sostegno del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria nei confronti di chi, donne o bambini, vuole distaccarsi da un modo di lutti e di violenza per provare a vivere una dimensione esistenziale diversa. A quel bambino, il padre, Agostino Cambareri, insegnava i comportamenti tipici della mafiosità, informandolo dei traffici di stupefacenti e delle armi, raccontandogli persino dei contrasti con altri sodalizi criminali". "Si tratta di un aggregato criminale - ha detto il maggiore Marco Vatore, comandante del Nucleo investigativo - ben organizzato e con interessi anche fuori dall'area di Gioia Tauro. Cambareri, in particolare, tirava le fila del gruppo e impartiva le direttive consigliando di mantenere costante il rapporto con gli spacciatori e anche di dilazionare i pagamenti dello stupefacente venduto. Una tecnica che consentiva a Cambareri e ai suoi complici di controllare le forniture sulle varie piazze dello spaccio ed evitando che i pusher si rivolgessero ad altri fornitori diversi da loro". "La spregiudicatezza criminale di Cambareri - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, col. Giuseppe Battaglia - è rilevata dallo sconcertante coinvolgimento nelle sue attività illegali del figlio di appena otto anni. Il bambino, non solo era messo a conoscenza delle situazioni criminali dal padre, ma viene indotto a prendervi parte con vivo compiacimento del genitore"

      Il boss addestrava figlio di 8 anni al crimine

      Parlava col figlio di appena 8 anni di traffico di droga e di armi e lo aveva indotto a prendervi parte con vivo compiacimento. E' l'atteggiamento tenuto nei confronti del figlio da Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro, ritenuto a capo di un'organizzazione dedita al traffico di stupefacenti sgominata dai carabinieri nel reggino. Dalle intercettazioni, secondo l'accusa, emerge la "spregiudicatezza criminale" di Cambareri che non esita a mettere totalmente a conoscenza delle sue attività illecite il figlio inducendolo a prendervi parte. Il capo è stato individuato in Cambareri che portava avanti l'organizzazione con la collaborazione di congiunti e fidati collaboratori. L'indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci, e dal pm Adriana Sciglio, è stata avviata nell'estate del 2016. Per tutta la durata delle investigazioni l'organizzazione si è dimostrata in grado di rifornire di sostanza marijuana e cocaina importanti piazze di spaccio calabresi. All'interno del sodalizio ciascun indagato svolgeva un compito definito e le comunicazioni avvenivano con l'uso di un linguaggio criptico mutuato dal gergo automobilistico. Dall'attività dei carabinieri è emersa la piena operatività della banda nel territorio di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con propaggini anche fuori della provincia reggina - Tropea, Lamezia Terme e Crotone - e numerose sono state le cessioni di marijuana e cocaina documentate. La base logistica, secondo l'accusa, era stata realizzata in una campagna nella disponibilità di Cambareri, l'unico in grado di determinare il prezzo di cessione dello stupefacente al dettaglio e la qualità della sostanza stupefacente trattata. L'uomo si avvaleva anche della collaborazione di una donna, Mariana Ranieri, deputata, secondo l'accusa, non solo alla prova dello stupefacente per testarne la qualità, ma anche alle cessioni al dettaglio ed alla riscossione dei crediti vantati dall'organizzazione nei confronti dei clienti.

