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      Blitz dei CC nella cosche del catanzarese: 17 arresti

       

       

      Blitz dei CC nella cosche del catanzarese: 17 arresti

      14 ott 19 I Carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, con il supporto dello Squadrone eliportato Carabinieri cacciatori e dell'ottavo Nucleo elicotteri, hanno portato a termine un'operazione iniziata dalle prime luci dell'alba per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 17 persone. Gli elementi coinvolti nell'operazione sono accusati di appartenere o essere fiancheggiatori della cosca di 'ndrangheta 'Iozzo-Chiefari', radicata in particolare nei comuni di Torre di Ruggero e Chiaravalle Centrale. Con il provvedimento cautelare, emesso dal gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Nicola Gratteri, vengono contestati tra gli altri i reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi.

      Controllo asfissiante del territorio

      Un controllo "assoluto e asfissiante sul territorio". Era quello che esercitava la cosca Iozzo-Chiefari sul territorio di Torre di Ruggiero e Chiaravalle Centrale, sgominata stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. A dirlo è stato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri incontrando i giornalisti per illustrare i dettagli dell'operazione "Orthrus". Ma non solo. Secondo la Dda il potere della cosca Chiefari si estendeva fino ad influenzare il voto. E ad approfittarne, per l'accusa, era stato Giuseppe Pitaro, di 55 anni, ex sindaco di Torre Ruggero, per il quale la Dda aveva chiesto l'arresto per concorso esterno in associazione mafiosa, respinto dal Gip. Al riguardo l'accusa ha annunciato che intende proporre appello. "Pitaro - ha detto Gratteri - è stato sindaco dal 2006 al 2015. Abbiamo chiesto la custodia cautelare in carcere, che non è stata data. Stiamo leggendo la motivazione del gip e sicuramente faremo appello su questa decisione. A noi risulta dalle indagini che è stata chiusa in una cassaforte del Comune un'interdittiva antimafia. Non solo. Durante un comizio per la campagna elettorale, sul palco, a fianco del sindaco, c'era il capomafia del paese, Antonio Chiefari. Se noi sappiamo cosa vuol dire la gestualità della mafia, il mafioso non ha bisogno di parlare. Ma essere o non essere in un determinato posto ha la sua rilevanza. Vuol dire fare una scelta di campo. Il capomafia la scelta di campo l'ha fatta. Se era lì ed era salito su quel palco sapeva di cosa si stava parlando. Stava partecipando alla campagna elettorale. E se stava partecipando alla campagna elettorale allora di cosa c'è bisogno? Questo non ha rilevanza penale? E' un fatto di folklore o un comportamento di mafia?". Sulla vicenda riguardante Pitaro è intervenuto anche il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. "Noi - ha detto - stiamo cercando di aggredire quella che è la cosiddetta zona grigia in quanto siamo assolutamente persuasi del fatto che gli 'ndranghetisti da soli, senza la collusione di imprenditoria e politica, non avrebbero determinato i danni che stanno determinando. Stiamo cercando di chiudere una forbice, che evidentemente esiste, tra ciò che la gente sente come penalmente rilevante e ciò che i giudici continuano a non considerare. L'esempio dell'amministratore comunale è emblematico perché non solo il boss sale sul palco durante una manifestazione elettorale ma, ancora, abbiamo registrato degli atti tendenti a favorire la consorteria dei Chiefari come nel caso di questa stranissima mancata applicazione di misura interdittiva che rimane nella cassaforte del Comune, non si sa per quale ragione. Ci sono poi una serie di appalti che vengono concessi con procedura di somma urgenza a imprese collegate ai Chiefari". "Sono state delineate - ha detto infine il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla - dinamiche tra chi svolge attività istituzionale e appartenenti alle cosche".

      Fatta luce su duplice omicidio

      L'inchiesta condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro che ha portato all'arresto di 17 persone tra presunti capi e affiliati alla cosca Iozzo-Chiefari federata a quella dei Gallace di Guardavalle, ha anche fatto luce su un duplice omicidio ed un tentato omicidio. Il duplice omicidio è quello di Giuliano Cortese, di 48 anni, e della sua compagna Inna Abramovia, di 35, di nazionalità ucraina, uccisi a Chiaravalle centrale il 27 aprile 2009. L'agguato contro Cortese fu portato a termine davanti alla scuola materna dove la coppia aveva lasciato le due figlie piccole. Mentre i due si stavano allontanando a bordo di un'auto, furono affiancati da un'altra vettura dalla quale furono sparati numerosi colpi di pistola. L'operazione di oggi trae origine da un'indagine del Nucleo investigativo di Catanzaro, diretta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto e dal pm Debora Rizza. In questi 3 anni di attività, gli investigatori ritengono di avere documentato l'operatività della cosca Iozzo-Chiefari, con particolare riferimento al territorio di Torre di Ruggiero, Chiaravalle Centrale, Cardinale e aree limitrofe. I componenti della cosca avevano la disponibilità di numerose armi, anche da guerra, e avevano generato nella popolazione locale uno stato di soggezione con conseguenti manifestazioni di omertà e accondiscendenza. In particolare il sodalizio, secondo l'accusa, controllava attività imprenditoriali e commerciali nei settori dell'edilizia, del movimento terra e del commercio all'ingrosso di legname, i subappalti connessi con la realizzazione di opere pubbliche anche di rilevante entità come la cosiddetta "Trasversale delle Serre", nonché interessi connessi con attività commerciali anche in occasione della festa patronale di uno dei paesi. Altra fonte di proventi illeciti era la gestione di una piazza di spaccio di marijuana e cocaina.

      Trovate armi e bombe

      I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno scoperto anche un deposito di armi. Il materiale si trovava in un locale a Chiaravalle Centrale che era nella disponibilità di una delle persone coinvolte nell'operazione. Vi erano custoditi alcuni mitra, tra cui due kalashnikov, pistole ed una bomba di tipo rudimentale. Armi e ordigno sono stati sequestrati dai militari per essere sottoposti a perizia balistica. L'operazione é stata denominata "Ortrhus", il cane a due teste della mitologia greca, in riferimento alle due componenti familiari in cui si articola, secondo l'accusa, la cosca "Iozzo-Chiefari" coinvolta negli arresti.

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