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      Chiesto rinvio a giudizio per il Procuratore Facciolla e altri 4

       

       

      Chiesto rinvio a giudizio per il Procuratore Facciolla e altri 4

      10 ott 19 La Procura della Repubblica di Salerno, competente per le inchieste in cui sono indagati magistrati del Distretto di Catanzaro, ha chiesto il rinvio a giudizio delle persone coinvolte nell'indagine su presunti illeciti attribuiti alla Procura della Repubblica di Castrovillari. Gli indagati sono il Procuratore Eugenio Facciolla; l'agente della Polizia stradale di Cosenza Vito Tignanelli, amministratore di fatto della Stm srl, che fornisce apparecchiature per intercettazioni; Carmine Greco, comandante della forestale di Cava di Melis (Cosenza); Alessandro Nota, carabiniere in servizio anche lui a Cava di Melis, e Marisa Aquino, moglie di Tignanelli e titolare della Stm. L'udienza preliminare é stata fissata dal gup di Salerno Giandomenico D'Agostino per il prossimo 27 novembre. I reati per i quali sono indagate le persone coinvolte nell'inchiesta sono corruzione e falso e riguardano presunti illeciti nell'affidamento alla Stm del noleggio di apparecchiature per intercettazione. L'inchiesta che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per il procuratore Facciolla e gli altri indagati è stata condotta dal procuratore vicario di Salerno, Vincenzo Senatore, e dal sostituto Luca Masini. Secondo i Pm, il procuratore Facciolla avrebbe "affidato il noleggio di apparecchiature nell'ambito di attività di intercettazione alla Stm srl, formalmente intestata a Marisa Aquino e di fatto amministrata da Vito Tignanelli, con il quale il magistrato intratteneva relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro" e che "a riprova del rapporto fiduciario, era risultato, nell'ottobre 2018, depositario presso la propria abitazione di copiosa documentazione affidatagli in custodia dallo stesso dottor Facciolla". Questi affidamenti, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero procurato un "ingiusto vantaggio patrimoniale" alla Stm srl "in violazione dell'obbligo di imparzialità gravante su ogni pubblico ufficiale". Il procuratore Facciolla, secondo l'accusa, avrebbe ricevuto per sé delle "utilità": l'uso di un'utenza telefonica intestata a Marisa Aquino "da epoca anteriore e prossima al 23 dicembre 2015 e fino a tutto il 17 ottobre 2016, avendone assunto la titolarità solo il 17 ottobre 2016". Inoltre nella primavera del 2017, su espressa indicazione di Marisa Aquino, sarebbero state installate dalla Stm due video camere nel parcheggio antistante l'ingresso dell'abitazione del magistrato a Cosenza. Due sono, inoltre le ipotesi di falso. Un capo di imputazione riguarda Facciolla e il maresciallo Greco. Dopo l'arresto di Antonio Spadafora il 9 gennaio 2018, nell'ambito dell'operazione della Dda di Catanzaro denominata "Stige", Facciolla e Greco avrebbero concordato la redazione di un'annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che lo stesso Greco, imputato nello stesso procedimento "Stige" per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva acquisito "mesi prima nel corso di interlocuzioni con Antonio Spadafora", imputato anche lui nel processo "Stige". Tale documento, però, per l'accusa, sarebbe "risultato materialmente falso" poiché reca la data del 31 dicembre 2017, giorno in cui Greco non risultava in servizio. Sulla base di accertamenti eseguiti sul computer di Greco, inoltre, "il file risultava generato il 15 dicembre 2018 e modificato l'ultima volta il 19 febbraio 2018". Risulterebbero false, inoltre, determinate attività compiute da Greco: un incontro in data 20 ottobre 2017 nella stazione di Cava di Melis con Antonio e Rosario Spadafora, quest'ultimo anche lui imputato nel processo "Stige", "laddove in quella data l'ufficiale di polizia giudiziaria era risultato permanere per l'intera giornata nell'area urbana di Cosenza e intorno alle ore 20, nel comune di Rende". Falsa sarebbe anche l'informazione telefonica "ricevuta il 3 novembre 2017 da Antonio Spadafora circa un controllo eseguito dai carabinieri in località Russi, laddove la telefonata risultava essere stata fatta in realtà da Rosario Spadafora". Sempre secondo l'accusa, "il procuratore Facciolla suggeriva a Carmine Greco la redazione dell'atto e la sua retrodatazione e, a seguito della consegna avvenuta da parte dell'ufficiale di polizia giudiziaria nelle mani della segretaria in servizio nella Procura di Castrovillari, in epoca successiva e prossima al 19 febbraio 2018, non essendo stato apposto sul documento alcun timbro di avvenuta ricezione, ne approvava il contenuto dopo l'avvenuta lettura, provvedendo al suo inserimento all'interno del fascicolo di cui era contitolare, con provvedimento 'visto agli atti d'ufficio' che recava la data del 28 giugno 2018". Infine il carabiniere Nota, su istigazione del comandante Carmine Greco, nel protocollare la nota, datata 31 novembre 2017 firmata da Greco e indirizzata al procuratore Facciolla, avrebbe attestato falsamente al protocollo dell'ufficio di avere ricevuto l'atto nella data 31 novembre 2017 "quando in realtà l'atto risultava essere stato ultimato dall'effettivo estensore in data 19 febbraio 2018, avendo commesso il fatto al fine di garantire all'autore della nota contraffatta nella data l'impunità dal reato di falso ideologico".