      L’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Gli eventi accertati hanno messo in risalto la piena operatività, nel territorio di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con propaggini anche fuori della provincia reggina – Tropea, Lametia Terme e Crotone – di un’organizzazione dedita alla consumazione di una indefinita serie di reati di vendita e detenzione ai fini di vendita di sostanze stupefacenti. Numerose, infatti, sono state le cessioni di marijuana e cocaina documentate, avvenute in un contesto organizzato nel quale tutto veniva coordinato e diretto dal livello gerarchicamente superiore che curava i rapporti con i fornitori e si preoccupava costantemente di ripianare gli eventuali rapporti di debito/credito relativi alla fornitura. Lo stupefacente doveva essere collocato al dettaglio sul mercato in modo professionale, continuo e capillare: emergeva in maniera lampante come gli indagati si attenessero meticolosamente alle modalità con le quali dovevano intrattenere i rapporti tra loro, a quelle relative all’occultamento dello stupefacente e all’immediato approvvigionamento alla fonte per evitare che la “clientela” potesse rivolgersi, insoddisfatta, ad altra rete di spaccio. Le indagini hanno condotto anche all’individuazione della base logistica territoriale – la campagna nella disponibilità del CAMBARERI- sito di riferimento per lo stoccaggio dello stupefacente e di prelievo del medesimo. Al gruppo dei soggetti coinvolti nelle attività illecite appartengono, in primo luogo, gli indagati CAMBARERI Agostino, ed i suoi più stretti collaboratori, CACCIOLA Giuseppe e SICARI Giovanni. Le risultanze investigative hanno permesso di individuare in costoro la cuspide della consorteria criminale. Il ruolo direttivo riconosciuto al CAMBARERI deriva, tra le altre, dall’essere l’unico soggetto in grado di determinare il prezzo di cessione dello stupefacente al dettaglio e la qualità della sostanza stupefacente trattata. Le sua figura si staglia, nel corso delle indagini, quale esperto conoscitore di ogni tipo di sostanza stupefacente, con una pluriennale esperienza nel campo. La capacità di organizzatore del SICARI si arguisce, invece, dalla rete di rapporti che lo stesso è in grado di intessere e alimentare senza soluzione di continuità con molteplici soggetti, anche lontani da Gioia Tauro, tutti comunque collegati al vertice del gruppo. Il CACCIOLA, infine, è un soggetto direttamente coinvolto nelle dinamiche del sodalizio e posto in una posizione subordinata rispetto al CAMBARERI – suo abituale fornitore di stupefacente e soggetto a cui corrispondere gli illeciti guadagni – ma sovraordinato, come organizzatore delle attività dell’associazione sul territorio di Tropea, attraverso i sodali FORTUNATO Saverio e MAZZITELLI Francesco, dallo stesso diretti ai fini dello smercio al dettaglio. Nel materiale indiziario raccolto vi è anche l’identificazione compiuta di tutta la rete di soggetti a disposizione del gruppo di vertice, tra cui i fornitori abituali di stupefacente. Tra di essi è CAMELLITI Massimo che, nell’ambito dei traffici illeciti, intrattiene rapporti diretti con il duo CAMBARERI - SICARI. Altro elemento di spicco è MAMMOLITI Massimiliano, stabile acquirente di stupefacente all’ingrosso che favorisce il sodalizio di appartenenza procacciando nuova clientela o “fidelizzando” quella già esistente, fungendo, alla bisogna, da spacciatore nei confronti dei clienti abituali e gestendo la piazza di Oppido Mamertina. CAMBARERI si avvale inoltre, per la gestione dei traffici illeciti a Gioia Tauro, della collaborazione di RANIERI Marianna: la donna è deputata non solo alla prova dello stupefacente per testarne la qualità, ma è anche incaricata delle cessioni al dettaglio ed alla riscossione dei crediti vantati dall’organizzazione nei confronti dei clienti. Altro attivo partecipe all’associazione si dimostra LAMONICA Salvatore, la cui affiliazione deriva dall’essere direttamente coinvolto nelle trattative per le cessioni di stupefacente come pure nella divisione dei guadagni illeciti che ne derivano.

      Gli altri soggetti. Il novero dei soggetti attinti dall’odierna misura comprende infine gli indagati CONDELLO Vincenzo, BUBBA Salvatore, GIUNTA Natale e SARACENO Rocco, tutti sottoposti agli arresti domiciliari. A loro carico sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine alla detenzione e cessione di sostanze stupefacenti documentate in diverse circostanze nel corso della manovra investigativa.

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