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      Operazione dei CC nella sibaritide, 15 arresti

       

       

      Operazione dei CC nella sibaritide, 15 arresti

      19 lug 19 Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza è stata portata a termine a Corigliano Rossano e Trebisacce per l'esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla procura della Repubblica di Castrovillari, nei confronti di 15 persone, tra cui due donne, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al taglio ed alla ricettazione di legname, furto di autovetture, tentato omicidio, estorsione, furti in abitazione, incendi e riciclaggio. All'operazione hanno partecipato oltre 150 carabinieri, supportati dai militari del 14mo battaglione carabinieri "Calabria", dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia, con la copertura aerea del velivolo dell'ottavo Nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

      Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Tedesco Giuseppe, classe 1972, De Martino Leonardo, classe 1972, De Martino Luigi, classe 1973, De Martino Pasquale, classe 1997, De Martino Luigi, classe 1993, De Martino Natale, classe 1967, Faustini Giuseppe, classe 1980, Larocca Gennaro, classe 1982, Macaretti Nicola, classe 1981, Macaretti Antonio, classe 1990, Macaretti Domenico, classe 1952, Lizzano Michele, classe 1963, Tavernise Maria Antonietta, classe 1996, Vulcano Rosaria, classe 1982, Curia Vincenzo, classe 1964.

      Reati documentati in diretta

      "Dopo il tentato omicidio abbiamo capito che c'era tutto un retroscena a questo fatto delittuoso, legato soprattutto a un territorio particolare, impervio, premontano dove erano accaduti già una serie di fatti e altri ne sono stati commessi durante la fase delle indagini. Un'inchiesta andata avanti con escussione di persone informate dei fatti, con intercettazioni ambientali e telefoniche che ci hanno permesso di documentare, in alcuni casi anche in diretta la consumazione dei fatti delittuosi". A dirlo il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla incontrando i giornalisti per illustrare i risultati dell'operazione "Fangorn" insieme al comandante della compagnia dei carabinieri di Rossano, Carlo Sganzerla, ed al comandante del Norm di Rossano maresciallo maggiore Mario Levato. "Le indagini - ha sottolineato il capitano Sganzerla - hanno evidenziato un controllo sterminato del territorio dei soggetti fermati. Un controllo che permetteva loro non solo di sapersi muovere ma anche di eludere i controlli e di agire e di porre in essere delle condotte di reato senza essere visti o controllati dalle forze dell'ordine. Abbiamo visto, sia dalle aree fotogrammetrie e sia con servizi svolti nel corso del tempo con il supporto del nucleo elicotteri di Vibo Valentia, che molte aree nelle quali effettuavano i tagli abusivi, dall'alto non risultavano modificate nel loro insieme. Il danno che è stato arrecato a queste aree boschive, sottoposte anche a vincolo comunitario e paesaggistico, è ingente. Non solo economico ma anche per il depauperamento dell'area boschiva nonché delle risorse finanziarie necessarie a ripopolare le aree boschive". Facciolla, infine, soffermandosi sul ruolo avuto dalle due donne indagate ha sostenuto che "è un dato consolidato da qualche anno la partecipazione delle donne alle attività delittuose. Alcuni dei fermati di oggi si approfittavano proprio del ruolo delle mogli e delle compagne per mantenere in vita il meccanismo".

      Una vera e propria organizzazione criminale avrebbe gestito le attività di taglio abusivo di legname nelle aree montane di Rossano. E' quanto emerso dall'inchiesta "Fangorn" che stamani ha portato al fermo di 15 persone, tra le quali due donne. I partecipanti all'associazione, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Rossano, avrebbero dato il loro contributo sia nel taglio, ma soprattutto nella ricettazione del legname depezzato che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali. Le attività di taglio avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee quali Siti di interesse comunitario "Habitat" e ha interessato anche alberi secolari. Le indagini, coordinate dal pm della Procura di Castrovillari Luca Primicerio e dirette dal procuratore Eugenio Facciolla, sono iniziate dopo il tentato omicidio di un allevatore di Rossano compiuto nel gennaio 2018. Nell'occasione i militari dell'Arma furono chiamati dalla stessa vittima rimasta fortuitamente illesa dopo che qualcuno gli aveva sparato mentre era sul suo fuoristrada. In precedenza, per la volontà dell'organizzazione di sfruttare le aree naturali per lo stoccaggio della legna, lo stesso allevatore era stato vittima di un tentativo di estorsione ad opera di quattro dei fermati con l'incendio di un ovile. L'obiettivo, secondo l'accusa, era incutere timore all'allevatore, costringendolo a liberare il proprio terreno per avvantaggiare gli interessi e le dinamiche criminali dell'associazione.

      Ad alcuni degli odierni indagati, poi, vengono contestati una serie di furti in abitazione avvenuti in Corigliano Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali venivano asportati vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici: in taluni casi venivano appiccati anche degli incendi all’interno delle abitazioni, creando maggiormente danno ed ingenerando un particolare allarme sociale nella popolazione. In un caso, un partecipante all’associazione per delinquere avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola al fine di giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle Forze dell’Ordine: per tale motivo viene contestato il reato di riciclaggio. L’attività investigativa svolta dagli uomini della Compagnia di Rossano, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Luca Primicerio e diretti dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla, ha permesso di far luce su un fenomeno criminale molto sentito dalla popolazione e che, per la prima volta, viene aggredito in maniera particolareggiata nonostante le difficoltà legate all’ottima conoscenza delle aree montuose da parte degli indagati e la contestuale morfologia del territorio. Proprio gli accertamenti svolti in queste aree, hanno permesso di documentare che, nel tempo, i tagli abusivi avrebbero fruttato illegalmente centinaia di migliaia di euro. Inoltre, dall’attività info-investigativa è emerso come da parte degli indagati non vi fosse alcuna remora nel depauperare il patrimonio boschivo del territorio, anche abbattendo alberi secolari tutelati da apposite normative a carattere comunitario. Per dodici degli odierni indagati si sono aperte quindi le porte del carcere di Castrovillari, mentre due donne sono state tradotte presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari; soltanto per uno di loro, il provvedimento è stato notificato presso la Casa Circondariale di Castrovillari, essendo già sottoposto a misura cautelare in carcere per altra causa.

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