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      Riempivano capannoni di rifiuti, 11 arresti in tutta Italia, anche a Catanzaro e Reggio

       

       

      Riempivano capannoni di rifiuti, 11 arresti in tutta Italia, anche a Catanzaro e Reggio

      07 ott 19 Riempivano di rifiuti illeciti capannoni abbandonati nel Nord Italia e ne seppellivano altri in una cava dismessa in Calabria. Undici persone, tutte operanti nel settore dei rifiuti, e connesse allo stesso giro illecito che emerse dopo il rogo di Corteolona (Pavia) sono state arrestate dai Carabinieri forestali. Questa mattina infatti i Carabinieri Forestali dei Gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Torino, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano.

      Rifiuti arrivavano in zoneagricole e paesaggistiche

      C'erano anche rifiuti campani, e in particolare di Napoli e Marcianise (Caserta), tra le migliaia di tonnellate di smaltimenti illeciti tracciate nell'indagine sullo stoccaggio in capannoni del Nord Italia, e in Calabria, coordinata dalla Dda di Milano. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi stamani al Comando provinciale dei carabinieri, a Milano, alla presenza del procuratore aggiunto, Alessandra Dolci, e del sostituto, Silvia Bonardi. I rifiuti, compreso 'umido e indifferenziato' provenienti da Napoli, arrivavano in Lombardia tramite un'azienda, la Smr Ecologia srl di Busto Arsizio (Varese), e di qui poi, una volta intasati i capannoni locali, finivano in Calabria "in zone a vocazione agricola e paesaggistica", anche vicino al mare. I rifiuti finivano al Nord a Como, (in località La Guzza), a Varedo (Monza e Brianza) nell'area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo (Milano), per un ammontare di circa 60 mila tonnellate accertate. Il sito ex Snia "copre un'area ampissima nei comuni di Limbiate e Paderno Dugnano per 400mila mq di superficie. Da circa 15 anni il sito è in stato di abbandono a causa della fine della produzione industriale e non è stato ancora oggetto delle opere di bonifica previste". Al Sud finivano in una cava a Gizzeria (Catanzaro), dove già nel 2014 erano stati scoperte armi e droga in fusti interrati, e alla Cava Parsi a Lamezia Terme, in modo così incurante di ogni regola da causare "la devastazione di un intero territorio". Complessivamente, nel corso dell'indagine, sono state sequestrate 14mila tonnellate di rifiuti, che solo nel 2018 "hanno fruttato 1 milione e 400 mila euro". Il principale indagato è Angelo Romanello, 35 anni, originario di Siderno (Reggio Calabria), definito il "dominus del sodalizio", catturato a casa sua, a Erba (Como). Con lui è finito in carcere Maurizio Bova, di 41 anni, originario di Locri (Reggio Calabria). Per altri nove sono stati chiesti i domiciliari. Tra di loro anche una consulente ambientale, iscritta all'albo in Lombardia, che operava per consigliare le migliori modalità di smaltimento illecito.

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