      Legale Facciolla: perplesso su accusa

      "La diffusione della notizia della fissazione dell'udienza preliminare, con i relativi contenuti, interviene con singolare tempistica, perché si tratta comunque di un atto a segretezza relativa. Ciò che sorprende è anche che abbia ad oggetto perfino una contestazione da cui il coinvolgimento del Procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, è stato escluso dai risultati dell'incidente probatorio richiesto dalla stessa Procura di Salerno. L'insistenza, relativamente a questa contestazione, mi lascia a dir poco perplesso, proprio in termini di concretezza dell'accusa". Lo afferma, in una dichiarazione, l'avvocato Antonio Zecca, del Foro di Salerno, difensore del Procuratore Facciolla. "Per quanto attiene all'altra ipotesi di reato contestata - aggiunge Zecca - va precisato che il Procuratore Facciolla aveva conoscenza che le immagini del sistema di sicurezza posta a tutela della sua persona, fatte istallare dal Comitato per la sicurezza, avevano quale destinatario la Questura, com'è normale che sia, e non altri soggetti, perché altrimenti si sarebbe vanificato l'intero sistema di sicurezza. Solo a seguito delle indagini di Salerno, il Procuratore Facciolla ha appreso che le immagini non venivano più inviate alla Questura. Ciò concreta un'evidente esposizione a pericolo per l'incolumità stessa del magistrato, quindi giammai un vantaggio ma solo un danno. Un serio approfondimento sulle ragioni di quanto é accaduto sarebbe non solo auspicabile, ma credo necessario. Per quanto riguarda poi gli incarichi alla ditta amministrata dalla signora Aquino, gli stessi non sono intervenuti a opera del Procuratore Facciolla, poiché quelli disposti nelle indagini condotte dal Procuratore corrispondono solo a tre incarichi in oltre tre anni e 9 mesi, e una quantità consistente di indagini condotte direttamente dal Procuratore". "Ciò che posso affermare con certezza assoluta, anche se può apparire ad alcuno sgradevole - continua - è che il Procuratore, per nulla turbato, continuerà nelle delicate indagini che tiene in corso a Castrovillari, con la solita serietà e la quotidiana serenità, che fino a oggi ha contraddistinto la sua attività professionale, connotata da competenza, nel rispetto degli uomini e delle garanzie costituzionali, ma tesa senza alcuna esitazione all'affermazione delle norme penali e processuali poste a garanzia della civile convivenza".

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